L’appello di MSF alla vigilia del vertice UN sull’AIDS. New York/Roma. – Alla vigilia dell’incontro di alto livello delle Nazioni Unite sull’AIDS, che avrà luogo dall’8 al 10 giugno a New York, l’organizzazione medico-umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (MSF) plaude ai governi per aver definito l’ambizioso obiettivo di fornire il trattamento per l’HIV a 30 milioni di persone entro il 2020, ma allo stesso tempo li esorta ad accelerare il percorso per la diffusione del trattamento nei paesi dove i farmaci cruciali raggiungono meno di un terzo delle persone che ne hanno bisogno. Tra questi, la maggior parte dei 25 paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove nonostante l’obiettivo globale “90-90-90” dell’UNAIDS per frenare l’epidemia entro il 2020*, su 6,5 milioni di persone affette da HIV, 4,5 continuano a non avere accesso al trattamento.
“Gli stati membri delle Nazioni Unite devono cogliere questa opportunità e prendere un nuovo impegno a favore delle persone affette da HIV nelle aree del mondo che sono ancora trascurate, nonostante i grandi progressi fatti a livello globale nell’ultimo decennio” ha detto la dr. Cecilia Ferreyra, esperta di HIV/AIDS di MSF. “Il numero di persone sotto trattamento HIV nel mondo è raddoppiato negli ultimi cinque anni, arrivando a circa 17 milioni di persone. Ma le persone che vivono in Africa occidentale e centrale sono rimaste tagliate fuori e hanno disperato bisogno del trattamento.”
Se gli stati membri vogliono seriamente raggiungere l’obiettivo 90-90-90, devono contribuire a colmare le lacune nella distribuzione del trattamento, triplicando il numero di persone che inizieranno la terapia antiretrovirale nei prossimi tre anni, e realizzare specifici programmi per sostenere le aree meno coperte nell’aumentare il numero di persone che ricevono il trattamento. I governi donatori devono finanziare i cambiamenti necessari, versando poi i fondi promessi, anche prendendo solidi impegni durante la conferenza del Fondo globale per la lotta all'Aids di quest’anno. I paesi devono infine applicare le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui le persone affette da HIV devono ricevere subito il trattamento, indipendentemente dal grado di infezione. Una terapia antiretrovirale immediata semplificherebbe l’inizio del trattamento per chi vive in aree dai sistemi sanitari deboli, aiuterebbe le persone a non sviluppare l’AIDS e ridurrebbe il rischio di trasmissione del virus.
Il fatto che la comunità internazionale si sia concentrata sempre di più nel supportare i paesi con la più alta incidenza di HIV nell’Africa subsahariana ha portato a trascurare maggiormente le persone in Africa occidentale e centrale, aree a minore incidenza del virus, dove si contano uno su cinque dei nuovi casi di infezione a livello globale, più di un decesso su quattro dovuti alla malattia e circa metà dei bambini infetti dal virus, tra i quali solo uno su 10 riceve il trattamento antiretrovirale fondamentale per garantire loro di vivere a lungo e in salute.
“In Africa occidentale e centrale, tre persone affette da HIV su quattro non ricevono il trattamento di cui avrebbero bisogno: sono 4,5 milioni di persone sui 15 milioni che dovrebbero iniziare il trattamento entro il 2020” ha detto Cecilia Ferreyra. “Dobbiamo accelerare la diffusione del trattamento antiretrovirale nelle aree a bassa copertura per evitare inutili sofferenze, morti e nuove infezioni.”
Secondo un recente rapporto di MSF,
Out of Focus: How Millions of People in West and Central Africa are Being Left Out of the Global HIV Response, in quelle aree i servizi sanitari inefficaci, la mancanza di operatori sanitari formati, lo stigma, l’esaurimento dei farmaci e il ticket che i pazienti devono pagare spesso impediscono alle persone affette da HIV di accedere ai trattamenti e rendono la lotta contro l’HIV una battaglia in salita.
“Accelerare la diffusione del trattamento in Africa occidentale e centrale è possibile. Si inizia dall’implementare le raccomandazioni dell’OMS per fornire trattamenti immediati, in modo che le persone affette da HIV non vengano più respinte perché non sono abbastanza malate da accedere ai trattamenti – secondo i vecchi criteri – e che le persone possano accedere ai trattamenti grazie a migliori strategie per portarli dove vivono e alla gratuità dei trattamenti” ha detto Silvia Mancini, esperta di salute pubblica per MSF.
Oltre alle aree dell’Africa occidentale e centrale, MSF è preoccupata per chi non può accedere al trattamento per HIV e tubercolosi perché vive in condizioni di sfollamento, conflitto o instabilità, in zone dove il trattamento ha scarsa disponibilità.
MSF tratta persone affette da HIV/AIDS dalla fine degli anni Novanta e oggi supporta il trattamento per oltre 250.000 persone affette in 19 paesi, soprattutto in Africa. L’Africa centrale e occidentale comprende 25 paesi: Benin, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Gabon, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, São Tomé and Príncipe, Senegal, Sierra Leone e Togo.
***L’obiettivo 90-90-90 dell’UNAIDS mira a garantire che entro il 2020 il 90% delle persone affette da HIV conoscano il loro stato, che il 90% delle persone affette inizino il trattamento antiretrovirale e che il 90% delle persone sotto trattamento non abbiano tracce riscontrabili del virus nel sangue.