Come, dove e a chi presentare la domanda di protezione, prepararsi al colloquio con la commissione o godere dei diritti previsti dall'accoglienza. La cooperativa K-Pax ha lanciato una piattaforma multimediale gratuita online in sette lingue che permette a tutti i migranti interessati di ottenere informazioni legali puntuali sull'iter che li attende, a volte negate dai centri di accoglienza straordinaria


di Duccio Facchini 
C'è il capitolo che spiega come presentare la domanda di protezione internazionale, quello che dà modo di conoscere il Regolamento di Dublino III e i suoi criteri o come prepararsi al colloquio con la commissione territoriale competente. Si tratta di alcune delle informazioni contenute in “Access to asylum”, prezioso archivio multimediale messo a punto dalla cooperativa sociale K-Pax di Breno (BS) con il sostegno di open society foundation e raggiungibile (gratuitamente) all’indirizzo www.accesstoasylum.org.

È composto da sei moduli -“Dove fare domanda”, “Il regolamento di Dublino”, “C3 modulo richiesta asilo”, “Permesso di soggiorno”, “Il colloquio”, “La decisione della commissione”-, illustrati e accompagnati uno a uno da audiovideo, testi riassuntivi e immagini nelle sette lingue “principali” dei migranti: italiano, inglese, francese, arabo, bambarat, mandinka (diffuse in Malì, Senegal, Gambia) e pashto (Pakistan e Afghanistan). 
 
 
La curatrice del lavoro -in fase di lancio- è Silvia Turelli, operatrice legale della cooperativa dal 2011. “'Access to Asylum' è nato dall’esigenza di arrivare a quanti più richiedenti asilo, profughi e migranti arrivino o si ritrovino nei centri di accoglienza del nostro Paese -spiega-, specialmente se ‘straordinari’, cioè i CAS, che non hanno gli stessi standard di servizi dei punti di riferimento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)”. Secondo l’esperienza maturata da Turelli, infatti, l’informazione e la mediazione legale -pur prescritta dalla legge e riportata nei capitolati che regolano l’attività dei gestori dei centri- non è praticata con regolarità. In questo modo, anche con uno smartphone, ogni richiedente potrà quanto meno costruirsi un proprio bagaglio di competenze sull’iter che lo attende, le istituzioni con cui confrontarsi, i diritti e le garanzie che gli spettano, i documenti da procurare e l’operato delle commissioni territoriali chiamate a valutare in prima istanza la sua domanda -nel 2015, quelle presentate in Italia sono state 84.085, dati Eurostat-.
 
 
“Scrivere i testi è stato difficile -spiega Turelli- dal momento che la piena e semplice comprensibilità si scontrava con il linguaggio tecnico delle leggi. Abbiamo scelto il formato audiovideo perché maggiormente fruibile dalle persone non scolarizzate, semi analfabete, a differenza di un solo testo scritto”. Il risultato, però, è equilibrato, chiaro e opportunamente dettagliato. Un aiuto importante da un punto di vista tecnico l’hanno garantito anche alcuni avvocati soci dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI). Sommando le voci di spesa inserite nella rendicontazione da presentare alla fondazione, Turelli non arriva a quota 20mila euro. È uno stimolo per il ministero dell’Interno, che sul proprio portale mette (teoricamente) a disposizione il “Servizio di informazione gratuito per chi cerca protezione o vuole presentare richiesta di asilo”. Un numero verde (800.905.570) attivo in settimana fino a solo il venerdì che, contrariamente a quanto indicato online, non offre al momento alcun “servizio di segreteria, anche in lingua francese e inglese, che garantisce la ricezione delle richieste 24 ore su 24”. 
 
L’esperienza di K-Pax -pioniera tra le altre cose di progetti concreti di accoglienza diffusa- dimostra come con risorse estremamente limitate si possa coprire una lacuna preoccupante. “Abbiamo già raccolto i primi riscontri e sono stati estremamente positivi -racconta Turelli-. Prima di pubblicare il portale, abbiamo sottoposto i contenuti ai diretti interessati che seguiamo come cooperativa, e sono rimasti entusiasti della possibilità di farlo conoscere ad amici e compagni. Puntiamo molto sul passaparola, convinti del principio per cui ogni richiedente debba essere informato sul percorso che lo attende”.

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