“Quella di Idomeni non può essere considerata un’evacuazione volontaria perché le persone non hanno altra scelta, non hanno ricevuto informazioni e l’assistenza è stata drasticamente ridotta”

Atene, 26 maggio 2016Rispetto allo sgombero del campo di Idomeni, l’organizzazione internazionale medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia lo spostamento forzato di migliaia di rifugiati, la mancanza di informazioni fornite sulla loro destinazione e la restrizione imposta all’assistenza umanitaria durante questo processo. MSF chiede alle autorità greche di garantire un’adeguata e costante assistenza durante il dislocamento delle persone dal campo informale alle nuove collocazioni.
Le persone non sono state informate su dove saranno portate e questo è assolutamente inammissibile. Devono poter compiere delle scelte informate ed è necessario fornire loro delle informazioni accurate per metterli nelle condizioni di farlo”, dichiara Michele Telaro, coordinatore del progetto di MSF a Idomeni . “Sono già scappati da conflitti e violenza e sono stati più di due mesi a Idomeni vivendo in condizioni inaccettabili. L’alternativa alla disumanità non deve essere l’ignoto e l’incerto”.

Le équipe di MSF hanno riscontrato stati di ansia tra molti pazienti a cui è stato chiesto di andar via senza informazioni chiare sulla loro destinazione: “la nostra infermiera ha riferito che la maggioranza delle persone incontrate nella clinica scoppiava a piangere non appena gli rivolgeva la parola. Chiedevano dove sarebbero stati portati e se avrebbero trovato dei dottori lì. Lei non ha saputo rispondere, perché non sappiamo se a queste persone sarà assicurata continuità nelle cure”,
I medici di MSF hanno visitato persone con malattie croniche come diabete ed epilessia che richiedono un trattamento continuativo.
aggiunge Michele Telaro.

Questi pazienti sono preoccupati per il rischio di interrompere le cure e incerti sulle strutture mediche disponibili nel luogo in cui andranno. Le équipe hanno inoltre difficoltà a trasferire i pazienti in ospedale, poiché quelli che lasciano il campo non hanno il permesso di tornare e un trasferimento potrebbe separarli dalle loro famiglie. MSF e altre ONG hanno un accesso limitato al campo con un numero ridotto di personale autorizzato a entrare, mentre i volontari sono stati completamente espulsi. In queste condizioni servizi di base come quelli igienici e la distribuzione di cibo potrebbero non essere del tutto assicurati.


“Chiaramente questa non può essere considerata un’evacuazione volontaria poiché le persone non hanno altra scelta e l’assistenza al campo è stata drasticamente ridotta”,
dichiara Loïc Jaeger, campo missione di MSF in Grecia. “È inaccettabile che si faccia pressione sul popolo rassegnato e disperato di Idomeni. Vorremmo dire loro che saranno in grado di riunirsi con le loro famiglie in Europa, che avranno accesso a una protezione adeguata, ma non possiamo. Non possiamo nemmeno rassicurarli sulle condizioni che troveranno nei nuovi campi. Spostare i rifugiati da un campo informale a uno formale non è la soluzione. In Europa, nel 2016, i rifugiati non dovrebbero vivere nelle tende, le loro richieste di asilo dovrebbero essere accolte e dovrebbero avere una casa dove poter ricominciare a vivere, al sicuro” conclude Jaeger.

Dall’inizio dell’intervento a Idomeni, nell’aprile 2015, MSF ha effettuato più di 38.000 visite mediche e impiegato 260 persone di staff. MSF ha inoltre distribuito beni di prima necessità, fornito ripari, acqua e servizi igienico-sanitari.

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