Un patto tra migranti e Italia, di diritti e doveri tra chi chiede accoglienza e chi la offre e la organizza. Questo è la Carta per la Buona Accoglienza delle Persone Migranti, firmata da Mario Morcone, capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell'Interno, Matteo Biffoni, delegato all'immigrazione dell'Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e i tre presidenti delle associazioni che compongono l'Aci (Alleanza delle Cooperative italiane): Giuseppe Guerini per Federsolidarietà, Paola Menetti per Legacoopsociali e Giuseppina Colosimo per Agci Solidarietà. (Scopri di più su:
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Alla presentazione e firma della Carta, avvenuta il 18 maggio presso il Ministero dell'Interno, ha partecipato anche Filippo Bubbico, Vice Ministro dell'Interno.
"La Carta della buona accoglienza nasce dal desiderio e dal senso di responsabilità delle nostre tre organizzazioni", ha detto Giuseppe Guerini, portavoce dell'Aci; "la cooperazione sociale è impegnata da tempo nei percorsi di accoglienza: lo è stata già con la prima emergenza dei migranti provenienti dall'Albania e ha continuato ad esserlo, con le cooperative che sono diventate anche luoghi di integrazione dal punto di vista lavorativo".
"Negli ultimi anni ci siamo assunti i nostri pezzi di responsabilità e abbiamo riflettuto su cosa possiamo fare, come sistema di cooperazione sociale, per dire quale direzione vogliamo intraprendere". Per il portavoce dell'Aci, la cooperazione sociale non può delegare la gestione di un processo epocale in corso come quello dei flussi migratori.
La firma della Carta per la buona accoglienza, che rappresenta la prima fase di un percorso da condividere con il governo e le amministrazioni comunali, è un "gesto rilevantissimo della migliore espressione di sussidiarietà".
L'applicazione della Carta rappresenterà un passo in avanti verso un sistema di accoglienza organizzato e, come ha detto Matteo Biffoni, "una sfida che continuerà nel tempo". Per il delegato all'immigrazione dell'Anci, "bisogna uscire dalle logiche emergenziali e passare ad una logica organizzata del sistema Sprar, ma ognuno deve fare la sua parte". Questo non solo nell'interesse dei migranti, ma anche dell'Italia e delle comunità locali.
"Il nostro Paese è passato dal fornire accoglienza a 23mila di persone nel 2013, dopo l'emergenza in Nordafrica, a 125mila oggi", ha ricordato il prefetto Mario Morcone. Si tratta di un "salto" che l'Italia ha compiuto "non senza ricadute o, in alcuni casi, episodi di scarsa trasparenza. Ma questo non deve scandalizzare, poiché fa parte di un'infrastruttura che prima non c'era". Soddisfazione è stata quindi espressa dal prefetto, che ha parlato di una "strada intelligente" trovata con l'Aci. "Questo incontro", ha concluso, "ribadisce che non si fa niente contro i territori ma lo si fa con essi".
Cosa c'è scritto nella Carta per la Buona Accoglienza delle Persone Migranti
Obiettivo del documento firmato dai rappresentanti della cooperazione sociale, del governo e dei Comuni è promuovere, ciascuno nei rispettivi ruoli, una "sana ed efficace inclusione sociale". La strategia individuata è orientata il più possibile alla presa in carico di gruppi limitati di migranti, da perseguire con "un'adeguata sensibilizzazione del territorio".
Con la sottoscrizione della Carta per la buona accoglienza, le organizzazioni firmatarie si impegnano ad agire affinché la partecipazione al sistema Sprar sia sempre più ampia e diffusa. In particolare, tra le azioni concrete da realizzare, ci sono il passaggio da un'accoglienza in centri collettivi a percorsi di accoglienza in abitazione; la definizione di standard di qualità che garantiscano adeguati livelli dei servizi offerti (tra cui la presenza di personale socio-educativo qualificato); l'attenzione alle tematiche di genere e la previsione di un elenco di servizi. Tra questi, corsi di italiano per i migranti di almeno dieci ore settimanali, l'accesso alla tutela legale, l'elaborazione di una certificazione delle competenze di ciascun migrante e un investimento in formazione professionale o tirocini per almeno il 20% dei migranti accolti.