Nuova Delhi (India)- L'UNICEF chiede aiuto per le popolazioni colpite dalle piogge monsoniche che da alcuni giorni continuano ad affliggere l'India del nord, il Nepal e il Bangladesh.
Le Nazioni Unite hanno definito quelle di questi giorni "le peggiori inondazioni a memoria d'uomo" in questa regione dell'Asia meridionale.
Sono oltre 20 milioni le persone che vivono nelle aree coinvolte dalla crisi. Centinaia di migliaia sono le famiglie che hanno perso le abitazioni, il bestiame e ogni altro avere, e dovranno ripartire da zero non appena le acque si ritireranno. Il bilancio delle vittime è a quota 1.500, ma assolutamente provvisorio.
I soccorsi sono resi ardui dai vastissimi allagamenti, che tagliano fuori dalle vie di comunicazioni innumerevoli villaggi e comunità. In Nepal, alle pesantissime precipitazioni si aggiunge la minaccia delle frane nelle zone collinari.
L'appello dell'UNICEF
La scala di questo disastro è tale da mettere a dura prova la macchina degli aiuti umanitari e l'azione dei governi in tutta la regione.
«Se si accumula altra acqua in Nepal, la situazione in India non potrà che peggiorare» ha dichiarato Job Zachariah, responsabile UNICEF per lo Stato indiano del Bihar. Il Bihar e l'Uttar Pradesh sono due vaste regioni dell'India settentrionale alle pendici dell'Himalaya nepalese.
Sono disperatamente urgenti beni di primo soccorso quali acqua potabile, cibo, medicinali e attrezzature sanitarie. Ospedali e infrastrutture civili di ogni genere sono andate perdute o rese inutilizzabili dalle inondazioni.
Come sempre accade in situazioni analoghe, le minacce che incombono su bambini e adulti sono la fame e le infezioni intestinali e della pelle veicolate dall'acqua stagnante.
L'UNICEF è particolarmente in allarme per la situazione dei bambini, degli adolescenti e delle madri - circa il 40% della popolazione. Essi sono particolarmente esposti al rischio di disidratazione, ipotermia e diarrea.
Questa emergenza fa seguito alle devastanti alluvioni in Pakistan provocati dal ciclone Yemyin, che si è abbattuto sulle regionidel Balucistan e del Sindh a fine giugno, colpendo circa 2 milioni di persone.