Roma. Ci risiamo. Anche quest’anno l’Agenzia delle Entrate è in ritardo nel pubblicare le liste con gli importi definitivi del 5×1000 di due anni fa destinati alle organizzazioni non profit. Ad oggi, non si sa nulla dell’ammontare delle somme, quando invece i partiti politici sanno persino in anticipo, rispetto alla chiusura delle scadenze fiscali, il numero e gli importi parziali del 2×1000 e si vedono consegnati i soldi entro l’anno della dichiarazione dei redditi. (Scopri di più su: http://www.volontariatoggi.info/fuorileliste-e-il-giorno-del-tweetbombing-allagenzia-per-le-entrate/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook)

Alcuni dati evidenziano la disparità di trattamento. Il 13 gennaio 2016 il MEF ha comunicato ai partiti politici la destinazione delle somme del 2×1000 per l’anno d’imposta 2014, anno finanziario di scelta 2015 e ha pubblicato sul suo sito la destinazione parlando di “somma erogata”. Le organizzazioni non profit invece, dopo due anni, ancora non sanno quanto i contribuenti hanno destinato con il 5×1000 ai loro progetti.

Per questo motivo il mondo dei fundraiser chiede di nuovo con forza una risposta. Lo ha fatto in modo pacifico dando il via stamani a una protesta che passa attraverso i social network. Alle 9 di questa mattina è infatti “esploso” il tweet bombing di associazioni e fundraiser con l’hashtag #fuorileliste.

Esattamente come l’anno scorso. E, udite udite, nel 2015 le liste sono uscite esattamente due giorni dopo la campagna #fuorileliste. Significa che all’Agenzia delle Entrate basta solo un click per pubblicarle.

Come afferma Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Roma Fund-raising .it: “Questo dimostra che basterebbe la volontà politica e soprattutto la responsabilità sociale per pubblicare le liste e erogare i soldi nel più breve tempo possibile. Evidentemente il richiamo fatto l’anno scorso all’Agenzia con il tweet bombing non è bastato. Ma quest’anno oltre al ritardo c’è un altro problema gravissimo da segnalare- continua Coen Cagli- il diverso trattamento rispetto al 2 per mille ai partiti. Mentre per il non profit sono presenti ostacoli amministrativi e burocratici che rendono lunga la trafila che porta all’erogazione materiale dei soldi, per i partiti invece la legge individua una sorta di procedura di urgenza”.

Carlo Mazzini, consulente esperto di non profit dichiara: “La pubblica amministrazione non si rende conto che le organizzazioni hanno bisogno di queste cifre per realizzare ciò che – spesso – la stessa pubblica amministrazione dovrebbe fare. E che ottenere in ritardo queste somme equivale a far saltare progetti importanti per la collettività. Questo ritardo testimonia il fatto che evidentemente non siamo ancora al nuovo corso, al new deal sognato da molti e promesso da altrettanti. Ancora una volta diamo ragione alle leggi di Murphy, ad una in particolare che sentenziava: se hai un problema che deve essere risolto da una burocrazia, ti conviene cambiare problema”.

Dello stesso avviso è Luciano Zanin, presidente di Assif (Associazione Italiana Fundraising ) che afferma “Avere gli elenchi con due anni di ritardo rende lo strumento del 5×1000 meno efficace rispetto alle sue reali potenzialità. Per questo motivo ci piacerebbe che fosse adottata la stessa solerzia che vediamo per altre forme simili. Inoltre con la stessa logica del reinvestimento per il bene comune, riteniamo possa essere molto importante per le organizzazioni non profit avere oltre ai dati e le risorse anche i nomi dei contribuenti che hanno espresso la preferenza di destinazione. Questo porterebbe a un rafforzamento della relazione con il donatore e a una sua maggiore disponibilità.”

Conclude Coen Cagli : “Da più di due anni abbiamo richiesto, anche presentando ufficialmente alla Camera il Manifesto per un Nuovo Fundraising, una semplificazione e un adeguamento del 5 per mille e della sua gestione. Proposte che evidentemente si possono adottare senza aspettare riforme speciali e per le quali non è giunta nessuna risposta concreta”.

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