Promosso da Generali Italia, con la partecipazione di Confagricoltura e Confindustria, il Welfare Index PMI è l’indice che misura il livello di welfare aziendale nelle PMI italiane con l’obiettivo di diffondere la cultura del Welfare nelle piccole medie imprese che, da sole, occupano l’80% della forza lavoro del Paese. (Scopri di più su:
http://www.osservatoriosocialis.it/2016/03/14/welfare-index-italia-pmi/)
La ricerca, curata da Innovation Team, ha messo in luce come il welfare aziendale sia in piena evoluzione e uno dei temi rilevanti nel prossimo futuro. Per la realizzazione del rapporto sono state intervistate 2.140 aziende, con numero tra 10 e 250 dipendenti, su 10 aree d’intervento in ambito welfare: previdenza integrativa, salute, assicurazioni per i dipendenti e le famiglie, tutela delle pari opportunità e sostegno ai genitori, conciliazione del lavoro con le esigenze familiari, sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie, formazione per i dipendenti e sostegno alla mobilità delle generazioni future, sicurezza e prevenzione, sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale, welfare allargato al territorio.
Le motivazioni che spingono le PMI ad intraprendere iniziative di welfare aziendale sono risultate principalmente due: la gestione del personale, e quindi il benessere dei dipendenti per migliorarne la soddisfazione e la produttività, e la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale, unita ad aspetti reputazionali.
Gli incentivi fiscali emergono in ogni caso come determinanti: il 35% delle aziende afferma di aver effettuato i rilevanti investimenti di risorse aziendali compensati dai risparmi fiscali.
Su base geografica non si evidenziano spiccate differenze tra Nord, Centro e Sud, ma solo ambiti specifici nelle diverse aree geografiche, a dimostrazione che il welfare aziendale rispecchia le specifiche esigenze del territorio, oltre che dell’impresa.
Tutte tendenze confermate anche dall’indagine che l’Osservatorio Socialis realizza sull’impegno sociale delle medie e grandi aziende in Italia. Due punti di vista integrabili quindi e che, assieme, restituiscono un’immagine abbastanza precisa del sistema Italia.
“Alle aziende che accompagniamo nella costruzione, da zero, della CSR – spiega Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio – e alle aziende alle quali valutiamo l’impatto delle iniziative già messe in campo consigliamo sempre la massima attenzione al benessere interno che può tradursi in iniziative di welfare aziendale o di people caring. Indipendentemente dalle dimensioni, nessuna azienda può permettersi di avere dipendenti non affezionati o peggio disaffezionati o ancora che non sono in grado di gestire problematiche esterne al lavoro che generano però impatti negativi sul lavoro. Alcune aziende hanno sperimentato iniziative a favore dei dipendenti con familiari anziani da accudire e con grande beneficio di tutti: l’alleggerimento, anche emotivo, del carico sul lavoratore e una maggiore continuità di cura per la persona malata”.
Dalla ricerca emerge, infine, che i vincoli che frenano l’iniziativa delle piccole e medie imprese sono dovuti soprattutto alla carenza di informazioni chiare in merito alle modalità di attuazione del welfare aziendale, e alla mancanza delle competenze necessarie per mettere in atto le iniziative. Per questo motivo, circa il 60% delle imprese molto attive indica come fattore di primaria importanza la possibilità di accedere a servizi di informazione e consulenza da parte delle associazioni imprenditoriali.