A seguire il comunicato stampa di alcune organizzazioni del Tavolo nazionale asilo che, in vista del prossimo Consiglio europeo previsto per il 17/18 marzo, chiedono al Premier Renzi di farsi promotore di una politica che dica basta alla disastrosa situazione umanitaria che si sta consumando in Grecia e nei Balcani, garantendo ai migranti una reale protezione internazionale, così come sancito dalle normative europee e dalla convenzione di Ginevra. (Leggi di più su:
http://www.acli.it/i-temi/immigrazione/10686-la-crisi-umanitaria-in-grecia-e-nei-balcani-dove-e-l-europa-dei-diritti#ixzz4392mPBvr)
- Scritto da Cristina Morga
Lettera a Renzi: “Promuova un’Europa dei diritti”
Oxfam, Acli, Arci, Asgi, Caritas, Centro Astalli, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Medu e Senza Confine scrivono al presidente del Consiglio: “I respingimenti collettivi creano tragedie, si faccia promotore di una politica migratoria in grado di mettere fine alla disastrosa situazione umanitaria creatasi in Grecia e nei Balcani e di garantire il diritto alla protezione internazionale sancito dalle normative europee e dalla convenzione di Ginevra”.
Dopo giorni in cui la pressione dei profughi bloccati ai confini dell'Europa sulla rotta balcanica ha provocato atti estremi e rischia di esplodere in maniera ancora più dolorosa, Oxfam - insieme alle associazioni Acli, Arci, Asgi, Caritas, Centro Astalli, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Medu e Senza Confine - ha inviato una lettera appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché, in occasione del prossimo Consiglio europeo che si terrà il 17 e 18 marzo, si faccia promotore di una politica migratoria in grado di mettere fine alla disastrosa situazione umanitaria creatasi in Grecia e nei Balcani e di garantire il diritto alla protezione internazionale sancito dalle normative europee e dalla convenzione di Ginevra.
L'appello chiede al premier italiano di promuovere una politica che dica basta ai respingimenti collettivi verso i paesi di origine e di transito e garantisca a tutti i migranti l’accesso a una piena e chiara informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale. Le associazioni chiedono inoltre che venga data una risposta alla crisi umanitaria in Grecia garantendo la protezione delle persone in viaggio, soprattutto quella dei più vulnerabili e che si discuta concretamente sull’apertura di canali legali, sia riservati ai richiedenti protezione internazionale che alla migrazione per lavoro. Queste azioni rappresentano per le organizzazioni promotrici dell'appello “l’unica risposta possibile per evitare che le persone seguano rotte pericolose e illegali e per smantellare le reti di trafficanti”.
I negoziati in corso tra Unione europea e Turchia per il respingimento di tutti i migranti giunti sulle coste greche, vengono definiti nell'appello “una violazione senza precedenti del diritto europeo alla protezione internazionale e della Convenzione di Ginevra sulla protezione dei rifugiati”. “I principi fondanti l'Unione europea non permettono di stabilire respingimenti collettivi di tutti i migranti verso l'ultimo paese di transito né tanto meno la possibilità di rinviare tutti i richiedenti asilo verso un paese terzo considerato sicuro – sottolinea la lettera - al contrario, prevedono l’accesso alla procedura di protezione internazionale anche ai valichi di frontiera, nonché nella acque territoriali e delle zone di transito”. “Come e chi deciderà che le persone respinte sono migranti irregolari? Seguendo quali procedure e applicando quali garanzie, in una situazione al collasso come quella greca?”, si chiedono le associazioni in relazione agli accordi in discussione.
Sulla parte dell'accordo che prevede che siano respinti anche i cittadini siriani, in quanto oggetto di uno scambio con altri siriani provenienti da campi profughi in Turchia, la lettera specifica come sia “inaccettabile vincolare i programmi di reinsediamento al respingimento di un pari numero di migranti irregolari, come se le persone fossero pacchi da spostare, prive di bisogni e di diritti”. Le associazioni sottolineano inoltre come la Turchia non possa essere definita un paese sicuro secondo le norme dell’Unione europea e non riconosce ai profughi siriani la possibilità di accedere allo status di rifugiato.