All'Italia servono 30 anni per diventare un Paese con pari condizioni per tutti i cittadini, in particolare, per le donne e bambini/e. (Scopri di più su:
https://www.weworld.it/)
Un mondo di esclusi quello di bambine, bambini, adolescenti e donne è questo ciò che colpisce maggiormente del secondo "WeWorld Index - Bambini/e adolescenti e donne: il mondo degli esclusi" presentato il 15 marzo alla Farnesina al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, a Roma, ed il 16 marzo a Milano all'ISPI - Istituto per gli studi di politica internazionale, con il Patrocinio dell’Anno Europeo per lo Sviluppo e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ed in collaborazione con ISPI e CIRSDe - Centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne e di genere, Università di Torino.
Il primo rapporto che, dopo l’adozione dell'Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030, valuta quale sia la situazione di milioni di bambine, bambini, adolescenti e donne nel Mondo. Oggi ancora troppi sono esclusi dalla possibilità di vivere in un ambiente sano, con opportunità formative, economiche e sociali, sicuro, al riparo dalla violenza e dalla corruzione, aperto al pluralismo e alla parità di opportunità tra uomini e donne.
Analizzando 168 Paesi sulla base di 34 indicatori il 2° WeWorld Index, dopo la prima edizione del 2015, ci restituisce una classifica il cui cuore è il forte nesso tra diritti dei bambini, delle bambine e donne, soggetti distinti, con diritti propri, ma estremante interdipendenti tra di loro. I risultati confermano la necessità di un cambio di rotta.
In particolare, l'Italia si posiziona al 20° posto, con un lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, dovuto essenzialmente agli indicatori relativi alla partecipazione politica delle donne. Il WeWorld Index sottolinea che il nostro Paese avrebbe bisogno di almeno 30 anni - il doppio di quelli necessari al 1° Paese della classifica: la Norvegia - per raggiungere il valore target 2030, che è quello raggiunto da un Paese ideale che abbia sempre ottenuto il primo posto nei 34 indicatori del WeWorld Index. L'Italia dovrebbe da subito, quindi, varare politiche per favorire l'inclusione di bambine/i e donne ed avviare pratiche inclusive in molteplici ambiti quali: la salute, l’educazione dei cittadini under 18, l’ambiente, la politica, l’economia, la parità di genere, la violenza contro le donne.
"WeWorld Index vuole essere, per chi si occupa di cooperazione, un punto di riferimento per la propria azione sul campo e per l’opinione pubblica un promemoria circa le scelte che ciascuno è chiamato a compiere singolarmente e collettivamente per rendere più vivibile ed inclusivo, per tutti e tutte, questo nostro mondo. – ha dichiarato Marco Chiesara, Presidente WeWorld – In un mondo afflitto da problemi comuni ed alla ricerca di soluzioni condivise, l’opinione pubblica va provocata ad interrogarsi sugli effetti dell’inquinamento e del cambiamento climatico, sulle restrizioni delle libertà fondamentali in alcuni paesi, le scarse risorse spese in educazione, la miseria e le malattie che uccidono prima dei 5 anni di vita, le guerre (alcuni tra i principali fattori escludenti analizzati dal WeWorld Index), perché le soluzioni sono globali e riguardano noi e gli altri, l’Italia ed i suoi vicini, africani, europei e mediorientali. E ciò non può essere dimenticato."
WeWorld Index 2016 è composto da 34 INDICATORI, derivanti da fonti accreditate a livello internazionale, come WHO, Unesco, World Bank, UNDP, etc., raggruppabili in 17 DIMENSIONI e 3 CATEGORIE. Ogni dimensione afferisce ad un aspetto della vita considerato determinante per l’inclusione di bambine/i, adolescenti e donne. Nel 2016, rispetto all'anno precedente, si è allargata del 4% la forbice che misura il divario di inclusione tra il paese migliore, la Norvegia, e quello peggiore, la Repubblica Centrafricana. Più della metà della popolazione mondiale vive in paesi in cui il livello di inclusione di bambine/i e donne è insufficiente o addirittura esistono forme gravi o gravissime di esclusione. Oltre all’Africa Sub-Sahariana, sono Nord Africa, Medio Oriente e Asia Meridionale le zone in cui bambine/i e donne non godono delle medesime opportunità dei maschi adulti.
"Negli ultimi anni il concetto di esclusione sociale è diventato sempre più centrale nelle politiche europee e delle Nazioni Unite. L’esclusione sociale è un concetto molto più ampio di povertà. Papa Francesco parla di “economia dello scarto”. La discriminazione e le forme di violenza diretta sono palesi, l’esclusione invece è soffusa, pervasiva, profonda, ma non per questo meno grave. Come Viceministro e cittadino impegnato nella solidarietà internazionale, valuto molto importante il lavoro di WeWorld. Anche un piccolo spostamento della percezione culturale che un lavoro come il WeWorld Index determina, può provocare un cambiamento profondo." Mario Giro, Vice Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.
È il concetto di “inclusione”, coerente con quanto indica l’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030, che, secondo WeWorld Index, va inteso come concetto multidimensionale non riconducibile solo alla sfera economica, ma a tutte le dimensioni del sociale: sanitaria, educativa, lavorativa, culturale, politica, informativa, di sicurezza, ambientale.
"Il carattere trasformativo e universale nonché la visione integrata che contraddistinguono la nuova Agenda 2030 stimolano a considerare, tanto nei paesi in via di sviluppo quanto in quelli sviluppati, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile non quali compartimenti stagni, ma come un tutt’uno indivisibile, dove un intervento in un’area inevitabilmente esercita effetti anche in altre sfere e contribuisce a cambiare la relazione fra società, sistema produttivo e ambiente che li ospita. – ha sottolineato Giampaolo Cantini, Direttore Generale della DGCS Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale – Di questa innovativa impostazione si gioveranno, soprattutto, le politiche in favore delle donne e degli adolescenti per la loro plurivalenza e trasversalità rispetto ai pilastri economico, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile. Non solo. È verosimile che questa impostazione favorirà una corrispondenza di trattazione fra la sfera dei diritti e quella delle politiche di sviluppo che non sempre fino ad ora sono state considerate in modo convergente nel dibattito multilaterale."
WeWorld Index 2016 non avanza proprie specifiche raccomandazioni di policy. Nel rapporto le voci di esperti e le testimonianze dirette di bambine/i, adolescenti, uomini e donne dal mondo degli esclusi sono gli stimoli del Rapporto. La piena attivazione in tutti i paesi, Italia compresa, di piani nazionali per l’Agenda 2030, può essere una grande occasione per far compiere un deciso passo avanti nell’attuazione dei diritti di bambini/e adolescenti e donne, specie laddove sono più ignorati.