La “spazialità” e il “visivo” hanno avuto un ruolo di primo piano nel plasmare gli spazi urbani ed i centri storici di molte città italiane. La peculiarità di alcune esperienze sta nel radicamento della qualità degli spazi pubblici nella vita della comunità, piuttosto che nel considerare la qualità degli spazi come una dimensione rarefatta o distinta della vita sociale e dell’esperienza umana. Piazze, edifici o altri luoghi non costruiti ai quali le persone hanno accesso per realizzare attività lavorative e imprenditoriali, ricreative, sociali, o ancora ove usufruire di servizi, simboleggiano e segnalano l’importanza dello spazio come condizione preliminare per la realizzazione delle potenzialità individuali e collettive, all’interno di tale spazio e, quindi, al di là di esso. (Scopri di più su: http://irisnetwork.it/2016/03/wis15-saggi-brevi-sacchetti-rigenerazione/)
  • Silvia Sacchetti, Department of Public Leadership and Social Enterprise - The Open University, UK
In questo senso, risulta interessante capire quali capacità lo spazio attiva, ossia che cosa sta oltre gli elementi visivi e materiali della spazialità. In altre parole, si pone l’accento su valori, finalità e contenuti degli spazi, sottolineando l’interconnessione che si trova tra lo spazio fisico e le esperienze che questi spazi offrono alle persone, quali bisogni soddisfano, come questi spazi si situano all’interno della vita sociale e culturale di una comunità, come possono attivare dinamismo sociale ed economico, così come nuove opportunità.

Pensare in questi termini è quanto mai attuale, in un momento in cui il territorio appare ampiamente eroso da eccessivo sfruttamento, e la direzione che si è andata delineando nell’approccio urbanistico e paesaggistico corrente è quella di rigenerare le aree edificate, riutilizzare edifici esistenti, ri-qualificare le riserve naturali.

A fronte di questi scenari, le imprese sociali hanno di fronte l’opportunità di porsi come attori privilegiati, sfruttando le loro caratteristiche e competenze nel coinvolgere dal basso gli attori della comunità. Questo è infatti il tipo di processo che l’impresa sociale mette in pratica nel momento in cui ricerca soluzioni imprenditoriali alle sfide di sviluppo locale (come, ad esempio, migliorare l’inclusione sociale, l’impegno culturale, la rigenerazione del territorio e l’uso sostenibile delle risorse ambientali e del paesaggio).

Se da un lato in passato le imprese sociali si sono proposte come attori capaci di dare risposte ai bisogni di particolari categorie di utenti attraverso lo sviluppo di servizi di welfare, dall’altro emergono forme di disagio diffuso che interessano trasversalmente le comunità locali e la società più in generale. Si pensi, ad esempio, alla spinta generalizzata verso comportamenti opportunistici ed esclusivi, in certa misura legati alla centralità della competizione e a valori legati al consumo. Si pensi altresì agli effetti di isolamento ed emarginazione connessi ai nuovi stili di vita e al rapporto consumistico degli individui con gli spazi urbani, rurali, naturali.

Il bisogno di rigenerazione sociale, che fino ad ora ha interessato prevalentemente le esigenze di particolari gruppi di individui, tocca i territori e le loro comunità in maniera diffusa. In risposta a questi fenomeni, gli studi sul capitale sociale hanno evidenziato che, laddove il tessuto di relazioni sociali sia eroso e prevalga l’isolamento, vengono meno anche la capacità di confronto, i comportamenti virtuosi di cooperazione, responsabilità sociale, valorizzazione degli asset privati e comuni (Fukuyama, 1995). La comunità intesa come spazio di relazione, cooperazione, comunicazione, deliberazione e democrazia, sviluppo e autodeterminazione rischia lo sgretolamento e la scomparsa. Allo stesso modo, possiamo chiederci se la carenza di momenti di confronto che diano voce e potere decisionale agli attori comunitari (spazi deliberativi) e spazi fisici destinati all’interazione tra individui con esperienze e bisogni diversi non contribuisca altresì ad un deficit di relazionalità, forme di governo e risposte ai bisogni delle comunità (Sacchetti, 2014; Sacchetti, Campbell, 2014). Il momento è favorevole per il settore, di slancio, con la possibilità di focalizzarsi sullo sviluppo delle comunità e dei territori a partire dalla spazialità fisica e dallo sviluppo della relazionalità.
Questo articolo, scritto da Silvia Sacchetti in occasione del Workshop sull’impresa sociale 2015, è quanto mai attuale. Scarica l’Albo del Workshop o leggi gli altri saggi brevi dedicati.

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