I risultati di un progetto di ricerca internazionale. Il 2000 “decennio perso”, i cambiamenti ai sistemi sociali sono stati un passo indietro. (Scopri di più su: http://www.greenreport.it/news/consumi/come-ridurre-la-poverta-in-europa/)

Il progetto Poverty Reduction in Europe: Social policy and innovation (Improve), finanziato dal settimo programma quadro dell’Unione europea e al quale partecipa anche l’Universita’ degli Studi di Urbino Carlo Bo, si è concentrato sulle politiche per ridurre la povertà e migliorare la coesione sociale adottate dai governi europei prima, durante e dopo la grande recessione del 2008/09. I principali risultati sono stati presentati durante la conferenza finale del progetto che si è tenuta ad Anversa, in Belgio, e ne è emerso che «La povertà non è un fenomeno statico e che le cause di entrata e uscita dalla povertà variano tra un Paese all’altro». A Anversa Improve ha reso note e sue raccomandazioni politiche su come i governi europei possono contrastare meglio la povertà e migliorare la coesione sociale mediante politiche basate sui fatti.

Secondo team del Consorzio di Improve, che comprende ricercatori belgi, greci, ungheresi, britannici, austricai, italiani, finlandesi, spoagnoli e brailiani, una delle principali cause della povertà in Europa è che «I cambiamenti demografici sono relativamente più importanti rispetto ad altri fattori per contrastare la povertà, in particolare nei paesi dell’Europa del nord. Il tasso d’ingresso in uno stato di povertà era più prolifico nelle economie dell’Europa del sud, che si trovano ad affrontare una prolungata crisi demografica legata a un rapido invecchiamento della popolazione. Un altro risultato era che gli aumenti dell’occupazione non riducevano in modo forte la povertà prima della crisi economica, ma che i tassi di occupazione e povertà spesso si rispecchiavano l’uno con l’altro».

John Hills, della London School of Economics, ha spiegato al bollettino scientifico dell’Ue Cordis che «In generale, un aumento dell’occupazione del 10 % sarà associato a una riduzione del tasso di povertà del 2,5 %, ma le differenze tra i Paesi e le tendenze che cambiano nel tempo riducono gli effetti a un 1,9-2,5 %. In breve, l’occupazione non risolve tutto».
Comunque dopo l’inizio della crisi economico-finanziaria, la correlazione tra riduzione del tasso di occupazione e rapido aumento della povertà è stata molto più evidente, soprattutto nei Paesi dell’Europa centrale, orientale e meridionale.

I ricercatori di Improve dicono che «In alcuni dei Paesi più colpiti durante la crisi, alcune misure di austerity sono state costruite in modo giusto. I tagli agli stipendi nel settore pubblico hanno avuto effetti progressivi, in particolare in Grecia, Portogallo e negli stati del Baltico. Anche i cambiamenti della tassazione diretta e le politiche di previdenza sociale sono stati in generale positivi. Le riforme per la riduzione delle pensioni e altri cambiamenti dei benefici sociali hanno avuto nei Paesi diversi risultati diversi fortemente dipendenti dalla loro struttura».

Improve ha anche scoperto che «L’aumento del salario minimo non ha ridotto di molto i livelli di povertà, poiché la maggior parte dei soggetti che percepivano un salario minimo era già al di sopra della soglia ufficiale di povertà. L’innalzamento della soglia per dell’imposta sul reddito è stato ancora meno efficace, come nell’esempio di Regno Unito e Belgio. Dall’altra parte, si è riscontrato che l’aumento dell’indennità per i bambini è stato molto più efficace per ridurre la povertà, nei casi esaminati dal progetto in Grecia, Estonia, Italia e Ungheria». Ma viene fatto notare che «Questa è anche un’opzione molto costosa, che potrebbe essere molto più difficile da implementare nei Paesi più poveri dell’Ue».

Intervenendo alla conferenza finale di Anversa, Stefaan Hermans, capo di gabinetto di Marianne Thyssen, Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, ha sottolineato «L’importanza di collegare l’agenda politica dell’Ue all’agenda della ricerca di cui il progetto Improve è uno dei principali rappresentanti. E’ chiaro che se vogliamo fare progressi nel campo della riduzione della povertà in Europa, dobbiamo avere metodologie, dati affidabili, un dialogo comune e un’intesa reciproca».

Ma la sensazione è quella di una lotta alla povertà – quando c’è – in ordine sparso. Infatti il team di Improve ha sottolineato che «Ogni paese ha avuto la sua esperienza unica per quanto riguarda la riduzione della povertà, che dipende dalla sua forza economica, dal sistema di previdenza sociale e dal suo successo nell’implementare in modo efficace la politica pubblica. Il 2000 è stato un “decennio perso” per la riduzione della povertà in Europa, poiché i governi spesso hanno fatto cambiamenti ai sistemi sociali che hanno avuto l’effetto opposto a quello auspicato».

Il team di Improve conclude: «In generale i risultati del progetto sostengono che la regolazione monetaria annuale dei benefici sociali e delle soglie fiscali può avere un impatto maggiore sulla riduzione della povertà rispetto a riforme strutturali più profonde. Se queste soglie non vengono aggiornate regolarmente in modo che tengano conto dei fattori economici, come il tasso di inflazione, allora è molto più difficile che gli altri strumenti politici abbiano un impatto visibile sulla riduzione della povertà».

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