Il market a punti vive di donazioni, volontari e famiglie che fanno la spesa prestando servizio. (Scopri di più su: http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2016/01/30/news/oltre-quattromila-persone-a-portobello-1.12869879)

Modena. Oltre quattromila. Sono le persone che si sono rivolte all'emporio sociale Portobello dal giugno 2013 al 31 dicembre scorso. Hanno avuto accesso in 4.280, appartenenti a 1.170 famiglie. Il luogo di via Divisioni Acqui non è solo un supermarket dove fare la spesa pagando coi punti della tessera. Infatti, ha un angolo dedicato ai bambini, con servizi offerti settimanalmente dall'Oplà; inoltre, è presente una bacheca con gli annunci di lavoro. A fare il punto Angela Artusi, coordinatrice del progetto.

Da quando avete aperto Portobello è cambiato il target di persone che usufruisce del servizio?

«Da noi vengono soprattutto i "nuovi poveri", ovvero le classi maggiormente colpite dalla crisi economica. Non si tratta di una fascia della popolazione che rientra nella povertà assoluta. Negli ultimi mesi c'è stato un lieve aumento delle famiglie straniere».

Quanti volontari prestano servizio?

«In totale sono 190, ma di questi 90 sono beneficiari, cioè possono accedere a fare la spesa e prestano volontariato». I cittadini in difficoltà hanno sei mesi per fare la spesa presso l'emporio. Poi c'è una pausa di un altro mezzo anno per permettere una rotazione nell'accesso. Successivamente è possibile fare di nuovo la richiesta per altri sei mesi. Al secondo ingresso, viene chiesto al beneficiario di prestare servizio di volontariato nellemporio o nelle associazioni della città. «Spesso capita - ha ripreso la coordinatrice - che siano gli stessi acquirenti ad offrirsi per attività di volontariato»

Esiste un punto d'ascolto?

«No, non c'è, ma lo sportello accoglienza è il luogo più a contatto, in cui si crea un rapporto confidenziale». Quando sarà la prossima raccolta alimentare? «Il 27 febbraio e parteciperanno anche Rock No War e Porta Aperta». Qual è il prodotto più richiesto? «L'olio d'oliva, un articolo difficile da trovare nei sacchetti alimentari delle donazioni».

Cosa fate con i prodotti che vi rimangono?

«Li ridistribuiamo alle parrocchie e alla Caritas. L'importante è che non ci sia spreco».

La pubblica amministrazione vi sostiene?

«Si, è già stato approvato un contributo a sostegno delle strutture e delle utenze elettriche. Altre donazioni negli anni sono state quelle del Rotari e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena». (M.S.)

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