Come non far perdere alle nostre imprese le opportunità create dalle riforme del mercato del lavoro e dalla ripresa economica? Come consentire alle aziende di valorizzare il talento dei giovani e delle donne? Quale può essere il ruolo del Terzo settore in questa sfida? La risposta nasce da prospettive convergenti tra generazioni, imprese e Terzo settore e si realizza nella Human Cooperation, che rappresenta la proposta per una nuova cultura aziendale. E’ questa la call to action lanciata ieri in occasione dell’Engagement meeting “Human Cooperation nella vita dell’azienda. Prospettive convergenti tra generazioni, imprese e Terzo settore”, promosso da Valore D, la prima associazione di grandi imprese creata in Italia per sostenere la leadership femminile in azienda, e Aggiornamenti Sociali. (Scopri di più su:
http://www.aggiornamentisociali.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento%3D13874)
L’incontro, partendo dalle ricerche universitarie in ambito europeo e dalle best practice aziendali in Italia e Germania, ha evidenziato come il dialogo e la cooperazione tra generi e generazioni apra un processo virtuoso per l’azienda e l’eco sistema, coinvolgendo anche le importanti risorse del Terzo settore.
Giacomo Costa SJ, Direttore di Aggiornamenti Sociali, ha aperto i lavori spiegando i motivi che hanno spinto la rivista a sostenere questa iniziativa: «Il nostro scopo storicamente è formare a una lettura appassionata della realtà, in uno spirito di dialogo, e in questo senso il tema della Human Cooperation rappresenta una proposta interessante, per una nuova cultura aziendale, attenta ai bisogni e alla valorizzazione del talento di ognuno, che mette al centro il dialogo tra generi e generazioni, ispirato anche alle esperienze del Terzo settore».
Dal canto suo, Anna Zattoni, Direttore Generale di Valore D, ha ricordato le barriere ancora da rimuovere ma anche le opportunità che possiamo cogliere: «Spesso le donne scelgono percorsi di studio con minore impiegabilità, inoltre lo squilibrio nei carichi di lavoro in famiglia costituisce un freno alla loro carriera. Valore D è impegnata a contribuire alla rimozione di queste barriere e a promuovere modelli di leadership inclusivi e equilibrati».
«Ci sono però anche opportunità che possiamo cogliere – ha proseguito Zattoni –, ad esempio 2,3 milioni di donne inattive per ragioni familiari il cui re-ingresso nel mondo del lavoro genererebbe più reddito, più consumi, più risparmi, più gettito per lo Stato. Senza considerare che il 60% dei laureati italiani sono donne, giovani e brave. Infine nel campo della sanità e dell’assistenza sociale il Terzo settore, nella forma di cooperative sociali, impiega quasi la metà dei dipendenti del comparto: questa tipologia di servizi rientra nelle pratiche di welfare secondario che le aziende adottano, motivo per il quale anche il dialogo tra aziende e Terzo settore diventa una parte fondamentale della proposta di collaborazione che lanciamo oggi».
È poi intervenuto Alessandro Rosina, Ordinario di Demografia dell'Università Cattolica di Milano, studioso dei Millennials (i giovani nati dopo il 1982). Dopo averli definiti attraverso quattro C - Connected, Confident, open to Changes, Collaborative - Rosina ha spiegato come il dibattito pubblico sia spesso falsato: «Le ricerche dimostrano che all’aumentare di investimenti in politiche attive e nella ricerca e sviluppo, diminuiscono i giovani che dipendono economicamente dai genitori. Questo dimostra che i giovani italiani, se diamo loro gli strumenti giusti, sono disposti a mettersi in gioco».
«La loro visione di leadership - ha proseguito Rosina - è molto interessante, soprattutto riguardo a come si mettono in relazione con la gerarchia. La Human Cooperation può generare circoli virtuosi per le persone, l’azienda e l’ecosistema. I Paesi che crescono di più sono quelli che investono nelle donne e nei giovani; in Italia manca una politica industriale in grado di valorizzare le potenzialità di tali risorse nel processo di crescita del Paese».
Stefanie Clemen, docente di Applied Science che si sta occupando di Diversity Management presso l’Università di Colonia, ha sottolineato l’importanza delle quote rosa introdotte in Germania a partire dal 1 gennaio 2016. “Secondo questa nuova legge, 108 aziende tedesche quotate in Borsa devono garantire almeno il 30% di donne nei supervisory board. Inoltre per altre 3.500 aziende quotate è prevista comunque una quota flessibile di donne. Stessa cosa nella pubblica amministrazione federale tedesca».
«Questo sforzo – ha aggiunto la Clemen – riguarda ovviamente le grandi multinazionali tedesche, tuttavia le medie imprese mostrano una quota di presenza femminile nel middle management che ha innescato processi virtuosi di Human Cooperation. Dal 2004 in Europa 13 diversi Paesi membri hanno adottato una Carta che incoraggia la diversità culturale, razziale, religiosa e di genere in azienda. Oltre 7.000 soggetti, tra i quali aziende ma anche enti pubblici e ONG, le hanno sottoscritte, a favore di quasi 14 milioni di dipendenti europei in totale».
Per superare la crisi economica sono la capacità innovativa e il modello di leadership partecipativa dei millennials e delle giovani donne che possono aiutare le aziende a rinnovarsi uscendo dall’impasse. In questo senso è interessante il caso della Germania, dove alcune aziende come BMW e Janssen Cilag e la Fondazione Bosch sono best practice di Human Cooperation.
Sul fronte delle aziende italiane Fabio Galluccio, responsabile People Caring di TIM, e Nicola Pelà, Group Human Resources Director di Luxottica Group, hanno raccontato le loro esperienze aziendali di successo di integrazione e welfare, le buone pratiche e le difficoltà incontrate nella gestione e nella relazione con i giovani, i piani per la loro inclusione e piena valorizzazione.
“La People Strategy di TIM inaugura un nuovo umanesimo – ha spiegato Galluccio – ponendo al centro del governo aziendale la persona, con tutto il suo bagaglio di esperienza, sensibilità, competenza. È nelle persone che possiamo trovare la passione, l’impegno, la volontà di affermazione per “fare la differenza”, valorizzando la loro unicità”.
Dal canto suo Nicola Pelà, di Luxottica Group, ha sottolineato il valore formativo della maternità come “la più ricca e vitale delle esperienze di leadership: quella di chi deve curare, far crescere e rendere forte un altro essere umano”.
Sul fronte istituzionale l’On. Edoardo Patriarca - membro della Commissione Affari Sociali della Camera e impegnato nella stesura della riforma del Terzo settore - ha sottolineato che «oggi più che mai c’è la necessità di dar vita ad un’alleanza tra responsabili, ovvero la collaborazione tra aziende e Terzo settore con il sostegno di una buona politica. Questo sforzo di dialogo e cooperazione può anche produrre occasioni di nuova occupazione delle quali il nostro Paese ha grande bisogno. La Legge di stabilità da poco approvata contiene ulteriori facilitazioni per la conciliazione vita lavoro, proseguendo un impegno già avviato con il Jobs Act».
La conclusione - dopo i saluti di Chiara Bisconti, assessore del Comune di Milano a Benessere, qualità della vita, sport e tempo libero - è stata affidata a Giacomo Costa e Anna Zattoni, che hanno ribadito la call to action alla Human Cooperation che Valore D e Aggiornamenti Sociali propongono alle aziende e al Terzo settore, una proposta di impegno per promuovere un nuovo modello di leadership inclusivo e che valorizzi il talento di ognuno, una nuova cultura organizzativa che favorisca il dialogo intergenerazionale, un nuovo sistema di welfare partecipativo e condiviso con il Terzo settore.