Amnesty International ha invitato il parlamento della Danimarca a respingere le modifiche alla
legge sui rifugiati, che produrrebbero effetti devastanti sul futuro di persone vulnerabili le quali, oltre a subire il
sequestro dei beni personali,
sarebbero costrette ad attendere anni prima di avere la possibilità di
ricongiungersi coi familiari, bloccati in zone di guerra o in centri per
rifugiati.
E' previsto il dibattito, in vista del voto del
26 gennaio, su una serie di emendamenti alla Legge sugli stranieri,
compreso uno che costringerebbe i "rifugiati di guerra" ad
attendere tre anni prima di poter chiedere il ricongiungimento familiare, procedimento che potrebbe durare altri anni ancora.
"E'
semplicemente crudele costringere persone in fuga dalla guerra a fare
una scelta impossibile: portare con sé i propri cari, compresi i figli,
in viaggi pericolosi e persino mortali, o lasciarli a casa e affrontare
una prolungata separazione sapendo che soffriranno l'orrore della
guerra" - ha dichiarato Gauri van Gulik, vicedirettrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
"La
separazione può avere conseguenze devastanti per le famiglie e avere un
impatto negativo sulla riabilitazione dai traumi e sulla capacità di
integrarsi e adattarsi a vivere in un nuovo paese" - ha aggiunto van Gulik.
Mentre
la proposta governativa di sequestrare una serie di beni personali dei
rifugiati ha suscitato pubblica indignazione, molte altre misure
regressive e di ampia portata vengono velocemente sottoposte
all'attenzione del parlamento. Tra queste, vi sono l'ulteriore
inasprimento dei requisiti necessari per chiedere la residenza permanente, la
riduzione della durata del permesso di soggiorno provvisorio, l'introduzione di una
tassa per la richiesta di ricongiungimento familiare pari a 900 euro e l'onere delle
spese di viaggio a carico dei familiari diretti in Danimarca.
Il governo di Copenaghen intende andare avanti pur avendo ammesso il rischio di
violare l'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani,
che garantisce il diritto alla vita familiare. L'Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati ha segnalato che le proposte
all'esame del parlamento potrebbero violare altri articoli della
Convenzione europea e della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia.
Ma l'esecutivo danese non si fa problemi: queste misure - come gli
emendamenti già approvati nel novembre 2015, che autorizzano la polizia a
porre in detenzione richiedenti asilo e migranti senza supervisione
giudiziaria - fanno parte dell'asserito piano governativo di rendere la
Danimarca un paese meno attraente per i richiedenti asilo.
Dopo l'esame di ieri,
il 26 gennaio è previsto il voto per la traduzione in legge degli emendamenti.
Amnesty
International ha sollecitato i governi a sollevare la questione delle
politiche danesi in materia di rifugiati in occasione dell
'Esame periodico universale, previsto oggi alle Nazioni Unite.
"La
Danimarca è stata uno dei primi paesi a promuovere la Convenzione sui
rifugiati. Ora il suo attuale governo sta sfacciatamente creando
ostacoli al benessere e alla salute delle famiglie rifugiate" - ha concluso van Gulik.