Amnesty International ha espresso apprezzamento per il voto unanime con cui, la scorsa notte, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha deciso di inviare una nuova forza congiunta Onu-Unione africana (Ua) in Darfur. L'organizzazione per i diritti umani ha però precisato che questa forza dovrebbe partire immediatamente, essere dotata delle massime risorse ed essere pienamente accettata dal governo sudanese.

"Il conflitto in Darfur ha mietuto centinaia di migliaia di vittime e ha costretto più di due milioni di persone a lasciare la regione. La popolazione del Darfur vive una profonda crisi umanitaria e dei diritti umani e non può attendere ulteriormente. Dev'essere protetta immediatamente ed efficacemente, il che significa conferire alla forza Onu-Ua il pieno mandato di impedire ulteriori violenze"- ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.
L'adozione della Risoluzione 1768 costituisce un segnale di speranza, attesa da lungo tempo da milioni di persone in Darfur. Ma ora, ammonisce Amnesty International, è necessario che gli Stati membri dell'Onu mettano a disposizione le risorse necessarie per inviare rapidamente una forza con un mandato chiaramente orientato al rispetto dei diritti umani. La forza Onu-Ua, sottolinea Amnesty International dovrà indagare e riferire sulle violazioni dei diritti umani, compresi tutti i casi di stupro, e denunciarle pubblicamente.

In una regione in cui le armi abbondano, l'Onu dovrà garantire che la forza congiunta supervisioni il disarmo e la smobilitazione dei janjawid, le milizie sostenute dal governo sudanese. La risoluzione approvata ieri consente alla forza congiunta Onu-Ua solo di controllare "se armi o altro materiale d'armamento siano presenti in Darfur" e, in questa parte, il suo mandato dev'essere assolutamente rafforzato.

A tale proposito, Amnesty International sollecita il Consiglio di sicurezza ad assicurare che l'embargo sulle armi sia applicato efficacemente.
"Tenuto conto del suo precedente ostruzionismo, ora il governo sudanese deve favorire il rapido ingresso della forza congiunta. Alla popolazione del Darfur sono state offerte troppe parole e troppe risoluzioni. Ora è il momento di agire concretamente" - ha affermato Irene Khan. 

Roma, 1° agosto 2007
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