"E' noto che i fitofarmaci usati in agricoltura, anche se in maniera ridotta rispetto al passato, si sedimentano nel terreno per lungo tempo e questo comporta inevitabilmente la contaminazione non solo delle acque ma anche dei prodotti agricoli. Il monitoraggio della presenza di queste sostanze è quindi fondamentale sia per la salvaguardia dell'ambiente e delle risorse idriche che per la salute delle persone".
Così Legambiente, in una nota, commenta i risultati del monitoraggio effettuato dall'Apat nel triennio 2003-2005 che ha riscontrato la presenza di ben 119 diversi tipi pesticidi tra acque superficiali e sotterranee.
Secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, Pestici nel piatto, che ha preso in esame 10.493 campioni di prodotti ortofrutticoli e derivati, nel corso del 2006, la frutta è più contaminata da fitofarmaci rispetto alle verdure. Solo la metà dei campioni di frutta (54%), infatti, è risultata esente da residui di pesticidi, mentre i campioni decisamente irregolari si attestano sull'1,7%.
Ma anche il 20% dei prodotti derivati risulta contaminato da uno o più principi attivi: un dato particolarmente significativo se si pensa che tra questi compaiono proprio quei prodotti tipici del made in Italy (come l'olio e il vino) e alcuni tra gli alimenti preferiti dai bambini come succhi di frutta e omogeneizzati. Oltre l'84% delle verdure analizzate è risultato, invece, regolare e privo di residui chimici, mentre il 15% presenta uno o più residui e l'1% è proprio irregolare.
"Negli ultimi anni - sottolinea Legambiente - anche se c'è stata una diminuzione dell'uso di pesticidi, sono emerse evidenze scientifiche dei danni all'ambiente e all'organismo umano causati dall'abuso o uso improprio dei fitofarmaci. L'indagine realizzata dall'Apat dunque un'ulteriore conferma di quanto sia necessario, su questo tema, non abbassare la guardia e per questo ci auguriamo che l'accordo Stato- Regioni per il proseguimento del monitoraggio venga rinnovato".
L'Ufficio stampa Legambiente