È ufficiale: nel nostro caro e scalcinato Paese esiste un
nuovo ente, più forte di un ministero, più invasivo di una tivù privata
o di una pubblica usata in maniera impropria.
Sto parlando dell’
UCAS, ufficio complicazioni affari semplici. Non può essere altrimenti
dato il modo in cui persone certamente autorevoli e avvezze a comunicare
con il mondo, prendiamo ad esempio il Santo Padre Francesco, vengono
sistematicamente fraintese.
Francesco, lo abbiamo già scritto,
ha rottamato nell’estetica - e sta faticosamente cercando di farlo
anche nell’etica, come l’esborso di 150.000 Euro da parte del Cardinal
Bertone all’Ospedale Bambin Gesù per restituire i soldi stolidamente
sottratti dall’alto prelato per edificare il suo superattico testimonia -
i modi paludati, lugubri e spesso antistorici del Vaticano.
Sta
facendo quindi la sua parte. Ma altri non fanno altrettanto. Si fa
finta di non capire, si cerca di strumentalizzare, si prendono messaggi
cristallini e, volutamente, li si scurisce, affumica o si cerca di
piegarli al proprio volere.
È il caso dei richiedenti asilo:
ad inizio primavera il Papa ha invitato tutti all’accoglienza - non solo
in senso spirituale intesa come accettazione di diverse culture ,
religioni e tradizioni - ma riferendosi senza giri di parole
all’accoglienza “fisica” delle persone che, scappando da realtà di
guerre e violenze per rimanere vive e avere un futuro scelgono di
giocare il tutto per tutto e attraversando deserti e oceani, sbarcano in
quello che genericamente viene definito “un posto sicuro” sia esso la
Germania, la Francia, l’Italia o un qualsiasi luogo “ più a nord” in
qualsiasi altra parte del globo. E mentre invitava i cristiani ad
accogliere, si attrezzava
per aprire le porte del Vaticano presso conventi, case curiali e
parrocchie alle famiglie di rifugiati bisognose. A distanza di qualche
mese la macchina si è messa in moto e da Enna a Gorizia, molte centinaia
di persone hanno trovato una casa e una chance di futuro.
Su questo esempio anche la società non ecclesiale si è attivata tanto che a brevissimo partirà anche in Italia il progetto Refugees Welcome, un esempio che ci viene da oltralpe.
Andando al relativo sito
realizzato nel 2014 da una coppia di berlinesi - ben preso diventati
un gruppo capace di creare una onlus - ci appare una piattaforma che,
citiamo testualmente, “è dedicata a far incontrare chi fugge da guerre e
povertà e approda in Europa in cerca di una nuova vita e chi vuole
mettere a disposizione una stanza nella propria abitazione“.
In
Germania Refugees Welcome ha ricevuto immediatamente tantissime offerte
tanto che oltre 780 tedeschi hanno messo a disposizione una stanza e
oggi, a un anno dalla partenza, sono ben 210 le persone che sono state
sistemate in case private a Berlino, ma anche ad Augsburg, Bonn,
Darmstadt, Dortmund, Dresda, Francoforte, Amburgo, Hannover, Konstanz,
Lipsia, Marburg, Monaco, Munster, Norderstedt, Offenburg, Stoccarda e
Wolratshausen. A questi poi si aggiungono altri 200 richiedenti che sono
stati accolti in Austria (grazie a Refugees Welcome Austria) a
Eisenstadt, Knittelfeld, Salisburgo e Vienna, 2 persone accolte grazie
all’organizzazione in Polonia e 1 in Spagna. I nuovi ‘coinquilini’
arrivano da Afghanistan, Albania, Algeria, Bangladesh, Burkina Faso,
Camerun, Eritrea, Gambia, Ghana, Kenya, Liberia, Mali, Nigeria, India,
Iraq, Iran, Pakistan, Russia, Senegal, Somalia, Sri Lanka, Siria,
Tunisia e Ucraina. A sostenere il progetto offrendo una stanza nella
propria casa sono studenti, professionisti, single o coppie dai 21 ai 65
anni con situazioni abitative diverse.
Semplice, verrebbe ancora
una volta da dire. Ma a farlo sono stati i cittadini comuni, non la
politica. Quella, come dicevamo, ha aperto l’UCAS. Presidente onorario
di tale ufficio per la politica italiota è, ovviamente, l’onorevole
Salvini che per buona parte del 2015 ha tuonato da radio, giornali e
tivù: "Quanti rifugiati ci sono in Vaticano? Il problema è che i
rifugiati sono un quarto di quelli che arrivano, noi non abbiamo bisogno
di essere perdonati” diceva, riferendosi spocchiosamente a Bergoglio
che aveva appena dichiarato “invito tutti a chiedere perdono per le
persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca
vita, una famiglia, che cerca di essere custodita” parlando della Giornata dei rifugiati promossa dall’ONU per il 20 giugno
scorso e aveva concluso “incoraggio l'opera di quanti portano loro un
aiuto e auspico che la comunità internazionale agisca in maniera
concorde ed efficace per prevenire le cause delle migrazioni forzate”,
accelerando subito dopo sul sistema di accoglienza predisposto nelle
case di proprietà vaticane in giro per l’Italia e spiazzando lo stesso
Salvini che da quel momento si è visto sempre più chiaramente
identificare con l’epiteto di qualunquista e razzista che con quello a
lui tanto caro ed agognato di statista e lepenista.
Forse proprio
per questo il capo della Lega ha nei mesi successivi cercato di cambiare
rotta affermando in una intervista televisiva a settembre che certamente ospiterebbe in casa sua chi scappa da un teatro di guerra.
Ma l’illusione è durato poco, perché negli stessi minuti -
probabilmente nello stesso istante in cui dichiarava una cosa ne
twittava un’altra - rilasciava nel web messaggi di apprezzamento per la
“furba” Danimarca intenta a chiudere le frontiere agli immigrati.
Pronte
le risposta di Francesco che parlando lo scorso novembre dal Duomo di
Firenze a centinaia di giovani accorsi ad ascoltarlo ha alzato
l’asticella mettendo davanti a tutto il rispetto per la vita e l’impegno
in prima persona per una società migliore “Superate l’apatia” ha
esordito “per favore ( a tal proposito, qualcuno di voi ha mai sentito
Salvini chiedere per favore?) non guardate dal balcone della vita, ma
impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico.”
E poche settimane dopo, ad un incontro tenutosi a Roma al centro Astalli
per l’accoglienza dei rifugiati, ha ribadito “per tutta la Chiesa è
importante che l’accoglienza del povero e la promozione della giustizia
non vengano affidate solo a degli “specialisti”,ma siano un’attenzione
di tutta la pastorale, della formazione dei futuri sacerdoti e
religiosi, dell’impegno normale di tutte le parrocchie, i movimenti e le
aggregazioni ecclesiali. In particolare – e questo è importante e lo
dico dal cuore – in particolare vorrei invitare anche gli Istituti
religiosi a leggere seriamente e con responsabilità questo segno dei
tempi. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità
l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti… Carissimi
religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per
trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono
nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore
chiama a vivere con generosità e coraggio la accoglienza nei conventi
vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio,
responsabilità, ma ci vuole anche coraggio. Facciamo tanto, forse siamo chiamati a fare di più,
accogliendo e condividendo con decisione ciò che la Provvidenza ci ha
donato per servire. Superare la tentazione della mondanità spirituale
per essere vicini alle persone semplici e soprattutto agli ultimi.
Abbiamo bisogno di comunità solidali che vivano l’amore in modo
concreto! Ogni giorno, qui e in altri centri, tante persone, in
prevalenza giovani, si mettono in fila per un pasto caldo. Queste
persone ci ricordano sofferenze e drammi dell’umanità. Ma quella fila ci
dice anche che fare qualcosa, adesso, tutti, è possibile. Basta bussare
alla porta, e provare a dire: “Io ci sono. Come posso dare una mano?”
Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2016
Francesco ritorna su un suo tema caro, collegando la pace alla
sconfitta della “globalizzazione dell’indifferenza”. Questo il passaggio
sui migranti: “Per quanto riguarda i migranti, vorrei rivolgere un
invito a ripensare le legislazioni sulle migrazioni, affinché siano
animate dalla volontà di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e
responsabilità, e possano facilitare l’integrazione dei migranti. In
questa prospettiva, un’attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle
condizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che la clandestinità
rischia di trascinarli verso la criminalità.”
Viene in mente Don
Milani che scriveva sul muro di Barbiana, scuola dei poveri, degli
ultimi e dei dimenticati “ I care” - Io mi prendo cura - , balzano agli
occhi ancora di più Salvini e quelli come lui che, mentre parlano alla
pancia, si dimenticano di guardarsi dentro e di usare cuore e testa.
Buon 2016!