Raggiunto l’accordo al Summit di Parigi. Con un giorno di ritardo si è chiusa a Parigi la
Conferenza sul clima. Dopo tredici giorni di negoziati, sono state superate le resistenze di alcuni paesi, primo fra tutti la Cina, e soddisfatte le richieste dei paesi rivieraschi che vedono le loro coste erose dall’avanzata del mare. (Scopri di più su:
http://www.labsus.org/2015/12/cop21-il-futuro-della-terra/)
Maria Cristina MarchettiIl presidente della Cop21 Laurent Fabius ha dichiarato in chiusura dei lavori: "Questo testo sarà al servizio delle grandi cause: sicurezza alimentare, lotta alla povertà, diritti essenziali e alla fine dei conti la pace".
L’accordo raggiunto alla Cop21 prevede di mantenere al di sotto dei 2 gradi il riscaldamento del pianeta entro il 2020 e lo stanziamento di cento miliardi di dollari da destinare ai paesi che già stanno affrontando le conseguenze dei cambiamenti climatici.
L’impegno mondiale nei confronti della salvaguardia del pianeta nasce al Summit di Rio del 1992, quando fu adottata la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), con l’impegno di rivederne il contenuto a scadenze regolari.
Da allora le economie emergenti hanno iniziato a scalare la classifica dei paesi inquinanti: Cina e India si collocano rispettivamente al primo e al terzo posto e non accettano di buon grado di vedere ridimensionati i loro programmi di sviluppo
La Cina e gli altri
Il negoziato si è svolto mentre per la prima volta scattava a Pechino l’allarme rosso per i livelli di inquinamento, evidenziando i limiti del modello di sviluppo di questo paese.
Le scuole sono rimaste chiuse da martedì 8 a giovedì 10, così come sono rimasti chiusi i cantieri e le fabbriche maggiormente inquinanti. Il livello delle Pm 2,5, le polveri sottili pericolose per la salute umana, ha superato i 1000 microgrammi a metro cubo, contro i 25 microgrammi stabiliti come livello massimo dall’Organizzazione mondiale per la Sanità.
La Cina deve al carbone il 60 percento della propria energia ed è attualmente responsabile di circa il 30 percento delle emissioni globali di Co2.
Sorella Terra
È noto l’impegno di Papa Francesco il quale, dopo l’enciclica Laudato si’ ha scelto di aprire il giubileo straordinario con un appello per la salvezza del pianeta. Le immagini della Terra proiettate sulla facciata della Basilica di San Pietro hanno fatto il giro del mondo e forse hanno influenzato l’esito delle trattative.
Non solo ambiente
Le questioni ambientali costituiscono l’esempio lampante di come oggi i temi siano collegati tra loro: i rifugiati ambientali, vale a dire le persone costrette a spostarsi a causa dei mutamenti prodotti dai cambiamenti ambientali, sono la punta dell’iceberg di ciò che i cambiamenti climatici possono produrre. Territori che, come il Sud del Bangladesh o le isole del Pacifico rischiano ogni giorno di sprofondare sotto il livello del mare (è noto il caso di Kiribati uno Stato della Micronesia che rischia di scomparire); il processo di desertificazione che spinge le popolazione dell’Africa sub sahariana a spostarsi, le carestie, i disastri ambientali, ma anche la qualità della vita nelle grandi metropoli dei paesi industrializzati sono solo alcune delle conseguenze più evidenti.
La parola agli ambientalisti….
Gli ambientalisti sono divisi tra coloro che plaudono all’accordo e coloro che invece ne denunciano i limiti. Mancano impegni più incisivi nei confronti di quelle popolazioni che stanno già sperimentando le conseguenze dei cambiamenti climatici e avvertono che la rotta disegnata non sarà sufficiente a mantenere il riscaldamento entro i 2 gradi centigradi.
….e ai governi
Le decisioni prese nei Summit sulla terra sembrano astratte e distanti dai cittadini e resteranno tali senza l’impegno quotidiano di ognuno. La salvaguardia del pianeta passa anche attraverso le politiche di sviluppo (sostenibile), le normative sulle abitazioni, gli investimenti sulle energie alternative, l’impegno di ognuno a limitare gli sprechi. Ora sta ai Governi mettere in campo proposte e ai cittadini attuarle.