- Fairwatch: "nessuna ambizione, nessuna speranza".
- Cospe: "poche certezze sulla finanza, serve coerenza europea nelle sue politiche".
- Stop Water Grabbing: "fondamentale la convergenza tra il tema della terra e dell'acqua".
E' oramai pubblica la nuova bozza di accordo finale della Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico in corso a Parigi. Un testo ancora provvisorio, con alcune centinaia di parentesi quadre a dimostrare i temi di disaccordo, ma che rischia se così strutturato di non raggiungere l'obiettivo sostanziale: creare le basi per una strategia efficace di contrasto al cambiamento climatico.
"Ancora nessun accordo certo sulla questione della finanza, elemento sostanziale per i Paesi del Sud del mondo che rischiano di essere lasciati alla deriva davanti agli impatti del cambiamento climatico. Nonostante gli impegni presi a Copenhagen e a Cancun, non si risolve la questione dei fondi "nuovi ed aggiuntivi" rispetto alla mobilizzazione di risorse economiche. Il rischio, come anche nel caso italiano, è che si attinga anche all'aiuto pubblico allo sviluppo". Così Giorgio Menchini, responsabile Ambiente e Territorio dell'ONG italiana COSPE, presente a Parigi durante i lavori della COP.
"D’altra parte sostenere con coerenza programmi e politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, nei paesi a basso reddito, dovrebbe già rappresentare una priorità per la cooperazione internazionale”. Un'attenzione, quella ai cambiamenti climatici, che dovrebbe peraltro essere inserita in ogni politica di sostegno ai Paesi del Sud del mondo, così da rendere più coerente la propria politica di lotta al cambiamento climatico".
"Un testo senza ambizione che rischia di cambiare tutto per non cambiare niente" dichiara Alberto Zoratti, Presidente di Fairwatch, organizzazione italiana accreditata alla Convenzione quadro sul Clima. "Si conferma sempre più il sistema pledge and review senza alcun meccanismo realmente vincolante per i Paesi membri della Convenzione. Stiamo pagando il prezzo della bassa ambizione dei Governi che preferiscono non mettere in discussione seriamente un modello di sviluppo che sta creando sempre più squilibri a livello ambientale e sociale. L'inadeguatezza degli impegni nazionali nel taglio delle emissioni (INDCs) e la mancanza di meccanismi sanzionatori rischia di trasformare un accordo potenzialmente storico in un esercizio di stile".
La società civile e i movimenti sia dentro che fuori la COP organizzano la propria strategia di azione. La "Convergenza Globale per le Lotte per la Terra e l'Acqua" si mobilita il 10 dicembre e rappresenta una cartina al tornasole importante. "Il lavoro che stiamo svolgendo nelle reti internazionali" chiarisce Marirosa Iannelli, responsabile della Campagna Stop Water Grabbing dell'Ong COSPE, "parla di una forte convergenza e unione non solo tra ong e associazioni ma anche su temi come la difesa dei diritti per l'acqua, la terra e le comunità locali. La questione del Water Grabbing, meno conosciuta dell'ormai diffuso fenomeno del Land Grabbing, è un problema urgente che denuncia una disponibilità di acqua sempre più ridotta a causa di politiche di esclusione, accaparramento e privatizzazione di una risorsa essenziale alla vita, non considerata un bene comune bensì una merce con valore di mercato".
Stop Water Grabbing (
http://watergrabbing.net/) promossa da COSPE in collaborazione con il Contratto Mondiale dell'Acqua rappresenta la prima campagna internazionale sul tema e contribuisce attivamente al percorso di convergenza dei movimenti sulla tutela dei diritti umani e ambientali.
Per contatti: Alberto Zoratti -
Fairwatch / Giorgio Menchini -
COSPE / Marirosa Iannelli - COSPE,
Campagna Stop Water Grabbing