Salvaguardare e dar nuova vita ad un patrimonio di potenziale valore che oggi versa in stato di abbandono, attraverso l’unione di capitali provenienti da investitori che insieme possono acquistarlo e recuperarlo. (Scopri di più su: http://www.labsus.org/2015/11/nasce-la-piattaforma-slowfunding/)

Luca Tramini

Negli ultimi anni, mentre cresce sempre di più il problema dell’inarrestabile cementificazione, si fa largo un’idea innovativa: Slowfunding, la piattaforma per il recupero e la riattivazione immobiliare; uno strumento che offre a possibili investitori o proprietari la soluzione ad un problema comune, andando “semplicemente” a riparare il “vecchio”, nel pieno del rispetto ambientale.

“Dal 1956 al 2001 la superficie urbanizzata del nostro Paese è aumentata del 500% e si è stimato che dal 1990 al 2005 siamo stati capaci di trasformare oltre 3,5 milioni di ettari, cioè una superficie grande quasi quanto il Lazio e l’Abruzzo messi insieme. Un bel record, se si considera che il nostro, tutto sommato, è un Paese montuoso che vede presenti significative superfici interessate da zone umide, laghi e fiumi. Eppure il 20% dei Comuni italiani vede urbanizzato oltre il 10% del proprio territorio; circa 500 sono i Comuni che hanno urbanizzato oltre il 25% della propria superficie. Ben 100 sono, invece, riusciti ad urbanizzare oltre il 50% delle aree di loro appartenenza”.

Questo è quanto emergeva nell’oramai lontano 2009 nel dossier “L’anno del cemento”, realizzato da WWF Italia in collaborazione con l’Università dell’Aquila e curato dal Prof. Bernardino Romano, docente di analisi e valutazione ambientale e pianificazione territoriale presso la Facoltà di Ingegneria Ambiente e Territorio e Scienze Ambientali a L’Aquila. (Per leggere l’intero dossier, cliccare QUI).


Salvaguardia e recupero

In questo contesto, Slowfunding si presenta come una delle risposte al problema della cementificazione, un progetto per riappropriarsi di ciò che già abbiamo senza dover creare “un di più”. Come altre iniziative di condivisione e di recupero che stanno nascendo, alcune tra le tante sono il cohousing, il coworking, la rivalorizzazione, la ristrutturazione, etc.

La piattaforma, come spiegano gli stessi ideatori, offre “la possibilità a proprietari di immobili di valorizzare i propri beni e sottoporli all’attenzione di co-investitori interessati a partecipare ad un progetto immobiliare. Slowfounding nasce dal bisogno di salvaguardare e dar nuova vita ad un patrimonio di potenziale valore, che oggi versa in stato di abbandono, attraverso l’unione di capitali provenienti da investitori, che insieme possono acquistarlo e recuperarlo”. Pertanto, un mezzo importante per ridar vita ad edifici attualmente inutilizzati o che vertono in condizioni di criticità, condividendo un progetto unitario.

Slowfounding ha già ricevuto diversi meriti. Come si legge sul sito web, è stato “uno dei 40 talenti (su 1300 candidati) vincitore dell’edizione 2014 di “Working Capital Accelerator”, iniziativa di Telecom Italia. Oltre ad essere finanziata attraverso un Grant, la startup è stata accolta presso l’acceleratore TIM#WCAP di Milano, all’interno di un percorso d’incubazione. Ma prima di tagliare il traguardo di Working Capital, Slowfunding si è aggiudicata due “premi speciali” durante la TechGarage Basilicata 2014, finale della business plan competition Start Cup Basilicata ed è una delle startup selezionate da Intesa SanPaolo durante StartUp Initiative Smart Building & Construction 2014, selezione che offre la possibilità alle startup più valide di incontrare potenziali investitori finanziari e partner industriali.”

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