Lo sport è ancora un buon esempio? Per tornare ad esserlo occorre "rallentare". Per una nuova cultura sportiva, contro doping e corruzione. Parla V. Manco.
Rallentare per tornare a crescere. “Questo sport rischia di non avere più niente da dire, né ai giovani, né ai praticanti, né alle persone che lo seguono – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp – doping, corruzione, affarismo ne continuano ad erodere la credibilità”.
“C’è ancora un valore educativo da trasmettere attraverso lo sport? Ci sono degli esempi positivi ai quali rifarsi? Crediamo di sì. Ad una condizione: lo sport deve rallentare per continuare a correre. Qualcosa di simile a ciò che sta emergendo dalla Conferenza sul clima Cop 21 in corso di svolgimento a Parigi. Non sono più sostenibili colpi come quelli di questi giorni, sulla corruzione nei palazzi Fifa del calcio o sui sospetti di doping per ben 26 atleti azzurri deferiti dalla procura del Coni. Atleti spremuti come limoni perché questa è la regola. La vittoria a tutti i costi, il circo mediatico, soldi che chiedono altri soldi: le punte estreme di questo fenomeno si toccano. Calcio e atletica, così lontani e così vicini? Non possiamo crederci”.
“Rallentare significa guardare all'attività motoria e sportiva senza dazi da pagare. Al centro c'è l'uomo, nè le royalty tv, né il business sfrenato. Rallentare significa attività sportiva equilibrata, a tua misura, come lo sono tante attività sportive che sempre più di frequente si sganciano dalle discipline e ne diventano gli aspetti più innovativi, interessanti, popolari. Un esempio? L'ultimo in ordine di tempo è il calcio camminato, che l'Uisp sta lanciando in tutta Italia. Perchè aiuta le persone di tutte le età a comprendere quando è il momento di dire basta agli scatti brucianti, perché l’età biologica va rispettata e non ingannata. E bisogna essere capaci di dire: siamo liberi di invecchiare senza rinunciare al sugo dello sport, ai gesti e alle emozioni che trasmette. La salute e l’ambiente chiedono di rallentare. Così come la solidarietà e l’inclusione: tutti valori che lo sport può tornare a trasmettere. Liberi di rallentare, senza cercare scorciatoie. Questo è il futuro dello sport nel quale l’Uisp crede".