Il papa in Africa. Francesco: nuovo stile culturale. Più cura degli altri e dell'ambiente. (Scopri di più su:
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/papa-ai-religiosi.aspx)
Il Papa ha tenuto il suo atteso discorso nella sede dell'Unon, il quartier generale dell'Onu in Africa, istituito dall'Assemblea Generale nel 1996, citando ripetutamente la sua Enciclica Laudato si' e toccando molteplici temi a lui cari, dalla cultura dello scarto alla custodia del creato fino alle conseguenze del cambiamento
climatico. A questo proposito il Papa ha ricordato il vertice Onu di Parigi, COP21, sperando che possa «portare a concludere un accordo globale e trasformatore» per «la riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici, la lotta contro la povertà e il rispetto della dignità umana». Su questo punto, il Pontefice ha chiesto che non prevalgano gli «interessi privati» rispetto al bene comune. Eventualità definita «catastrofica».
Non dobbiamo "rimanere indifferenti" davanti alla "cultura del degrado e dello scarto", ha proseguito. "Non ne abbiamo diritto". "Sono molte vite, molte storie, molti sogni che naufragano nel nostro presente". Papa Francesco, nella sede del quartier generale dell'Onu in Africa, torna a parlare dell'emergenza migranti e ribadisce la sua condanna alla cultura dello scarto. "Sono molti i volti, le storie, le conseguenze evidenti in migliaia di persone che la cultura del degrado e dello scarto ha portato a sacrificare agli idoli del profitto e del consumo.
NO ALLA GLOBALIZZAZIONE DELL'INDIFFERENZA
Dobbiamo stare attenti - afferma il Pontefice - a un triste segno della globalizzazione dell'indifferenza, che ci fa lentamente «abituare alla sofferenza dell'altro, quasi fosse normale, o peggio ancora, a rassegnarci alle forme estreme e scandalose di "scarto" e di esclusione sociale, come sono le nuove forme di schiavitù, il traffico delle persone, il lavoro forzato, la prostituzione, il traffico di organi».
"È tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa", continua Francesco riprendendo quanto scritto nella enciclica Laudato si'. "Sono molte vite, molte storie, molti sogni che naufragano nel nostro presente. Non possiamo rimanere indifferenti davanti a questo. Non ne abbiamo il diritto", aggiunge. Screenshot 2015-11-26 16.05.42.png
Al suo arrivo era stato accolto all'ingresso dal direttore generale dell'Unon Sahle-Work Zewde, dal direttore esecutivo dell'Unep Achim Steiner, e dal direttore esecutivo dell'Un-Habitat Joan Clos. Prima del suo atteso discorso, il Papa ha piantato simbolicamente nel parco dell'Unon un albero.
LE RELAZIONI COMMERCIALI VIA PER LO SVILUPPO DEI POPOLI
Papa Francesco nella sede del quartier generale dell'Onu in Africa, ha ricordato anche la decima Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio, che si svolgerà a giorni a Nairobi, ribadisce come le "relazioni commerciali tra gli Stati" possano servire "sia a danneggiare l'ambiente sia a recuperarlo" per poterlo assicurare alle generazioni future. Francesco ha ricordato anche quanto affermato da Paolo VI che nel 1967, di fronte a un mondo sempre più interdipendente, e anticipando di anni la realtà attuale della globalizzazione, "rifletteva su come le relazioni commerciali tra gli Stati potrebbero essere un elemento fondamentale per lo sviluppo dei popoli o, al contrario, causa di miseria e di esclusione".
«Pur riconoscendo il molto lavoro fatto in questo settore, sembra - ha sottolineato papa Bergoglio - che non si sia ancora raggiunto un sistema commerciale internazionale equo e completamente al servizio della lotta contro la povertà e l'esclusione. Le relazioni commerciali tra gli Stati, parte essenziale delle relazioni tra i popoli, possono servire sia a danneggiare l'ambiente sia a recuperarlo e assicurarlo alle generazioni future». Da qui l'auspicio che le decisioni della Conferenza di Nairobi non siano "un mero equilibrio di interessi contrapposti, ma un vero servizio alla cura della casa comune e allo sviluppo integrale delle persone, soprattutto dei più abbandonati".
COSA HA DETTO FRANCESCO ALL'INCONTRO CON IL CLERO, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I SEMINARISTI?
«Nella sequela di Gesù non c'è spazio per chi ha ambizioni di potere o di ricchezze».
Papa Francesco ha usato parole molto forti per lanciare un monito ai religiosi e sacerdoti che ha incontrato alla St Mary's School, la scuola media e liceo per ragazzi di proprietà della diocesi di Nairobi, tenuta dalle suore Feliciane. L'incontro, il terzo momento importante della giornata dopo
la Messa celebrata nel Campus dell'Università di Nairobi, si è svolto nel grande campo sportivo della scuola, attrezzato con una grande tenda. ed è tornato a ricordare il potere del servizio.
«La Chiesa - ha ricordato - non è un'azienda o una ong. È un mistero, è l'impegno dello sguardo di Gesù su ciascuno di noi, che ci dice: venite, seguitemi! È Lui che chiama Il Signore ci ha scelto tutti, ha iniziato la sua opera il giorno in cui ci ha guardato, lì ci siamo messi in fila e abbiamo iniziato il cammino. Nella sequela si entra dalla porta e la porta è Cristo, ed è Lui che comincia. Ma ci sono alcuni che vogliono entrare dalla finestra. Per favore se qualcuno ha un compagno o una compagna entrato dalla finestra, abbracciatelo e ditegli: “meglio che tu vada via, non si può seguire un cammino che non ha iniziato Gesu”».
«Alcuni vogliono seguire il Signore per qualche interesse", ha sottolineato Francesco citando l'episodio evangelico della mamma di Giacomo e Giovanni che chiede a Gesù: "quando dividi la torta, puoi dare la fetta più grande ai miei figli?". "C'è la tentazione di seguire Gesù per ambizione, del denaro, del potere", ha continuato il Papa esortando i consacrati del Kenya a riscoprire la consapevolezza di essere "persone scelte per servire, e non per servirsi degli altri".
Bergoglio ha invocato per loro il dono delle lacrime, di saper piangere, ad esempio, "davanti alla sofferenza dei bambini", e poi "la coscienza di essere peccatori bisognosi della misericordia di Dio", e infine "la forza di pregare sempre, senza mai stancarsi di farlo".
"Il peccato che fa vomitare Dio è il peccato della tiepidezza", ha detto il Papa. "Un sacerdote che non prega è un'anima brutta", ha aggiunto.
"Non importa - ha confidato - se mentre prega uno si addormenta: dormite davanti al Signore, quasto è un modo di pregare. Tolgo tempo al sonno, alla radio, alla tv alle riviste per pregare".
«Che Papa maleducato che è questo che ci ha dato consigli e nemmeno ci dice grazie», ha poi ripreso concludendo l'incontro con quello che definito «la ciliegina sulla torta» e cioè proprio l'espressione della sua gratitudine per «ogni volta che fate una carezza, che aiutate qualcuni a morire in pace, che vi sentite peccatori».