WeWorld ha presentato martedì il secondo Rapporto sulla violenza sulle donne e gli stereotipi di genere “ROSA SHOCKING 2 – Violenza e stereotipi di genere: generazioni a confronto e prevenzione” condotto insieme a Ipsos Italia, con il Patrocinio della Camera dei Deputati e del Dipartimento per le Pari Opportunità presso Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Rapporto è stato presentato a Roma presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato. (Scopri di più su:
https://www.weworld.it/weworld-presenta-la-nuova-indagine-rosa-shocking-2/)
Insieme a Marco Chiesara (Presidente WeWorld Onlus), all’incontro sono presenti Giovanna Martelli (Consigliera del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di Pari Opportunità), Valeria Fedeli (Vice Presidente Senato), Roberta Agostini (Deputata), Micaela Campana (Deputata), Linda Laura Sabbadini (Direttore Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali ISTAT).
Il Rapporto, diviso in due parti, compie una rilettura dell’indagine sugli investimenti della società civile in termini di prevenzione della violenza contro le donne e affronta un’analisi dei risultati del sondaggio d’opinione sulla percezione che gli italiani hanno del fenomeno della violenza contro le donne e degli stereotipi in chiave generazionale.
Nel sondaggio, presentato da Nando Pagnoncelli e Chiara Berardi di Ipsos Italia, l’obiettivo è capire come le nuove generazioni si posizionino su questi temi. In particolare colpisce l’aumento nelle risposte dei giovani dal 19% al 22%, di chi dichiara che quello che accade in una coppia non deve interessare gli altri.
Il 32% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni afferma con enfasi che gli episodi di violenza vanno affrontati all’interno della mura domestiche, poiché quanto accade nella coppia non deve essere di alcun interesse per gli altri. Non solo, l’aspetto istintivo legato alla violenza e il raptus momentaneo è per il 25% (1 su 4!) di questa fascia d’età giustificato e legittimato dal “troppo amore” oppure da una motivazione legata al preconcetto che le donne siano abili ad esasperare gli uomini e che gli abiti succinti siano troppo provocanti, attribuendo, quindi, alle donne la responsabilità di far scaturire la violenza.
“Dobbiamo concentrare il lavoro di sensibilizzazione e prevenzione verso le nuove generazione, solo così avremo l’opportunità di scardinare stereotipi e pregiudizi su cui si fonda la visione sessista della donna che alimenta il fenomeno della violenza contro le donne. E mi convinco maggiormente che questa è la giusta direzione soprattutto quando leggo frasi come “se succede alla donna qualcosa di brutto, lei non deve rivolgersi a degli estranei, ma parlare con i parenti che conoscono bene il contesto” oppure dichiarazioni in cui si giustifica il non intervento di fronte a casi di violenza per il timore di rimetterci.” dichiara Marco Chiesara, Presidente WeWorld.
È importante non dimenticare le dimensioni della violenza contro le donne nel nostro Paese, i cui numeri continuano oggi ad essere allarmanti. Sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito, nel corso della propria vita, una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Di queste solo l’11,8% denuncia gli abusi subiti.
Questi numeri ci fanno capire che per scardinare il muro di silenzio che avvolge tante, troppe, donne c’è ancora tantissimo lavoro da fare. Seppur il problema sia arrivato sotto i riflettori della cronaca, secondo l’analisi di ciò che emerge dal 2° Rapporto di Rosa Shocking sugli investimenti in prevenzione nel biennio 2012 – 2014, presentata da Giovanna Badalassi di WeWorld Onlus, è necessario continuare a promuovere investimenti che portino ad una miglioramento della capacità di prevenzione del fenomeno.
Nel 2013 infatti vediamo un investimento di 16,1 milioni (il picco più alto mai registrato), anche frutto di una forte campagna mediatica culminata con la denuncia dall’Ariston di Sanremo di Luciana Litizzetto, mentre nel 2014 ci si attesta intorno ai 14,4 milioni. Un calo, seppur lieve, che però evidenzia la necessità di non lasciare passare inosservati questi fenomeni, e di continuare a lavorare con grande determinazione nella sensibilizzazione di uomini, donne e giovani soprattutto.
Dal rapporto emergono anche segnali timidamente positivi: per la prima volta quando si parla di prevenzione e diritti delle donne inizia ad emergere l’immagine di una donna vincente, non più solo vittima, di cui si valorizzano le capacità psicologiche e morali, una figura forte e vincente capace di essere esempio di riscatto per le altre donne. Emblematici in questo senso gli episodi di cronaca riconducibili a Lucia Annibali, Rosaria Aprea e Jessica Rossi. Ma restano purtroppo ancora casi isolati.
Meno positivo è un altro segnale che emerge con chiarezza: quando si parla di donne, e dei loro diritti, nella narrazione manca quasi completamente la voce degli uomini. Segnali positivi e negativi che ci raccontano di un’Italia in cui l’attenzione si accende solamente intorno alle giornate internazionali (principalmente 25 novembre e 8 marzo) per poi spegnersi subito dopo. E le donne negli altri mesi? Compaiono poco e spesso vengono dimenticate, dagli adulti e dai ragazzi!
“Il cambiamento culturale è certamente un processo lungo e le attività di sensibilizzazione e prevenzione hanno un impatto che è possibile misurare nel tempo – ha ribadito Marco Chiesara, presidente WeWorld – il contrasto della violenza e la promozione del cambiamento devono avere il carattere prioritario e di urgenza con un investimento costante sulla sensibilizzazione, sull’informazione e sulla formazione a partire dalle giovani generazioni. Un investimento che non può prescindere da una strategia nazionale a monte, una strategia che faccia sistema e sintesi della molteplicità di interventi e attività che muovono dal basso, un’azione politica trasversale con un approccio di gender mainstreaming che promuova, quindi, una prospettiva di genere in ogni programmazione e azione di Governo.”
La presentazione di Rosa Shocking è l’occasione per presentare la seconda parte del programma contro la violenza sulle donne, attivo dal 2012 con interventi presenti laddove è possibile intercettare chi ne ha più bisogno: all’interno dei Pronto Soccorso di 3 ospedali (con sportelli aperti H24 per offrire supporto psicologico insieme a cure mediche) e da oggi anche nei quartieri più problematici di alcune città italiane con 4 centri, dove sappiamo che la violenza è più diffusa. Qui lavoriamo con le donne per fornire loro gli strumenti necessari per diventare più autonome e sicure per poter chiedere aiuto, le assistiamo e le sosteniamo nel lungo percorso verso l’autodeterminazione contro la violenza, l’isolamento, la povertà. Abbiamo, inoltre, allestito spazi per i bambini per permettere alle donne di frequentare i centri e contemporaneamente favorire uno spazio di osservazione dei bimbi per rilevare situazioni di disagio, di violenza assistita o subita.
Al termine della presentazione Orazio Carabini, Direttore Centrale Comunicazione Esterna e Media del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ha descritto il sostegno del Gruppo alla campagna di sensibilizzazione e il progetto per l’apertura di punti di ascolto per le donne presso gli Help Center delle stazioni di Roma e Napoli. Attualmente gli Help Center, presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale, sono 15 e costituiscono una vera rete di supporto alla lotta al disagio sociale coordinata dall’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni – ONDS.
Alex Britti, testimonial della Campagna di sensibilizzazione “La voce delle donne” di WeWorld, ha chiuso la mattinata presentando il suo ultimo singolo – e il videoclip – “PERCHÉ?”, nato dall’esigenza di dare un aiuto concreto alle donne vittime di violenza. Tutti i diritti di Alex Britti e della It.Pop del singolo “PERCHÉ?” infatti sono destinata ai progetti di WeWorld contro la violenza sulle donne.
A una settimana dal 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, WeWorld ancora una volta ha voluto coinvolgere le Istituzioni in un’approfondita condivisione e analisi su come nel nostro Paese la violenza contro le donne non sia un fenomeno occasionale quanto, piuttosto, una realtà culturalmente strutturata.
Contemporaneamente crediamo sia indispensabile una maggiore conoscenza degli aspetti economici e sociali, che tale fenomeno provoca, affinché le Istituzioni possano farsi promotori del varo di politiche efficaci e preventive. Queste, nel medio e lungo termine, porteranno a conseguire una contrazione del peso economico sulla comunità e del costo umano che tale situazione produce.