Sono di fine luglio le dichiarazioni al vertice mondiale “Finanze per lo Sviluppo” di Addis Abeba, in cui il Presidente Renzi annunciava che l’Italia era pronta a rispondere dei ritardi negli impegni per l’APS (Aiuto per lo Sviluppo): un aumento significativo nella destinazione dei fondi alla cooperazione internazionale all’interno del budget dello Stato verso un allineamento nei posti al vertice dei Paesi del G17 entro il 2017. (Scopri di più su:
http://www.arcsculturesolidali.org/2015/10/30/aumenta-limpegno-italiano-per-laps-quali-le-risorse-effettive/)
di Silvia Stilli
Poi il discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite sul collegamento stretto del ruolo dell’Italia nel Mediterraneo per l’accoglienza ai profughi con il rilancio dell’impegno per l’APS e la cooperazione internazionale. Obiettivo è collocarsi tra i maggiori Paesi donatori del G7.
Le reti e rappresentanze di ong hanno chiesto conferme di questo rilancio del Governo nella lotta globale alle povertà e per i diritti e la pace, mettendo sotto pressione Renzi e il Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Gentiloni. I primi dati ‘accorpati’ che riguardano la cooperazione internazionale dentro la Legge di Stabilità: 100 milioni di euro in più nel 2016, un aumento del 40%! Si aggiungono ieri le notizie su quanto verrà ‘scippato’ al budget della Difesa dalle missioni militari all’estero, per destinarlo al sostegno a popolazione e rifugiati in zone di conflitto e alla pace e dialogo: dal Decreto per le missioni 38 milioni e 500.000 euro sono destinati alle spese per integrazione degli stanziamenti a iniziative di cooperazione per popolazione e rifugiati e ricostruzione civile e per il sostegno alle iniziative europee e multilaterali in materia di assistenza ai rifugiati. In Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Libano, Giordania, Somalia, Sudan Sud Sudan e Yemen.
Ancora un milione di euro per iniziative volte ai processi di pace e rafforzamento della sicurezza in Africa Subsahariana, America Latina e area caraibica.
Le promesse che sono state fatte al momento del ‘varo’ della L.125/2014 per la nuova cooperazione internazionale dell’Italia sono realtà? L’aumento dell’APS italiano rispetto ai fondi a disposizione nel 2015 porta ad una crescita di investimenti nella lotta alle povertà e per i diritti globali dello 0,01%, ma, come hanno fatto notare alcuni del settore ong, per arrivare al quarto posto tra i Paesi donors del G7 occorre nel 2017 raggiungere la quota dello 0,25% del PIL, con quindi 1,3 miliardi di finanziamenti aggiuntivi all’anno.
Inoltre, è bene dirselo, i positivi conteggi governativi sul ‘rilancio’ contengono anche i fondi UE che annualmente vengono destinati all’Italia per la gestione dei flussi migratori. Siamo ancora lontani dalla lettura trasparente e chiara delle risorse effettive per l’APS del nostro Paese. Occorre essere oggettivi e al tempo stesso limitatamente ottimisti nella valutazione e nel giudizio sui passi avanti e la direzione intrapresa.
In attesa di vedere le tabelle di ripartizione in quote dei fondi, per capire QUANTO e COME andrà alla cooperazione governativa in gestione diretta bilaterale tra Stati, al multilaterale, al privato profit, ai soggetti della società civile previsti dall’art. 26 della L.125/2014.
Altra preoccupazione di carattere politico e sostanziale espressa dalle rappresentanze delle ong italiane per lettera a Gentiloni riguarda l’eventuale subordinazione degli aiuti ai Paesi di origine e transito dei flussi migratori allo sviluppo di accordi commerciali, controlli di frontiera e accordi di riammissione. Il connubio stretto cooperazione internazionale-politiche migratorie e accordi sarà un tema rilevante nel vertice internazionale di novembre a La Valletta per discutere appunto di migrazione con i Paesi africani soprattutto e altri. Occorre seguire con attenzione i passaggi diplomatici e il collegamento tra politiche nazionali ed europee, vedere in un’ottica d’insieme il post Expo e post 2015 e gli esiti della COP21 di Parigi sui cambiamenti climatici: da lì le linee del vero impegno italiano per l’APS.