In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione Tommy Simmons racconta una storia emblematica, fornendo anche i dati sull'Africa e la malnutrizione. Amref - che da quasi 60 anni - lavora con le comunità africane, ricorda il suo impegno con alcuni progetti che mettono in collegamento l'alimentazione alla salute. (Scopri di più su: https://www.amref.it/2015_10_15_Quando_il_cibo_non_basta_per_tutti)

In Africa Orientale i pasti di gran parte della popolazione sono a base di "ugali", chiamato anche "posho" e in vari altri modi che cambiano a seconda delle regioni. E’ una polenta di farina di mais bianco che, come tradizionalmente in Italia la pasta o la pizza e in Asia il riso, rappresenta il primo elemento della nutrizione in quanto è soprattutto economico e riempitivo. In particolare per i poveri il primo obiettivo dell’alimentazione è appunto quello di far passare l’opprimente fame. Quando possibile, l’ugali viene accompagnato da un po’ di carne ma più solitamente le famiglie lo condiscono con una verdura locale diffusamente chiamata “sukuma wiki”, che letteralmente significa “tira avanti la settimana”; rispetto alla sola polenta, infatti, apporta una spinta in più che aiuta tutti a lavorare, ad andare a scuola, genericamente a tirare avanti.

Una sera di qualche anno fa, durante una delle periodiche siccità che aveva toccato il Kenya, mi trovavo a parlare con un guardiano notturno del mio quartiere che mi raccontava come andavano le cose dove abitava la sua famiglia: “Sono saltate tre stagioni delle piogge di fila e la gente stenta anche a mangiare. Io sono fortunato, perché un lavoro ce l'ho e posso portar da mangiare a casa, ma i miei vicini sono messi parecchio male. L’ultima volta che sono tornato a casa però, per dare un po’ di sapore al nostro “sukuma wiki” lo abbiamo ripassato in padella con un po’ di cipolle e sentendone l’odore i vicini hanno cominciato a bussare alla porta, chiedendoci qualcosa per i figli. Ma io guadagno poco e a malapena mando avanti la famiglia. Non posso dar da mangiare a tutti. E così ora a casa dobbiamo mangiare di nascosto, chiusi dentro, e il “sukuma wiki” lo bolliamo e basta, per evitare che condendolo i vicini sappiano che abbiamo cibo in casa. Non è bello poter mangiare quando il villaggio non ha niente, ma che devo fare?”
Ecco, per milioni di africani, questa è la realtà.

Secondo la FAO oggi al mondo ci sono ancora 795 milioni di persone malnutrite, giovani e adulti che fanno fatica a “tirare avanti la settimana” e bambini che non avranno mai una crescita regolare. Milioni di bambini vanno a scuola a stomaco vuoto, faticano a seguire le lezioni e oltre a soffrire e a non poter crescere fisicamente non possono sviluppare le loro conoscenze e il loro potenziale. La malnutrizione di oggi è uno dei principali ostacoli alla crescita sociale del domani. Sempre secondo la FAO il 23,2 % della popolazione dell’Africa sub-sahariana è malnutrito. Nei paesi afflitti da conflitti i tassi di malnutrizione sono ancora più alti - e in alcuni di essi, come il Sud Sudan, la Siria e la Repubblica Democratica del Congo non è neanche possibile avere dati concreti. In Africa la malnutrizione è un dramma e un peso per le popolazioni rurali che dipendono dall’agricoltura o la pastorizia ma anche per i crescenti numeri di poveri urbani che a centinaia di milioni stentano ad arrivare alla fine della settimana. La malnutrizione e i suoi effetti sono la principale causa di mortalità infantile, dato che espone maggiormente i piccoli alla complicazioni delle diffuse malattie infantili, così come sono la maggior causa dei parti prematuri (con tutto ciò che ne consegue).

Amref Health Africa interviene contro la malnutrizione in ambito urbano nel quartiere di Dagoretti, a Nairobi, dove ha sviluppato un programma comunitario di orti urbani. Questo progetto si propone di trasmettere alle famiglie più bisognose le conoscenze necessarie per poter produrre a basso costo, anche in spazi ristretti e con un limitato accesso all’acqua, le verdure necessarie ad integrare quanto possono permettersi di acquistare sul mercato. Oggi nell’Africa sub-sahariana oltre 200 milioni di persone vivono nelle baraccopoli e lo sviluppo di strumenti pratici per “portare l’agricoltura in città” - e per diffonderla - è essenziale per lenire l’aspetto nutrizionale della povertà.

In ambito rurale, Amref Health Africa, grazie al sostegno dell’Unione Europea, opererà a partire dal 2016 nella contea di Siaya, vicino al Lago Vittoria, dove la densità abitativa e la crescita demografica stanno impattando fortemente sullo stato nutrizionale della popolazione. In questa zona soprattutto agricola, Amref Health Africa sarà attiva su due fronti: formando la leadership locale sui temi della nutrizione e le sfide che affronta la comunità e migliorando l’accesso ai servizi nutrizionali per le madri ed i bambini, che sono le fasce più a rischio della popolazione. Si punterà ad aumentare la disponibilità e il consumo di micronutrienti nelle scuole, a costituire e attrezzare associazioni locali specializzate in nutrizione e a contribuire alla diffusione delle conoscenze sull’alimentazione. Perché sempre la conoscenza è alla base delle soluzioni per le sfide sociali del continente.

Tommy Simmons

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