Lo slogan “Non lasciare nessuno indietro” senza azioni concrete, resterà tale.
New York/Roma. Dal 25 al 27 settembre il Vertice delle Nazioni Unite riunito a New York ha adottato i nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) da raggiungere entro il 2030, che sostituiscono gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio al grido di “non lasciare nessuno indietro”. Per Medici Senza Frontiere (MSF), questi obiettivi sono lodevoli ma difficilmente realizzabili e la salute sembra aver perso l’importanza che aveva prima.
I nuovi Obiettivi dovrebbero diventare il modello per i programmi sanitari di molti paesi, istituzioni internazionali e finanziatori. Al momento però sono lontani dalla realtà e dai bisogni delle persone e manca un piano chiaro su come saranno raggiunti. Allo stesso tempo, le attuali politiche di sviluppo non sono al passo con le ambizioni degli SDG e i finanziamenti internazionali per un settore come quello dell’assistenza sanitaria stanno diminuendo.
“Come MSF siamo preoccupati che i nuovi obiettivi, se pur lodevoli, siano una pia illusione”, dichiara la dott.ssa Stella Egidi, responsabile medico di MSF. “Ogni giorno affrontiamo la sfida di rispondere a gravi bisogni medico-umanitari nei paesi più remoti, poveri e instabili del mondo. E siamo testimoni di quanto l’accesso ineguale alle cure, le regole commerciali sempre più severe, la riduzione dei fondi per la ricerca e lo sviluppo e la mancanza di volontà politica continuino a spezzare vite e paralizzare intere comunità”.
Negli ultimi 15 anni, sono state investite risorse senza precedenti per affrontare le epidemie e migliorare la salute materna e infantile, portando indiscutibili progressi nel migliorare la salute globale. Tuttavia, questi risultati oggi sono a rischio. I paesi a medio reddito – dove oggi vive il 70% delle persone più povere al mondo – stanno perdendo il supporto internazionale e sono costretti a scegliere fra la sanità e altri settori.
“Per realizzare i nuovi obiettivi in soli 15 anni servono piani concreti basati sui bisogni delle persone, non su ottimistici schemi economici”, prosegue Stella Egidi. “Serve un maggior supporto politico ed economico, prezzi più bassi per vaccini e medicine salvavita, staff medico formato e un migliore accesso alle cure. I progressi compiuti in materia di salute devono essere incoraggiati e la salute delle persone più vulnerabili deve essere la vera priorità”.
A più di un anno dall'inizio dell'epidemia di Ebola e alla luce dell’attuale situazione di migranti e rifugiati, è chiaro che gli SDG devono fare ancora molta strada se vogliono raggiungere l’obiettivo di “non lasciare nessuno indietro”. “Se e in che modo i governi, le istituzioni globali, i finanziatori, la società civile e il settore privato tradurranno queste dichiarazioni ambiziose in azioni rapide e concrete in grado di soddisfare davvero i bisogni sanitari delle persone rimane un interrogativo aperto”, conclude Stella Egidi.