Questi giorni sono molto importanti per il destino del Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e degli accordi commerciali gemelli, che larga parte della società civile europea considera pericolosi e lesivi dei diritti dei cittadini. (Leggi di più su: http://www.acli.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=10211:cosa-c-e-di-nuovo-circa-il-ttip&Itemid=866#ixzz3mjV4QfLt)

Scritto da Federica Volpi

Il Ceta, il trattato commerciale che la Ue sta concludendo con il Canada, è in stato più avanzato rispetto al Ttip, ma non è stata ancora presa alcuna decisione preliminare.

Secondo la Commissione europea e il governo canadese i negoziati sarebbero chiusi, ma alcuni Stati membri – come la Germania – chiedono ancora cambiamenti sostanziali all’accordo. La Commissione non intende sentire ragioni e preme invece per la definizione di un “annesso” con una lista di domande che potranno essere trattate dopo l’entrata in vigore dell’accordo.

Attualmente il trattato è sotto esame e revisione dal punto di vista legale; successivamente avranno inizio le traduzioni del testo, che richiederanno all’incirca 6 mesi. In seguito ogni Stato membro dovrà rivedere la versione nella propria lingua affinché possa aprirsi la procedura di approvazione e di ratifica. Presumibilmente il Ceta entrerà nella fase di ratifica nel corso del 2016. Si tratta, dunque, di evitare che il trattato entri in vigore.

Circa il Ttip (l’accordo in corso di trattative tra Ue e Stati Uniti), i negoziati sono ancora in corso. Rimangono sul tavolo un gran numero di questioni irrisolte, ivi compresa la protezione degli investimenti, che si vorrebbe garantire tramite la clausola Isds (Investment-State Dispute Settlement). I nuovi colloqui si terranno in ottobre ma è improbabile che accelerino: si deve, infatti, tener conto del fatto che durante il 2016 la campagna per le elezioni presidenziali in America occuperà la scena politica statunitense. Resta, quindi, da vedere se il testo del trattato potrà essere ultimato e definito prima delle citate elezioni nel novembre 2016.

Come già segnalato, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione nel luglio scorso per definire le condizioni alle quali potrebbe accettare il Ttip. Anche se sarebbe stato meglio varare una risoluzione dai toni più critici, nondimeno in essa vengono formulate diverse decisioni con le quali gli Stati Uniti potrebbero non concordare. Bisognerà vedere a cosa porteranno i negoziati in merito a questo. Resta in piedi l’ipotesi che il Ttip possa essere bocciato dal Parlamento europeo, ma anche se non fosse così è presumibile che l’accordo debba essere ratificato dai singoli Stati membri dell’Unione. E anche se un solo Stato si rifiutasse, il trattato decadrebbe completamente.

Intanto il movimento europeo contro Ttip e Ceta si va compattando sempre più e sta accrescendo le proprie forze: 2 milioni e 780mila persone hanno già firmato la petizione (che è un’iniziativa dal basso che l’Unione prevede e definisce Eci – Iniziativa dei cittadini europei), 700 Municipi, inclusi intere città e regioni, si sono dichiarati “zone libere da Ttip” e recentemente una rete di piccole e medie imprese si è schierata a fianco della Campagna.

La campagna, che raccoglie circa 500 organizzazioni della società civile in Europa, presenterà le firme alla Commissione europea il 7 ottobre prossimo con un’iniziativa creativa. Contestualmente saranno lanciate le giornate di mobilitazione in tutti i Paesi aderenti: a Berlino, Amsterdam, Londra, Parigi, Oslo e in molti altri luoghi in Europa si scenderà di nuovo per le strade il 10 ottobre.

Invitiamo chi volesse avere maggiori informazioni e partecipare alla raccolta delle firme (che sarà aperta ancora per circa due settimane) di consultare il sito: www.stop-ttip.org.

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