Fondazione ÈBBENE riportia interamente un articolo molto interessante tratto dalla newsletter di Redattore sociale sulla legge di stabilità e sulle indicazioni di esperti ed organizzazioni del Terzo settore in merito alla stessa. (Scopri di più su http://www.ebbene.it/index.php)

“Una legge di stabilità che guardi alle difficoltà delle persone e ne tenga conto, che aiuti finalmente le persone in povertà o a rischio impoverimento, che sostenga le famiglie e in modo particolare quelle con figli, che supporti le persone non autosufficienti con interventi di assistenza degni di questo nome. Una legge di stabilità che sì, abbassi la pressione del fisco, ma che sappia anche osare di più, senza fermarsi al solito, ripetitivo e per certi versi non strettamente necessario provvedimento di riduzione della tassazione sugli immobili, e quindi Imu e Tasi.

La macchina del governo è al lavoro, in queste settimane, per predisporre il testo della legge che caratterizzerà i finanziamenti per il 2016, assegnando la priorità a questo o quell’intervento: il disegno di legge sarà poi passato all’esame del Parlamento per essere approvato, nel corso della sessione di bilancio, entro la fine dell’anno. Si preannuncia una manovra da almeno 25 miliardi di euro, con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che intanto si è già sbilanciato nell’annunciare l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e della Tasi (costo dell’intervento, circa 5 miliardi di euro). Abbiamo chiesto a esperti, organizzazioni, realtà del terzo settore, un giudizio sui primi orientamenti del governo e un parere sugli interventi che andrebbero previsti in legge di stabilità. Con uno sguardo particolare alla povertà, alla non autosufficienza, alla famiglia, all’immigrazione.

POVERTÀ. Da lungo tempo si attende l’adozione di un Piano pluriennale di contrasto alla povertà assoluta che metta fine alle decennali sperimentazioni sul campo: l’Alleanza contro la povertà insiste per introdurre una misura sulla falsariga del Reis – il reddito di inclusione sociale pensato dal cartello di organizzazioni guidate da Acli e Caritas. Per il presidente delle Acli Gianni Bottalico e per il coordinatore scientifico Cristiano Gori c’è bisogno, per il primo anno, di 1,8 miliardi. Una cifra che, “se c’è la volontà politica”, si trova. Ma il timore è che ancora una volta si scelgano altre priorità e si punti ancora su misure spot.

NON AUTOSUFFICIENZA. Anche sul fronte della non autosufficienza si cercano risorse. Risorse ma anche politiche: “Prima di ipotizzare cifre, spese, tagli, razionalizzazioni, serve una vera pianificazione degli interventi”, dice il presidente Fish Vincenzo Falabella (che infatti si dice contrario alle ipotesi di taglio di deduzioni e detrazioni fiscali). Quanto agli importi, idee chiare al Movimento 16 novembre, che chiede almeno un Fondo non autosufficienza pari a 400 milioni di euro, la stessa cifra stanziata lo scorso anno.

IMMIGRAZIONE. Basta con misure emergenziali è il ritornello anche delle richieste che Arci e Caritas Italiana rivolgono al governo sul fronte dell’immigrazione: un programma per arrivare alla fine dell’accoglienza straordinaria ed emergenziale, con l’ampliamento della rete Sprar, il rinforzo delle commissioni per l’asilo, più soldi all’integrazione e a una operazione di salvataggio in mare.

FAMIGLIA. Destinataria degli interventi della legge di stabilità dovrebbe essere anche la famiglia: non “un costo” ma una “risorsa”, secondo il Forum delle associazioni familiari che sottolinea come la vera chiave di volta sarebbe quella di rivedere e modulare tutti gli interventi – compresi quelli relativi al carico fiscale – sulla base dei carichi familiari. Un fisco a misura di famiglia, dunque, in una legge di stabilità che si riveli per una volta davvero “family friendly”.

TERZO SETTORE. Dal canto suo, il Forum del Terzo settore, con il portavoce Pietro Barbieri, fa notare che puntare sul sociale sarebbe la soluzione giusta per dare una scossa all’economia: a questo proposito, argomenta che se i 4 – 5 miliardi di euro necessari al taglio delle tasse sulla casa (Imu e Tasi) fossero invece investiti per le fasce povere o a rischio impoverimento, questi si tradurrebbero in larga misura in consumi, contribuendo ad un netto rilancio della domanda interna. Molto più che con misure che di fatto avvantaggiano soprattutto un ceto medio che in larga misura non ha sofferto gli effetti della crisi e che pertanto sceglierebbe più di risparmiare che di consumare.

L'ESPERTO. Considerazione su cui si trova d’accordo anche uno fra i massimi esperti di politiche sociali: Maurizio Ferrera, docente della Statale di Milano: “Cancellare Imu e Tasi anche ai ricchi è insensato”. E suggerisce di puntare invece su Reddito di inclusione sociale, misure per l'invecchiamento attivo e creazione di asili nido.

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