“Come legare cultura e solidarietà” – Intervista a fr. Alessandro Caspoli, Direttore Antoniano Onlus. (Scopri di più su:
http://www.osservatoriosocialis.it/2015/09/16/intervista-a-fr-alessandro-caspoli-direttore-antoniano-onlus/)
Ci si avvicina all’Antoniano pensando di trovare solo lo Zecchino d’Oro e invece si scopre che esiste un mondo molto variegato. Quale è il filo conduttore?
Tutto il mondo dello Zecchino d’Oro nasce da una mensa, voluta a Bologna nel 1954 dal francescano Padre Ernesto Caroli. Per sostenere la mensa i frati hanno costruito un cinema, con un’idea di impresa sociale ante litteram. Questo progetto è stato il nodo che ha legato per la prima volta due mondi molto diversi: quello della cultura e dell’intrattenimento e quello della solidarietà, il collante erano e sono ancora oggi i valori francescani e i principi di solidarietà, condivisone, rispetto dell’infanzia.
Abbiamo dedicato gli ultimi 60 anni a far crescere quest’idea, da una parte con produzioni televisive e discografiche che hanno come obiettivo la crescita armonica dei bambini attraverso la musica, dall’altra cercando nuove risposte al problema delle povertà e dell’emarginazione, in Italia e nel mondo. Oggi i due mondi dell’Antoniano sono strettamente connessi e si rafforzano a vicenda, legati da una visone comune: un mondo in cui tutte le persone si possano realizzare pienamente.
In base a cosa decidete di realizzare un progetto piuttosto che un altro e come vi integrate con i servizi alla persona erogati dal servizio pubblico?
Il fattore che accomuna i nostri progetti è una visione di lungo periodo, cerchiamo di realizzare attività che abbiano un impatto concreto nella comunità, per fare questo lavoriamo in rete con le istituzioni e con i servizi pubblici.
In particolare, i nostri progetti sono dedicati alle persone che vivono in povertà e all’infanzia in Italia e nel mondo. Per quanto riguarda le prime, abbiamo elaborato negli anni un modello di risposta che parte dalla mensa e si sviluppa in diversi servizi. Il nostro obiettivo è andare oltre all’erogazione del pasto, per costruire percorsi di inserimento sociale, lavorando in rete con i Servizi Sociali e il Comune.
Oltre alla mensa che serve circa 100 pasti al giorno, gestiamo un Centro d’Ascolto, una struttura d’Accoglienza, laboratori formativi e progetti di inserimento lavorativo, complessivamente sono 500 le persone che seguiamo ogni anno. Per quanto riguarda l’infanzia realizziamo progetti di cooperazione internazionale all’estero in partnership con i Paesi in cui interveniamo e con le comunità locali. Siamo attualmente presenti in Mozambico, in questo Paese abbiamo realizzato 13 strutture sanitarie, dove le donne in gravidanza vengono accolte e monitorate prima del parto con l’obiettivo di ridurre la mortalità materno-infantile causata dal virus dell’HIV. Ogni struttura dà assistenza ad oltre 250 neo mamme ogni anno. Infine gestiamo a Bologna “Antoniano Insieme”: un Centro Ambulatoriale di Medicina Fisica e Riabilitazione che lavora in stretta collaborazione con il servizio pubblico e realizza progetti di prevenzione, diagnosi e riabilitazione. Il Centro supporta ogni anno 200 bambini con diverse fragilità, per favorire uno sviluppo armonico a livello fisico e cognitivo.
Grazie anche una crescente cultura della CSR nel mondo profit, assistiamo ad un aumento delle iniziative di volontariato aziendale: come si gestisce l’aspettativa di voler fare del bene a tutti i costi? Molte associazioni, infatti, hanno problemi ad organizzare le giornate di volontariato aziendale in quanto non sempre è possibile far entrare persone non preparate nei servizi offerti. Ci può fare un esempio di una iniziativa particolarmente riuscita?
Credo che sia molto importante da parte delle associazioni avere chiare le proprie necessità, in modo da poter fare delle proposte proattive alle imprese che desiderano fare volontariato aziendale. Da una prima giornata possono nascere bei progetti, maggiormente focalizzati sul “volontariato di competenze” oppure può nascere una partnership di lungo periodo. Nel 2015, il Gruppo Marchesini, ha sostenuto la nostra mensa con una donazione e poi ha coinvolto i propri collaboratori con giornate di volontariato in mensa, durante le quali i dipendenti mettono concretamente in tavola i pasti garantiti dall’azienda. Dopo questa prima esperienza insieme, il Gruppo Marchesini ci ha donato 20 PC, che abbiamo utilizzato per allestire un’aula computer dove oggi realizziamo laboratori di formazione per i nostri ospiti.
Come è nata la partnership con New Holland in occasione di EXPO 2015 e quali sono stati i risultati ottenuti?
La partnership con New Holland è un bellissimo esempio di come si può coniugare il mondo Zecchino d’Oro con i nostri progetti di solidarietà. In occasione di Expo abbiamo prodotto un brano musicale per l’azienda, che racconta la visione comune di un futuro sostenibile. Il Piccolo Coro dell’Antoniano ha interpretato la canzone, che poi è diventata un video ed un CD. Per ogni CD prodotto New Holland ha deciso di garantire un pasto nella nostra mensa, saranno 5.000 i pasti che abbiamo potuto mettere in tavola grazie a questo progetto.
Un desiderio per il 2015?
Nell’anno di Expo e del grande tema dell’alimentazione, penso alla nostra mensa e ai progetti di inserimento che attiviamo con gli ospiti, dopo che si sono seduti a tavola con noi. Per noi mangiare insieme è un’occasione, la prima opportunità per entrare in contatto e iniziare un nuovo progetto di vita. Il nostro desiderio è quello di rendere la nostra mensa sempre più sostenibile, utilizzando alimenti ottenuti attraverso progetti che combattono lo spreco alimentare. Questo per noi significa liberare risorse importanti, che possiamo investire nei percorsi di autonomia delle persone. In qualche modo significa ridare valore al cibo. Antoniano è nato dalla mensa e la mensa continua ancora a rappresentare il punto di inizio e il cuore del nostro lavoro.
- (A cura di Marta Tersigni) ©osservatoriosocialis.it