È in atto la più grande crisi dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Milioni di persone scappano da violenze e soprusi, dagli attacchi con gas in Siria alla tortura e alla schiavitù in Eritrea. (Scopri di più su: http://appelli.amnesty.it/rifugiati-canali-sicuri/)

Da gennaio, oltre 411.000 persone, in maggioranza rifugiati, hanno intrapreso viaggi pericolosi cercando sicurezza in Europa. Oltre 2900 i morti.

L’impatto più significativo di questa crisi non si fa sentire in Europa ma in paesi come il Libano, con un milione di rifugiati, il Pakistan, l’Etiopia e il Ciad.

L’Europa deve cambiare atteggiamento.

Il 15 ottobre i capi di stato e di governo dell'Ue si riuniranno a Bruxelles per trovare una risposta. Amnesty ha presentato un’Agenda di proposte per affrontare la crisi dei rifugiati. Nell’ambito di queste proposte chiediamo all'Italia, così come agli altri stati membri, di fare la propria parte affinché l'Ue:
  • rafforzi la capacità di accoglienza di migranti e rifugiati nei paesi di primo arrivo;
  • partecipi pienamente ai piani di emergenza di redistribuzione dei rifugiati e dei richiedenti asilo;
  • si impegni a introdurre un sistema d'asilo comune dell'Ue anche attraverso meccanismo più equi di assegnazione delle responsabilità e di distribuzione dei richiedenti asilo e fornendo percorsi sicuri e legali di accesso in Europa.
Leggi l'appello completo di Amnesty International Italia.

Approfondimento

La risposta dei leader europei alla crescente crisi dei rifugiati è stata frammentaria e incoerente, proprio nel momento in cui era necessaria una leadership e il sistema di asilo era al collasso in Europa.

Il vertice di emergenza dei ministri degli Interno degli stati membri del 14 settembre si è concluso con l’adozione di una proposta emersa già a maggio di redistribuire appena 40.000 persone dalla Grecia e dall'Italia nel giro di due anni: una risposta modesta alla crisi globale dei rifugiati.

“Mentre la crisi dei rifugiati cresce ogni giorno di più, la reazione dell'Unione europea è basata sull'inerzia, altro che sulla risolutezza” (Iverna McGowan, direttrice dell'Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee).

In Ungheria, il 15 settembre, sono entrate in vigore nuove leggi che sanzionano i rifugiati che tentano di varcare la frontiera con il carcere da uno a tre anni.

Alla vigilia del vertice dei ministri dell'Interno, abbiamo presentato (anche al ministro dell'Interno italiano Alfano) una serie di proposte per rimediare al fallimento del sistema europeo d'asilo.

Chiediamo un approccio strategico che, attraverso canali legali e sicuri, basati su reinsediamenti, visti umanitari e ricongiungimenti familiari, permetta a chi fugge da persecuzioni, violenze e guerra di raggiungere l’Europa senza intraprendere un viaggio pericoloso, spesso mortale; le condizioni di accoglienza all’arrivo devono essere adeguate e umane, le procedure di asilo snellite e gli stati dell’Ue devono condividere equamente le responsabilità di accogliere i rifugiati.

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