Nel giorno in cui Juncker sottolinea come l’emergenza rifugiati rappresenti una priorità assoluta per l’Unione Europea e la Commissione Europea annuncia lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per istituire un "Fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare in Africa" , vi segnaliamo l’interessante analisi di Mario Raffaelli, Presidente di Amref Italia, che approfondisce la questione delle cause all’origine dei flussi migratori e delle azioni che dovrebbero essere sviluppate per intervenire in modo efficace e duraturo su tali problemi.
- Leggi il suo approfondito contributo apparso - 9 settembre - su L'Adige. Scarica il pdf.
ALCUNI STRALCI
Dibattito. "Troppe volte, infatti, il dibattito pubblico si esaurisce nella contrapposizione di posizioni specularmente improduttive: chi, come Salvini, specula in maniera becera sulle tragedie o chi, all’opposto, ridimensiona l’entità del problema, con nobili appelli alle buone intenzioni. Purtroppo, non ci troviamo più di fronte a una semplice emergenza, ma a un dramma diventato strutturale, con il quale l’umanità dovrà convivere per i prossimi decenni".
Migrazione. "La natura del problema composto da tre fattori [..] differenziale demografico...[..] differenziale economico..[...] situazioni di intabilità"
Sviluppo. "Non ha senso riversare aiuti in un paese senza preoccuparsi delle sue condizioni interne. L’ha fatto già molte volte la cooperazione internazionale, disseminando l’Africa di “elefanti bianchi”. Per fortuna, quest’approccio primitivo è stato abbandonato da tempo e, oggi, è chiaro a tutti come lo sviluppo di un paese possa essere frutto solo di processi interni, che la comunità internazionale può aiutare, intervenendo con un supporto diretto a certi capitoli dei loro bilanci, incoraggiando la cooperazione fra territori, creando le condizioni per la creazione di un mercato interno capace di attrarre gli investimenti dall’estero...[...] Per questo è fondamentale aiutare la crescita del capitale umano e le organizzazioni civili di questi paesi e, allo stesso tempo, moltiplicare gli strumenti che favoriscano joint-venture e rendano più eque le ragioni di scambio.
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