Con una puntualità stagionale ritornano alla ribalta mediatica le condizioni disumane in cui lavoratori (per lo più donne e migranti) raccolgono i pomodori nelle nostre campagne. (Scopri di più su:
http://www.aggiornamentisociali.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento%3D13047)
Chiara TintoriTalvolta, come negli ultimi giorni, l'esito si rivela fatale portando al decesso alcuni braccianti. Si stimano Quattrocentomila lavoratori stagionali, che passano più di 10 ore nei campi, per un salario il più delle volte offensivo. "Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia", così il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. Oltre a tutte quelle misure di contrasto che a livello istituzionale vanno incoraggiate e assunte - come la neonata "Rete del lavoro agricolo di qualità", sistema pubblico di certificazione etica del lavoro per le imprese agricole - non possiamo stancarci di sostenere un altro tipo di agricoltura, che non solo rispetti la terra, ma anche chi la lavora.
Quando facciamo la spesa, oltre all'attenzione per un cibo buono e di qualità, quante volte ci chiediamo: "da dove proviene questo alimento? Chi l'ha coltivato e in che condizioni di lavoro? Ha ricevuto un salario giusto?" Gli strumenti per trasformare l’indignazione in azione esistono e sono, spesso, a portata di click.Si tratta di conoscere e valorizzare quelle realtà agricole che già oggi rispettano i diritti dei propri lavoratori e che con i loro prodotti sono già presenti anche nei canali della grande distribuzione alimentare.
Quanti di noi hanno avuto la fortuna di partecipare, in contesti rurali, al "rito" di fare la passata di pomodoro, ricorderanno come fosse un momento di condivisione tra più famiglie e tra generazioni: i bambini lavavano i pomodori, i più grandicelli e le donne li tagliavano a pezzi, li passavano e infine i padri di famiglia, o i più forzuti, chiudevano ermeticamente i barattoli, pur sapendo che durante il lento e lungo processo di cottura in grandi fusti, qualcuno inevitabilmente sarebbe scoppiato! L'auspicio è che l'unico colore rosso, grande dominante dell'intero "rito", resti ancora oggi quello del pomodoro, e non del sangue versato dai lavoratori nei campi...