Interni. A Ceccano, nel frusinate, c’è l’ecostazione: biblioteca ambientale e bar “etico” a km zero. Da Anguillara a Canne, le stazioni impresenziate, affidate ad associazioni o cooperative, diventano la “casa” di iniziative per la promozione del territorio. (Scopri di più su: http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=5165)

di Ludovica Jona

Da un lato ci sono alberi, fiori e colline dai colori brillanti, dall’altro i fumi delle fabbriche dipinti con inquietanti gradazioni del rosso. Al centro, un treno che corre veloce esprime la mediazione possibile tra i due estremi, l’interazione tra uomo e natura. L’enorme murales copre la facciata della stazione di Ceccano (FR), e racconta la storia del territorio. Questo centro abitato nel cuore della Ciociaria è attraversato dal fiume Sacco -dove un tempo si faceva il bagno, mentre ora è avvelenato da sversamenti industriali- e incoronato dal bosco Faito, 330 ettari di ecosistema unico al mondo, dichiarato monumento ambientale nel 2009 ma che rischiò di essere cementificato per una speculazione edilizia nei primi anni 2000.

L’opera d’arte, realizzata dall’artista locale Alberto Spaziani, è stata commissionata dall’associazione Centro Studi Tolerus (www.tolerus.it), che dal 2007 ha ottenuto in comodato d’uso gratuito dalla Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) i locali della stazione, in cui promuove progetti di educazione ambientale. L’ecostazione di Ceccano è una delle circa 450 iniziative di riutilizzo delle stazioni impresenziate italiane attraverso contratti di comodato d’uso stipulati da Rfi con Comuni e associazioni senza scopo di lucro, per la concessione dei locali ai fini di promozione turistica, sociale e culturale, in cambio della manutenzione e della pulizia degli scali. I locali inutilizzati delle stazioni danno così spazio a progetti destinati alla collettività: l’ex appartamento del capostazione al primo piano del fabbricato viaggiatori di Ceccano oggi ospita una biblioteca sulle tematiche ambientali, un laboratorio didattico e una sala riunioni e convegni. In cambio, secondo l’accordo preso con Rfi, i circa 30 volontari dell’associazione tengono pulite le aree viaggiatori e il parco annesso allo scalo: “È l’unico dell’intera tratta ferroviaria a non essere stato cementificato, per nostra richiesta”, sottolinea Pasquale Pesce, presidente di Tolerus. Gli spazi all’interno della stazione vengono messi a disposizione di istituti scolastici e altre realtà associative del territorio, come il comitato provinciale per l’acqua pubblica e Libera. Oltre ad essere la casa delle iniziative per la difesa del territorio lo scalo di Ceccano ha offerto un lavoro a sei giovani: alcuni attivisti di Tolerus si sono riuniti in una cooperativa, il cui nome è “I cento passi”, e hanno vinto il bando per l’assegnazione del bar della stazione. “Abbiamo scelto per la nostra cooperativa un nome che evocasse il film che racconta la vita di Peppino Impastato, per il nostro impegno contro le mafie ma anche perchè rappresenta un passo in avanti per noi -spiega il socio Giovanni Pizzuti, che è anche coordinatore del presidio Libera di Ceccano-: da volontari, grazie all’ecostazione, abbiamo potuto crearci un lavoro”. Nel locale si preparano dolci e snack fatti in casa per i circa 1.500 utenti che quotidianamente attraversano la stazione per salire o scendere da un treno, utilizzando per quanto possibile prodotti locali o dei territori confiscati alle mafie.

Il processo di rigenerazione del patrimonio ferroviario -iniziato intorno agli anni 2000 con un’inedita alleanza tra Rfi, enti locali e associazioni- vede oggi crescere le iniziative legate alla protezione dell’ambiente, all’attivismo contro la criminalità organizzata e alla valorizzazione del territorio e della sua storia. In alcuni casi si tratta di locali concessi da Rfi in comodato d’uso gratuito ad associazioni senza scopo di lucro, in altri le strutture vengono date in locazione agevolata a piccole imprese locali.

Nella stazione di Isola delle Femmine, sulla tratta tra Palermo e Trapani, ad esempio, dal 2013 ha sede Addiopizzo Travel (www.addiopizzotravel.it), un tour operator specializzato in itinerari che coinvolgono ristoranti e alberghi che hanno detto no al pagamento del tributo alla mafia. Il progetto è nato nell’ambito dell’omonima associazione, che la mattina del 29 giugno 2004 inondò Palermo di volantini che affermavano “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, e il tour operator sostiene le imprese che, attraverso specifiche procedure, vengono certificate come “pizzo free”: dal 2010 al 2013 oltre 8mila turisti e studenti hanno partecipato agli itinerari antimafia. Il fatturato di Addiopizzo Travel, che porta valore aggiunto sul territorio, cresce ogni anno: dai 27mila euro del 2009 ai 305mila euro nel 2014. La realizzazione e pubblicizzazione dei pacchetti turistici -cui lavorano cinque dipendenti e uno stagista, oltre a diverse guide esterne- avviene al primo piano dello scalo di Isola delle Femmine, nell’ex appartamento del capostazione, affitto a prezzo calmierato da Rfi. Dario Riccobono, uno dei tre trentenni fondatori di Addiopizzo Travel, sottolinea come la posizione della stazione abbia una forte valenza simbolica: Isola delle Femmine è a pochi chilometri da Cinisi, dove Peppino Impastato venno ucciso proprio lungo i binari. Al giornalista vittima della mafia è stata intitolata la sede: “È su un’idea di Peppino Impastato, la bellezza come strumento di lotta alla mafia, che si fonda la nostra attività” racconta Riccobono. Che aggiunge: “Arrivare al lavoro in treno è coerente con l’idea di turismo responsabile che intendiamo promuovere”.

Anche la cooperativa Desy, in Campania, si occupa di turismo, e più nello specifico di ospitalità. “Recuperare spazi dal valore storico per il territorio, per ospitarvi servizi sociali e di economia condivisa a favore della comunità locale” è l’idea alla base del progetto che ha portato a ristrutturare e creare un ostello nell’antica stazione di Codola a Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, ottenuta in locazione agevolata da Rfi. L’antico scalo costruito a fine Ottocento, in corrispondenza del primo traforo ferroviario realizzato dai Borboni, è stato convertito nel 2007 nell’ostello “Il vecchio binario”, che offre lavoro a sei giovani. Chi vi soggiorna paga circa 15 euro a notte, e può raggiungere in treno, utilizzando anche la bici, le città di Caserta, Napoli, Salerno, la Costiera amalfitana a Vietri sul mare, o i siti archeologici di Pompei ed Ercolano. La “stazione” offre una suggestiva sala comune realizzata nelle antiche cantine borboniche, oltre a diverse soluzioni di alloggio. Per le prenotazioni è stato creato il sito www.motelnellastazione.com che permette riservare una notte anche all’ostello “Binario 95”, inaugurato recentemente nella stazione di Montoro Inferiore, in provincia di Avellino.

Nello scalo di Anguillara Sabazia, alle porte di Roma e a un passo dal Parco regionale di Bracciano Martignano, l’associazione Terra Tua, ha aperto nel 2013 il primo sportello del Lazio dell’Associazione italiana turismo responsabile (www.aitr.org). Ricavato nell’ex ufficio del capostazione, offre informazioni sulle bellezze del territorio e organizza visite guidate pubblicizzate sul sito www.terratua.net. Quattro volontari si occupano dello sportello, mentre 3 persone collaborano come guide retribuite di visite cui partecipano turisti ma anche residenti e scuole. “Turismo responsabile significa la conoscenza del territorio attraverso lo sviluppo dell’economia -spiega Elena Riccioni, presidente di Terra Tua-: cerchiamo di contribuirvi promuovendo l’agricoltura e l’artigianato locale, ma anche coinvolgendo come guide persone del luogo”. Ci sono le guide-butteri, che portano i gruppi in escursioni a cavallo, e le guide-ciclisti che organizzano uscite di cicloturismo.

Tra storia e territorio, la stazione di Canne della Battaglia, sulla linea Spinazzola-Barletta, in Puglia, è oggi dedicata alla celebre contesa in cui Annibale sconfisse i romani, che ebbe luogo nelle terre che la circondano. Fu proprio il casellante che abitava nel piccolo scalo pugliese a segnalare “la presenza di migliaia di ossa”, che permise, alla fine dell’Ottocento, di individuare la località esatta dello scontro, racconta Nino Vinella, presidente del Comitato Pro Canne della Battaglia (www.comitatoprocanne.com). A quest’associazione Rfi ha concesso in comodato d’uso gratuito i locali della stazione dal 1998. Il comitato si occupa di ricerca e divulgazione storica attraverso visite guidate. E ogni 2 agosto organizza rievocazioni della battaglia di Canne.

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