ROMA - «Misure alternative al carcere per i tossicodipendenti». Ha parlato attraverso un messaggio il premier Silvio Berlusconi al convegno "Tossicodipendenza, il carcere, le alternative", organizzato ieri a Roma dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria-Prima. Un progetto che prevede la possibilità di evitare la detenzione ai tossicodipendenti condannati per reati minori. «Sono convinto - ha spiegato Berlusconi - che il modo migliore per combattere il problema sia di aiutare chi è coinvolto non tanto attraverso pene detentive da scontare in carcere, quanto piuttosto col ricovero in strutture adeguate e gestite da professionisti preparati, competenti e umanamente sensibili». E anche il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato un mesaggio facendo riferimento alla «necessità di un giusto equilibrio tra le esigenze di cura e quelle, altrettanto essenziali, della sicurezza collettiva» Il progetto "Dap-Prima" segue l'esperienza milanese "La cura vale la pena" e consiste nell'applicare, a partire dalla fase del processo per direttissima, l'attivazione di un programma di recupero immediato. Due le condizioni essenziali: i tempi veloci del procedimento, con il condannato reoconfesso disponibile a intraprendere un programma terapeutico, e la presenza di un operatore Sert in grado di formulare una valutazione e una proposta per il recupero. Il progetto, nato da un'iniziativa della Direzione generale detenuti e trattamento del ministero della Giustizia, vuole dare sistematicità all'esperienza e di riproporla su scala nazionale, con l'istituzione di un nucleo operativo socio sanitario presso i tribunali delle maggiori città. Nella prima fase, Roma, Catania, Padova e Reggio Calabria. Il responsabile del Dap, Giovanni Tinebra e il responsabile della Direzione generale dei detenuti e del trattamento, Sebastiano Ardita, hanno spiegato che è opportuno bloccare il turn-over che nel 2004 ha portato 24 mila tossicodipendenti a entrare nelle carceri italiane, e uscirne, poco dopo, per aver commesso reati minori. «Queste persone - hanno spiegato - possono essere prese in cura e rieducate senza fare neanche un giorno di carcere». Val.Err. Il Messaggero, 28 gennaio 2005

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