Roma, 18 Luglio 2007 - Sono 1.355 i comuni che in Italia lo scorso anno sono stati colpiti dai roghi, il 17% del totale, contro gli oltre 2.000 del 2003 e i 1.552 del 2005. Nel corso del 2006 in tutta Italia sono andati in fumo quasi 40.000 ettari di territorio a causa di 5.643 incendi boschivi, di cui il 60% appiccati intenzionalmente da incendiari per varie ragioni tra cui la speculazione e l'illusione di creare posti di lavoro connessi alle attività di spegnimento. Criminali incendiari che a volte sono collegati alla criminalità organizzata.
Nell'ultimo quadriennio sono diminuiti però i roghi e è calato visibilmente il territorio aggredito dalle fiamme, a dimostrazione di quanti passi avanti siano stati fatti nella lotta agli incendi, dallo spegnimento, alla sensibilizzazione sino alla prevenzione. Un dato incoraggiante per il Bel Paese, che vede una drammatica controtendenza soltanto in Calabria e Sicilia. Con quasi 2.000 roghi divampati nel 2006 queste due regioni hanno visto rispettivamente il 63% e il 50% dei propri comuni interessati dalle fiamme. Una ferita profonda per il territorio che ogni volta perde ecosistemi e paesaggi incredibili, accrescendo la fragilità idrogeologica dei suoi versanti, cosa particolarmente preoccupante anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto anche in Italia. Ma il dramma dei roghi si concentra soprattutto in quindici province dove si verifica la metà degli incendi che divampano in Italia ogni anno, maglie nere che contribuiscono in modo determinante a trasformare gli incendi in una vera e propria emergenza nazionale. Negli ultimi quattro anni nelle province di Reggio Calabria, dove nel 2006 sono divampati ben 4.228 roghi, Palermo (2.342), Crotone (1.156) e Catanzaro (896), gli incendi boschivi sono aumentati. Anche province del centro nord, come Imperia, Latina e Genova, rientrano nella top ten delle aree bruciate d'Italia, anche se in queste province, anno dopo anno, si notano i risultati costanti della lotta ai roghi.
"Ci sono segnali importanti sull'efficacia della lotta agli incendi boschivi nel nostro Paese - dichiara Roberto della Seta, presidente di Legambiente - ma i numeri dei roghi mantengono l'Italia sempre in una situazione emergenziale. Questo però non può e non deve trasformarsi in un alibi per quei territori dove i risultati tardano ad arrivare, perché di esempi virtuosi nella mitigazione degli incendi ce ne sono molti. Il potenziamento della capacità di spegnimento, le campagne nazionali informative e il contrasto dei reati non possono sostituirsi alla fondamentale azione degli enti locali. Il ritardo dei comuni nella realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, soprattutto in Calabria e Sicilia, rappresenta un problema grave - conclude della Seta - fermare a monte la possibilità di speculare sul fuoco è un'azione fondamentale che i sindaci, soprattutto delle zone ogni anno più colpite dalle fiamme, devono mettere in pratica per contribuire a mettere fine a questa ciclica emergenza".
Sono ancora pochi però i comuni che sembrano aver capito l'importanza di questa attività, con la conseguenza di un ritardo grave nella realizzazione dello strumento che potrebbe arginare gli incendi dolosi in Italia. Solo in Liguria i comuni che hanno approvato il catasto delle aree percorse dal fuoco superano il 50%, fanalini di coda sono proprio la Calabria e la Sicilia.
Confortanti invece i risultati raggiunti dal Corpo forestale dello Stato contro i criminali incendiari. Sono stati oltre 131.000 i controlli sul territorio dal 2003 al 2006, quasi 90 ogni giorno, e 28.327 su persone, oltre 590 ogni mese. Un impegno nel controllo e la salvaguardia dei boschi complesso e gravoso, visto l'immenso patrimonio forestale che il nostro Paese conta, con tratti spesso difficilmente raggiungibili. 256 sequestri, 66 perquisizioni, 1.459 persone identificate e denunciate, 63 arresti: questi i numeri del contrasto dei reati connessi agli incendi concretizzati dal CFS nell'ultimo quadriennio. Oltre 13 milioni di euro sono stati notificati per illeciti legati ai roghi, con 563.851 multe effettuate.
"Il sistema statale per lo spegnimento degli incendi boschivi si è evoluto e ha raggiunto con il passare degli anni dei buoni risultati - spiega Cesare Patrone, Capo del Corpo forestale dello Stato - basti considerare la diminuzione del numero dei roghi nell'ultimo quadriennio e il vistoso calo delle superfici percorse dalle fiamme. Segno evidente di quanti passi avanti siano stati fatti nella lotta agli incendi, dallo spegnimento sino alla sensibilizzazione e prevenzione. Per rendere più efficace la lotta antincendio - continua Patrone - è necessario, però, intensificare l'attività di prevenzione e contrasto al fenomeno, attraverso l'azione del Corpo forestale dello Stato e delle altre forze dell'ordine per poter assicurare alla giustizia tutti i possibili incendiari e coloro che danneggiano il patrimonio naturale e paesaggistico italiano. D'altronde le foreste vanno salvaguardate perché sono i salvadanai dell'aria pulita - sottolinea Patrone - e con un incendio si immette nell'aria il carbonio trattenuto negli alberi, preziosi serbatoi di tale elemento.
Basti pensare che nel corso di un rogo si liberano nell'aria tra le cinquanta e le cento tonnellate di anidride carbonica per ettaro. Vorrei segnalare, inoltre, - conclude Patrone - che il costo economico - sociale di un incendio è particolarmente salato, visto che lo Stato ogni anno è costretto a pagare oltre 500 milioni di euro, per far fronte a questa emergenza ambientale".