"Il mancato raggiungimento di una maggioranza qualificata a impedire l'autorizzazione della patata ogm non è una buona notizia né per la nostra agricoltura né per l'Europa che si è dichiarata ogm free. Ora l'ultima decisione spetta alla Commissione europea che ci auguriamo tenga conto del parere della maggioranza degli Stati che si sono dimostrati contrari all'autorizzazione. Un sì alla patata transgenica rappresenterebbe, infatti, una pericolosa apertura verso gli ogm e in quel caso chiediamo al ministro De Castro di applicare in maniera restrittiva l'articolo 26/bis della direttiva 2001/18, predisponendo sin da ora un decreto che vieti la coltivazione di questa patata nel nostro Paese".
Così Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, commenta il nulla di fatto sull'approvazione da parte del Consiglio dei ministri europei all'agricoltura, alla richiesta BASF di autorizzazione alla coltivazione e trasformazione in amido per uso industriale di una varietà di patata geneticamente modificata (EH92-527-1). Una maggioranza semplice e contraria non è bastata infatti a respingere la richiesta di autorizzazione che, dunque, tornerà sul tavolo della Commissione europea per la decisione definitiva.
"Il divieto - prosegue Ferrante - è l'unica misura in grado di prevenire la contaminazione genetica delle colture biologiche e convenzionali, almeno sino a quando l'Unione europea non adotti norme rigorose e legalmente vincolanti in materia di coesistenza". Critica la posizione di Legambiente anche verso l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che sostiene l'assoluta sicurezza sui possibili pericoli per la salute derivanti dalla patata geneticamente modificata, nonostante l'Autorità europea per i medicinali (EMEA), sulla base di una relazione pubblicata dall'OMS, abbia evidenziato rischi in merito alla presenza nella patata transgenica di un gene marcatore (nptII) resistente agli antibiotici kanamicina e neomicina.
"Non consideriamo autorevole il parere di un organo che da quando è stato istituito non ha fatto altro che obbedire ai diktat delle multinazionali del transgenico - aggiunge Ferrante- . Gli effetti sulla salute umana e animale che potrebbero derivare dalla coltivazione e l'uso di questa patata, non sono stati valutati a sufficienza. Se l'Italia non interviene tempestivamente - conclude il direttore generale di Legambiente - rischia che le sue coltivazioni convenzionali e biologiche possano essere contaminate, con gravi danni economici per tutti gli agricoltori italiani ed europei coinvolti".
L'ufficio stampa Legambiente