Se l'Africa sub-sahariana galleggia letteralmente sul petrolio, il nord del continente è potenzialmente un'altra miniera: nessun minerale prezioso, non combustibili inquinanti, ma energia elettrica pulita, quella solare. Il deserto, inospitale e improduttivo, si rivela un'importante fonte di energia e di guadagno per i paesi del nord Africa. Una risorsa che sta da sempre sotto gli occhi di tutti, già presentata da ricerche scientifiche e riviste eccellenti , ma mai presa in considerazione seriamente forse per la paura dei costi di installazione e di trasporto dell'energia, o forse per disinteresse politico. L'idea di trasformare il deserto in una grande centrale elettrica è appena stata riproposta da uno studio del Trec, un consorzio di ricerca per la cooperazione tra Europa e paesi del bacino del Mediterraneo nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Un rapporto pubblicato nel giugno 2007, che annuncia che in meno di 6 ore il sole dona così tanta energia al deserto quanta ne serve in un anno a tutto il mondo. In un mese e mezzo dal deserto si può ottenere tanta energia dal sole quanta quella prodotta dalle fonti fossili combustibili. Il tutto annuncia il rapporto, a basso costo. In base allo studio, presentato dai fisici Gerhard Knies e Franz Trieb e commissionato dal ministero dell'ambiente tedesco, basterebbe coprire una superficie desertica pari a 160 chilometri quadrati, un'area irrisoria, se pensiamo alla vastità del deserto del Sahara, per dar vita ad una vera a propria svolta energetica.

Un investimento che si rivelerebbe non solo produttivo, ma anche lungimirante: entro la metà di questo secolo la popolazione africana che vive affacciata sul mediterraneo raddoppierà, e il consumo energetico inevitabilmente aumenterà. Un investimento che servirebbe anche a far fronte ad un'altra esigenza strettamente legata al deserto e al fenomeno della desertificazione: quella del reperimento di acqua, che sempre più richiederà energia. Lo studio punta sul solare termodinamico, e non utilizzando i pannelli fotovoltaici. I raggi del sole verrebbero quindi catturati da enormi specchi, che trasformano la luce in calore, fino a raggiungere una temperatura di 400 gradi. Il calore serve a riscaldare un liquido o un gas per mettere in moto delle turbine, e produrre quindi energia.

Anche di notte, grazie alla "forza d'inerzia". E con vantaggi anche indiretti: appunto la desalinizzazione dell'acqua, se vicino al mare, e anche la possibilità di avviare una parziale agricoltura, all'ombra degli enormi pannelli. Per il trasporto dell'energia pulita, lo studio ipotizza un collegamento tra i paesi del mediterraneo e quelli europei e del Medio oriente, attraverso una rete fitta di impianti di connessione che prendono energia dal sole del deserto africano. Un'operazione molto meno costosa di quello che si potrebbe pensare: la previsione è di un millesimo di euro a Kwh nel 2050, grazie alle moderne linee di trasmissione a corrente continua ad alto voltaggio. Per l'Europa sarebbe la fonte energetica più economica mai impiegata finora, con il vantaggio di non essere inquinante. La parola ora ai governi europei: avranno la volontà politica di investire sul deserto?

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