Sono circa 3 milioni le bambine all'anno che subiscono mutilazioni genitali e la maggior parte di esse vive in Africa: secondo Save the Children tali dati devono indurre a riflettere sul fatto che per estirpare tale pratica siano sì necessarie leggi, ma soprattutto occorra creare una sensibilizzazione e una cultura intorno al problema. In Egitto, paese che qualche giorno fa ha abrogato l'articolo di legge che consentiva ancora nel paese l'escissione per presunte ragioni mediche e dove oggi la gente è scesa in strada a manifestare contro le mutilazioni genitali, ancora molte bambine tra i 4 e i 15 anni la subiscono. In altre nazioni, come Etiopia, Mali e Mauritania, le bambine sono sottoposte a questa brutale pratica anche prima dei 5 anni, mentre in Yemen accade addirittura durate le prime due settimane di vita. Save the Children invita a non abbassare la soglia di attenzione su una problematica profondamente radicata nella cultura e nella tradizione di alcuni paesi, ma al contrario a creare e rafforzare attività e progetti volti a informare, educare e sensibilizzare le comunità locali sulle sue conseguenze dannose e negative.
"Le mutilazioni sessuali possono sembrare terribili, ma è importante capire che sono il frutto di una tradizione molto radicata. È necessario sensibilizzare, far emergere gli effetti nocivi sulla salute fisica e psichica dei bambini, in particolare delle bambine. Così facendo il cambiamento di condotta e mentalità nasce dal basso, dalla precisa volontà delle donne che esercitano le mutilazioni sessuali di abbandonare questa pratica", afferma Carlotta Sami, Direttore Programmi di Save the Children Italia. In Etiopia, nonostante la costituzione del 1994 stabilisca che lo Stato deve proteggere le donne da pratiche e costumi nocivi che pertanto sono proibiti, in realtà la diffusione di tali pratiche tradizionali dannose è ampia e rende vulnerabili donne, bambini e bambine, minando il loro diritto ad una crescita e uno sviluppo equi e adeguati.
Particolarmente grave è la situazione nella regione di Amhara, dove la percentuale di bambine che subiscono mutilazioni sessuali è dell'81% e dove per tentare di sradicare il fenomeno, Save the Children ha avviato dal 2001 il "Progetto per la prevenzione delle pratiche tradizionali dannose". Gruppi informativi di ascolto via radio per donne, club di bambini all'interno delle scuole, educativa di strada, formazione per leader della comunità, attività teatrali ed espressive per bambini: sono alcune delle principali attività che Save the Children sta portando avanti per prevenire e ridurre la diffusione delle pratiche tradizionali dannose - in particolare dell'infibulazione - coinvolgendo tutta la comunità.
La testimonianza
"Ho avuto la mia bambina nel 1974 quando avevo 15 anni. Sei giorni dopo la nascita l'ho circoncisa. Sapevo come fare. Avevo visto mia sorella fare la stessa cosa. Ho praticato l'infibulazione a centinaia di bambine. Ero rispettata per il mio coraggio e le mie capacità. Le mie due sorelle più piccole non sono state circoncise. Le mie figlie maggiori avevano sentito dire che fosse pericoloso e hanno iniziato a lamentarsi e a brontolare finché ho smesso. Ho eliminato i miei strumenti e sono diventata un'ostetrica. Uso i guanti e le persone apprezzano la mia professionalità e pulizia. Sì, sono felice di fare qualcosa di buono adesso. La mia vita è migliorata", Zemetu Tawe, 46 anni.