Una delegazione delle ong italiane ha partecipato alla Conferenza di Addis Abeba dei ‘donors internazionali’ per la finanza per lo sviluppo, che si è tenuta nella settimana dal 13 al 16 luglio. (Scopri di più su:
http://www.arciculturaesviluppo.it/blog/2015/08/04/la-conferenza-internazionale-di-addis-abeba-un-appuntamento-mancato-per-la-lotta-alla-poverta/)
di Silvia Stilli
Le ong aderenti al Cini, Network italiano delle famiglie internazionali, e quelle socie dell’Aoi, la rappresentanza maggiore, hanno espresso ‘delusione’ per gli esiti. Nel 2002 a Monterrey e nel 2008 a Doha i governi mondiali avevamo firmato l’impegno per centrare gli obiettivi del Millennio per la riduzione della povertà globale. Come è evidente in questo 2015, tappa di valutazione dei risultati raggiunti,marchiamo un ritardo che addirittura negli ultimi anni di guerre,crisi finanziaria globale e nuove emergenze ha aggravato la situazione complessiva.
Ad Addis Abeba la regolamentazione nel quadro istituzionale globale degli interessi della finanza privata è stata di fatto ignorata e non è stato approvato e condiviso nessuno standard fiscale internazionale per limitare i fenomeni evasione ed elusione fiscale, alla base del degrado dei Paesi in estrema povertà, che vedono così sottratte risorse a loro destinate, illegalmente trattenute dalle lobbies finanziarie dei Paesi industrializzati e ricchi e dei paradisi fiscali. La pressante richiesta della società civile di costituire un Comitato intergovernativo per la cooperazione sulle questioni fiscali di fatto non è stata accolta: si è previsto nell’eredità finale di Addis Abeba semplicemente un ‘invito alla maggiore frequenza delle riunioni degli esperti fiscali’.
Certamente sono da registrare come positive le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Renzi che durante il summit si è impegnato per un aumento di risorse che permettano all’Italia di diventare quarto donatore tra i Paesi del G7 nel 2017, l’anno a Presidenza italiana del vertice, passando in due anni dall’attuale 0,16% allo 0,25%, se vengono mantenute invariate le risorse messe in campo dagli altri sei Paesi. Ci aspetta al ritorno dalla pausa estiva una Legge di Stabilità che dovrà da subito rispecchiare questo impegno: ci auguriamo come società civile che ciò avvenga e saremo assai vigili sull’esito finale.
Ma ancora una volta non si è voluto individuare e sostenere una misura innovativa di finanziamento per l’Italia che destini allo sviluppo parte del gettito della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (in via di definizione). Questa sarebbe stata la vera novità per un percorso forte de autorevole dell’Italia nella lotta ad ogni forma di povertà. Il nostro paese un anno fa si è dotato di una normativa di riforma del sistema della cooperazione internazionale, la L.125/2014, che chiama tutti gli attori, pubblici e privati, alla corresponsabilizzazione per la lotta alle disuguaglianze, l’affermazione dei diritti globali, primo di tutti quello ad una vita dignitosa e giusta. Per raggiungere questo obiettivo occorre dare dignità effettiva e fornire strumenti adeguati, dotati di risorse tangibili, al lavoro di enti pubblici, ong e soggetti sociali e metterli nelle condizioni di interagire con le disponibilità del privato profit in un percorso di massima efficacia ed eticità nei risultati.
I risultati della Conferenza di Addis Abeba, così come il dibattito attuale per l’applicazione della L.125 e l’avvio dell’Agenzia per la cooperazione internazionale,non stanno costruendo questo ‘sistema’ di interazione tra pubblico e privato, privato no profit e profit nelle sfide per il post 2015 nella lotta a tutte le forme di povertà. Si tende a mantenere ‘steccati’ tra gli attori facendo prevedere un dialogo tra Farnesina e privati privilegiato, così come di fatto avviene a livello europeo e mondiale.
Il fallimento degli Obiettivi del Millennio, la situazione europea con al centro la Grecia non insegnano ai governi mondiali che dichiarazioni e documenti verso un futuro ‘radioso’ senza adeguate strategie e revisione dei sistemi fiscali sono del tutto inefficaci e mantengono le contraddizioni e ingiustizie dell’ieri e dell’oggi.