Contempliamo la bellezza del creato per promuovere uno sviluppo integrale e sostenibile che miri al bene comune. (Leggi di più su: http://www.acli.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=10107:laudato-si-la-bellezza-per-un-sano-sviluppo&Itemid=778#ixzz3hRw6E1iN)

Scritto da Andrea Casavecchia

Per affrontare i problemi seri della scienza e tecnica, della globalizzazione finanziaria e delle relazioni internazionali, è ingenuo guardare il mondo con gli occhi del poverello di Assisi?

Presentiamo la Laudato si' per invitare a leggerla con uno sguardo attento e proponiamo alcuni commenti per offrire delle chiavi di lettura originali.

L’enciclica chiede di ammirare la creazione sull’esempio di San Francesco per iniziare una conversione personale e comunitaria aperta, per «passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che “significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio”» (n.9). Il Papa prende in prestito le parole di Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli per segnalare la proposta di cambiamento.

Intercettare tre caratteristiche trasversali all’enciclica: l’ecologia come tema centrale; la ricerca di rappresentare le chiese locali, con citazioni di numerose conferenze episcopali che testimoniano un’idea cattolica di mondo capace di eliminare la distanza tra centro e periferia, per cercare l’unità; la scelta del dialogo come metodo aperto al confronto e chiaro nelle osservazioni critiche che svelano una situazione grave e drammatica e mostrano le responsabilità della tecnica, della politica, dell’economia, ma anche di ciascuno di noi.
La Laudato si'

Francesco propone una lettura sapienziale non scientifica, né economica, tantomeno suggerisce una linea politica. Nelle pagine si dipinge una sofferenza del creato che diventa sofferenza per i popoli e per le persone: dall’inquinamento dell’aria ai cambiamenti climatici; dalla qualità dell’acqua disponibile alla riduzione della biodiversità; dal deterioramento della qualità della vita all’inequità planetaria.

Questione sociale e questione ecologica procedono a braccetto e hanno origini comuni: «L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta» (n. 48).

L’inequità non si limita al rapporto tra le persone e i ceti sociali, ma coinvolge le relazioni internazionali: il Papa parla di debito ecologico, contratto dai paesi del Nord di cui i paesi del Sud sarebbero debitori.

La destinazione universale dei beni diventa il criterio di discernimento nel rapporto tra questione sociale e questione ecologica; la responsabilità verso la natura ci riguarda tutti e se la terra è un’eredità comune concessa all’umanità anche i suoi frutti devono andare a beneficio di tutti perciò: «ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati. Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale» (n.93).

La visione biblica propone una prospettiva armoniosa per il creato: «l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazioni con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra», la rottura di questi rapporti genera il peccato che oggi si «manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi contro la natura» (n. 66). Spetta all’uomo ricucire le relazioni adempiendo il suo compito di proseguire l’opera della creazione nel rispetto di ogni essere vivente. È importante lasciarsi guidare dalla contemplazione del creato che «ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare, perché per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa». Suggerimento che si trae anche dalle parole di Gesù: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre” (Mt 6, 26) riportate nell’Enciclica.

I poteri del mondo che aggrediscono la creazione si sviluppano in due campi: la tecnocrazia e l’individualismo pratico. Per Francesco è la cieca fiducia nella tecnica, che condiziona il mercato e convince la politica, la principale caratteristica del paradigma dominante: «non si può pensare di sostenere un altro paradigma culturale e servirsi della tecnica come di un mero strumento, perché oggi il paradigma tecnocratico è diventato così dominante, che è molto difficile prescindere dalle sue risorse, e ancora più difficile è utilizzare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica. È diventato contro-culturale scegliere uno stile di vita con obiettivi che almeno in parte possano essere indipendenti dalla tecnica, dai suoi costi e dal suo potere globalizzante e massificante. Di fatto la tecnica ha una tendenza a far sì che nulla rimanga fuori dalla sua ferrea logica» (n. 108). Il secondo campo è l’antropocentrismo moderno che porta a un approccio egoistico della vita: «Quando l’essere umano pone sé stesso al centro, finisce per dare priorità assoluta ai suoi interessi contingenti, e tutto il resto diventa relativo» (n. 122)

Un’ecologia integrale è la proposta di Francesco seguendo due principi guida: il bene comune e la giustizia intergenerazionale.

L’ecologia integrale considera il valore dell’uomo nel suo ambiente e valorizza le sue relazioni: «l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente. C’è una interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi mondi di riferimento sociale» (n.143). L’enciclica propone alcune dimensioni con le quali l’ecologia integrale prende forma: l’intreccio tra ambiente economia e modelli sociali; l’impatto culturale che affianchi sensibilità artistiche, storiche, umanistiche “a-razionali” a quelle “razionali” e scientifiche; la qualità dei nostri mondi vitali come gli spazi pubblici, gli alloggi, i trasporti.

La Laudato si' dedica le ultime due parti all’azione strategica: in una si chiede la crescita del dialogo che intrecci i mondi della politica internazionale e locale, dell’economia, delle religioni e della cultura perché si possa raggiungere la consapevolezza di un mondo interdipendente; nell’altra si propongono alcuni gesti per un’educazione e una spiritualità ecologica:
  • superare l’individualismo con un nuovo stile di vita
  • creare una cittadinanza ecologica per radicare una cultura comune nelle persone
  • seguire una “conversione ecologica”: «Non sarà possibile impegnarsi in cose grandi soltanto con delle dottrine, senza una mistica che ci animi» (n. 216).
  • riconoscere una sobrietà liberante: «La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita (n. 223).
  • dare spazio all’amore civile e politico coltivando un senso di solidarietà che è consapevolezza di abitare una casa comune
  • valorizzare la domenica come tempo donato e anticipo di eternità

Alcuni commenti

Laudato si’ ruota su alcuni assi tematici: «l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» (n. 16).

Per un quadro complessivo su Radiovaticana è possibile trovare una mappa per la lettura che sintetizza i contenuti dei cinque capitoli:
  • Quello che sta accadendo alla nostra casa
  • Il Vangelo della creazione
  • La radice umana della crisi ecologica
  • Un’ecologia integrale
  • Alcune linee di orientamento e di azione
  • Educazione e spiritualità ecologica
Mauro Cozzoli su Avvenire: “Il Papa affronta la questione ecologica con la competenza e il metodo del magistero sociale della Chiesa, scandito dalla denuncia dei mali e dei rischi da scongiurare e dall’annuncio dei beni e dei fini da perseguire” in Laudato si’ terzo pilastro sulle grandi questioni sociali.

Leonardo Becchetti: su Minimaetmoralia: «è possibile dunque prefigurare un modello di economia civile e sociale di mercato sostenibile e partecipato in grado di creare valore economico ambientalmente, finanziariamente e socialmente sostenibile, che soddisfi molto meglio dell’attuale sistema l’aspirazione della persona alla fioritura della propria vita e al bene comune» in Il ruolo dell’uomo nel mondo: sull’Enciclica Laudato Si’.

Il Foglio ha proposto il commento del direttore del mensile cattolico statunitense First Things, Russell R. Reno: «Si sparge la voce “che Papa Francesco ha allineato la chiesa con la scienza moderna. Lo si dice perché lui sposa le tesi del cambiamento climatico. Ma questa è una lettura superficiale della Laudato si’. In questa enciclica Francesco esprime sentimenti sorprendentemente anti scientifici, anti tecnologici e contro il progresso” in L’enciclica che cambia rotta alla chiesa.

Naomi Klein, intervistata su Agensir.it: “In un mondo dove il profitto viene massicciamente messo prima delle persone e del pianeta, l’economia ha molto a che fare con l’etica e la moralità” in Se la femminista ebrea e laica ammira l’enciclica.

Robert d. Sirico, Acton institute: “L’enciclica concede imprudentemente troppo all’agenda ambientale laica, per esempio, denigrando i combustibili fossili. Ma esprime anche affermazioni morali che hanno accantonato posizioni popolari sbagliate. La bugia reiterata secondo cui la sovrappopolazione sta danneggiando il pianeta, espressa anche da alcuni dei consulenti del Vaticano, è sonoramente respinta” in La teologia verde del Papa.

Giacomo Costa sj su Avvenire: «Papa Francesco assume il termine 'ecologia' non nel significato comune e spesso superficiale di una qualche preoccupazione 'verde', ma in quello ben più profondo di uno sguardo sistemico che mette in primo piano le relazioni delle parti tra loro e con il tutto: 'Tutto è connesso', 'Tutto è in relazione', ripete continuamente» in Il mondo è un ecosistema, la responsabilità è globale.

Marco Bonarini su Benecomune.net: «La politica e l’economia tendono a incolparsi reciprocamente per quanto riguarda la povertà e il degrado ambientale. Ma quello che ci si attende è che riconoscano i propri errori e trovino forme di interazione orientate al bene comune» in Camminiamo cantando. La cura della natura e dei poveri.

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