Il no di Uneba ad un Terzo Settore che distribuisce gli utili e remunera il capitale, e le altre proposte per la Riforma ora al Senato. (Scopri di più su: http://www.uneba.org/il-no-di-uneba-ad-un-terzo-settore-che-distribuisce-gli-utili-e-remunera-il-capitale-e-le-altre-proposte-per-la-riforma-ora-al-senato/)

Un netto no alla possibilità che gli enti del terzo settore possano prevedere parziali distribuzioni di utili o forme di remunerazione del capitale.

E’ la richiesta che Uneba, dal 1950 l’associazione nazionale maggiormente rappresentativa delle istituzioni ed iniziative senza fini di lucro operanti nei settori socioassistenziale, sociosanitario e socioeducativo, pone alla Commissione affari costituzionali del Senato, che sta esaminando il ddl 1870, cioè la proposta di riforma del Terzo Settore avanzata dal governo Renzi, e già approvata alla Camera.

Lunedì 13 luglio 2015 Uneba ha inviato al relatore del progetto di legge in discussione al Senato, Stefano Lepri del Pd, le proprie proposte di modifica sull’articolato del disegno di legge, peraltro già anticipate di persona a Lepri da parte del presidente di Uneba Maurizio Giordano e di Amedeo Prevete di Uneba Piemonte.

“La possibilità di derogare al divieto di distribuzione degli utili o degli avanzi di gestione – scrive Uneba in merito all’articolo 4 comma 1 lettera D del disegno di legge – è in totale contraddizione con la definizione di terzo settore espressa nell’art. 1, comma 1, del disegno di legge e con il concetto di terzo settore universalmente adottato. Si può comprendere l’intento di far affluire capitale (…) ma deve essere chiaro che gli enti (…) che vi ricorrono non rientrano nel Terzo settore e non hanno diritto allo stesso trattamento agevolativo”.

Con la formulazione attuale si rischia “lo snaturamento dello stesso concetto di Terzo settore e l’introduzione di elementi di possibile elusione fiscale”.

Un altro dei suggerimenti di Uneba riguarda la valorizzazione del ruolo degli enti nella programmazione, anche per quanto riguarda i servizi socioassistenziali, previsto dall’art 4, comma 2, lettera m. Si tratta, sottolinea Uneba, di materia di competenza delle autonomie locali. “Il rischio della attuale generica formulazione è che ne resti confermato l’attuale modello in cui la partecipazione è meramente consultiva”. Uneba sottolinea inoltre che “sarebbe bene prevedere modelli nazionali comuni per affidamenti, autorizzazioni, accreditamenti”.

Come giudizio generale, Uneba apprezza l’intento di riforma, e evidenzia che “il testo ora all’esame del Senato è notevolmente modificato rispetto a quello originario”, anche a seguito delle osservazioni presentate da Uneba a seguito del suo convegno nazionale sulla Riforma del Terzo Settore.

“Restano, tuttavia, – sottolinea Giordano nella nota inviata a Lepri -alcune perplessità e ambiguità sulle quali è opportuna qualche ulteriore riflessione, anche ad evitare che dalla riforma derivino, invece che semplificazioni, ulteriori complicazioni e vischiosità burocratiche o possibili ambiguità”.

Manca, inoltre, la tanto agognata semplificazione dei regimi fiscali: “il disegno di legge delega si pone nel solco delle scelte asistematiche compiute in passato dal legislatore e tradottesi nell’introduzione di tanti regimi fiscali quanti sono gli enti perseguenti finalità altruistiche”. L’unica divisione dovrebbe essere quella tra chi procede alla distribuzione di utili e chi non lo fa, e solo gli enti di questa seconda categoria, tenendo conto delle loro finalità, dovrebbero usufruire di un regime fiscale di maggior favore.

Trovi qui sotto o qui il testo integrale delle osservazioni di Uneba sulla riforma del terzo settore all’esame in commissione Affari costituzionali del Senato.

Se il Senato introdurrà – come probabile- qualche modifica al testo del ddl 1870, questo dovrà tornare alla Camera per un’ulteriore approvazione. In ogni caso si tratta solo di un disegno di legge delega, in cui si indicano principi generali. Una volta approvata, eventualmente, la legge, bisognerà attendere i relativi decreti legislativi del Governo, in cui starà la polpa della riforma, con le conseguenze concrete per gli enti Uneba.

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