Paura, incubi, incontinenza notturna. A un anno dal conflitto di Gaza,
questi sono i gravi segni diffusi del trauma vissuto dai bambini, che
ancora sperimentano un grave stress emotivo.
Secondo la ricerca “A Living Nightmare – Gaza, un anno dopo”
diffusa oggi, a 12 mesi dall’ultimo conflitto, da Save the Children,
l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e
difendere i loro diritti, l’89% dei genitori riferisce che i loro bambini soffrono di forti paure e che più del 70% dei piccoli teme un altro conflitto. 7 bambini su 10
ancora oggi hanno incubi notturni, nelle zone più colpite, percentuale
che raggiunge la quasi totalità nelle città di Beit Hanoun (96%) e Khuza (92%):
a sei mesi dalla fine del conflitto erano circa 300.000 quelli che
mostravano gravi segni della necessità di un supporto psicologico
specifico.
Inoltre il 75% dei bambini bagna il letto regolarmente: nell’area di al-Shoka in particolare, questo accade ogni notte per circa la metà dei bambini.
Durante la guerra dello scorso anno, durata 51 giorni, 551 bambini di
Gaza sono stati uccisi e 3.436 feriti e secondo le stime almeno 1.500
hanno perso i genitori. Molti sono rimasti senza casa e hanno visto le
loro scuole danneggiate o distrutte, in alcune aree più della metà dei
bambini non vuole tornare a scuola o è discontinuo nella frequenza per
la paura di uscire di casa o sentirsi non al sicuro. In Israele un
bambino è rimasto ucciso da un razzo e 270 sono stati feriti.
“I risultati di questa ricerca sono molto allarmanti per chi, come noi, lavora con i bambini di Gaza”, commenta David Hassell, Co-Country Director a Gaza di Save the Children.
“Hanno vissuto eventi molto duri che sarebbero il peggior incubo anche
per gli adulti. Il blocco permanente di Gaza, le difficoltà della vita
quotidiana e la minaccia di ulteriori conflitti rendono molto difficile
superare il trauma”, prosegue.
A un anno dal conflitto, circa 100mila persone sono ancora senza tetto
e non è iniziata la ricostruzione di strutture sanitarie, della rete
idrica e delle scuole.
Le voci dei bambini e dei genitori da Gaza
Una situazione ben descritta nei giorni scorsi da un ragazzino di 14 anni agli operatori di Save the Children:
“Perché i bambini di Gaza non hanno alcun diritto? Perché nessuno può
sentire il nostro dolore qui? Vorrei che ognuno potesse provare a vivere
solo 2 ore a Gaza, non dico un giorno, solo 2 ore per sperimentare
quello che viviamo noi: non c’è cibo, elettricità, acqua, il futuro qui
non c’è più. Tutti bambini hanno bisogno dello psichiatra, e come
faranno a sopravvivere quelli che sono rimasti orfani?”.
“Delle mie cinque figlie l’unica che non è stata ferita è Nada che però non parla”, racconta Ahmad. “Piange molto, è esausta tutto il giorno e soffre di incubi notturni”.
“Ho visto che distruggevano le nostre case e ho pianto perché lì ho
tanti ricordi e sogni del giorno del mio compleanno. Ho molta paura di
altri bombardamenti. Adesso stiamo nella casa di mio nonno. Tutti i miei
ricordi, giochi, vestiti, non ci sono più. Sento un grande dolore”, ha
riferito una ragazzina di 12 anni agli operatori di Save the Children.
“Molti bambini di Gaza hanno vissuto tre guerre negli ultimi sette
anni, l’ultima delle quali nota per la sua brutalità”, sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “Sono emotivamente, e in alcuni casi fisicamente, devastati”.
“Il mondo non può stare fermo a guardare mentre la minaccia di altri
conflitti e il blocco permanente frantumano le speranze di futuro per
questi bambini. I leader politici di tutte le parti devono agire,
bisogna lavorare insieme per raggiungere un accordo per una pace
duratura, inclusa la fine del blocco”.
Save the Children ritiene che la comunità internazionale abbia un ruolo
cruciale per assicurare il benessere dei bambini a Gaza: tutti meritano
una casa, scuole e opportunità e al momento questi diritti vengono
negati. L’Organizzazione chiede che la comunità internazionale eserciti
tutta la propria influenza diplomatica per porre immediatamente fine
allo spargimento di sangue e per portare le parti in conflitto ad
accordarsi su misure di lungo termine che fermino questo insensato ciclo
di violenza.
Nel corso dell’ultimo anno, Save the Children ha raggiunto con i
suoi interventi di assistenza umanitaria a Gaza più di 217.500 persone,
tra cui circa 145.900 bambini. In particolare oltre 3.000 minori, ogni
mese, hanno ricevuto supporto psicologico.
Il report “The Living Nightmare – Gaza, un anno dopo” è scaricabile alla pagina:
http://images.savethechildren.it/f/download/a_/a_linving_nightmare.pdf