Il razzismo non contempla la complessità, quel moto dell’intelligenza che ci obbliga a restare umani. (See more at: http://www.greenreport.it/leditoriale/migranti-e-bilancio-demografico-dellitalia-listat-smentisce-le-leggende/#sthash.hrhQnyX1.dpuf)

di Umberto Mazzantini

Politici e “comunicatori” farebbero bene a leggersi con attenzione il Bilancio demografico nazionale pubblicato lunedì 15 giugno dall’Istat, dal quale emerge che «al 31 dicembre 2014 risiedono in Italia 60.795.612 persone, di cui più di 5 milioni (8,2%) di cittadinanza straniera».

Una percentuale significativa, ma non certo enorme. Quindi non solo l’invasione non c’è, ma la presenza degli stranieri è inferiore percentualmente a quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, e senza di loro l’Italia sarebbe un Paese di vecchi e in netta decrescita demografica. Infatti il Bilancio demografico nazionale spiega che «nel corso del 2014 il numero dei residenti nel nostro Paese è rimasto stabile. Il saldo complessivo apporta un incremento minimo (+12.944 unità) e addirittura negativo per la popolazione femminile (-4.082). La variazione reale, dovuta cioè alla dinamica naturale e migratoria, registra, al di là delle regolarizzazioni amministrative, un aumento di appena 2.075 unità». La mortalità resta stabile, con una lieve diminuzione dei decessi in valore assoluto (-2.380). Continua l’invecchiamento della popolazione italiana: l’età media è 44,4 anni.

Se davvero tengono all’avvenire degli “italiani”, più che gli immigrati che permettono al nostro Paese di rimanere demograficamente vitale, ai politici e ai difensori della immaginifica “razza italica” – che spesso coincidono e che altrettanto spesso erano propugnatori di una ancor più immaginifica razza padana da liberare dagli “invasori” italiani/terroni – dovrebbe interessare un dato molto più preoccupante, e che non è certo “colpa” dei neri: «Il movimento naturale della popolazione (nati meno morti) ha fatto registrare un saldo negativo di quasi 100 mila unità, che segna un picco mai raggiunto nel nostro Paese dal biennio 1917-1918 (primo conflitto mondiale)», dice l’Istat che aggiunge: «Continua la diminuzione delle nascite. Sono stati registrati quasi 12 mila nati in meno rispetto all’anno precedente» e smentisce anche l’altra bufala che circola sui social-network di un complotto globalista/capitalista/plutocratico per sostituire i popoli bianchi (sic!) con un’ondata di meticciato: «Anche i nati stranieri continuano a diminuire (-2.638 rispetto al 2013), pur rappresentando il 14,9% del totale dei nati». Infatti, quando i migranti si insediano in una nuova realtà – come fecero i nostri prolifici nonni in America – appena trovano un po’ di benessere e hanno accesso ai metodi anticoncezionali, fanno meno figli.

Leggendo gli aridi ma preziosi dati dell’Istat si scopre su quanto poco si basi la paura di un’invasione e quanto siano errate le convinzioni che vengono strillate anche dai titoli dei giornali cartacei e digitali: «Il movimento migratorio con l’estero ha fatto registrare, nel 2014, un saldo positivo pari a circa 141 mila unità, in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Le iscrizioni dall’estero, pari a 277.631, sono costituite per il 90% da stranieri e risultano in calo rispetto agli anni precedenti. Le cancellazioni per l’estero sono in aumento, sia per gli italiani sia per gli stranieri. Il movimento migratorio, sia interno sia dall’estero, è indirizzato prevalentemente verso le regioni del Nord e del Centro». Sempre più “stranieri”, inoltre, sono ormai nostri concittadini a tutti gli effetti: «In aumento le acquisizioni di cittadinanza: sono circa 130 mila i nuovi cittadini italiani (+29%)».

Ma la vera sorpresa, quella che dovrebbe essere la più umiliante smentita per gli untori che propagano la paura del “nero” che porta le malattie e dell’arabo terrorista, dovrebbe venire da un altro dato dell’Istat: «Sono circa 200 le diverse nazionalità presenti nel nostro Paese. Per oltre il 50% (oltre 2,6 milioni di individui) si tratta di cittadini di un Paese europeo. La cittadinanza maggiormente rappresentata è quella rumena (22,6%) seguita da quella albanese (9,8%)». Avete letto bene: più della metà degli “stranieri” sono europei, “bianchi” come Salvini, Maroni, La Russa e la Meloni, quasi un terzo sono rumeni e albanesi, appartengono cioè a popoli che negli anni passati la Lega Nord e fascistume vario avevano indicato come flagello invasore e che ora pochi citano come pericolo, perché il nuovo spauracchio ha le sembianze più “terrificanti” dell’uomo nero a piedi nudi con la scabbia e la malaria, proprio come i nostri nonni migranti.

Gli algidi dati dell’Istat ci svelano, per chi la volesse vedere, l’isterica immagine di un Paese vecchio e impaurito che ospita a Milano un Expo intitolato “Nutrire il Pianeta” mentre il governatore della Lombardia chiede di scacciare e non accogliere proprio chi andrebbe nutrito. Un Paese che crede di essere invaso da migranti che ormai vengono definiti “transitanti”, che fanno di tutto per andarsene in altri Paesi con maggiore speranza e dove si parlano le lingue dei loro vecchi padroni coloniali che ancora li sfruttano e impoveriscono: l’inglese e il francese.

Un Paese che chiede di sospendere Schengen, e quando la Francia prova a farlo davvero si trova nei guai e urla che “Non si fa così”. Un Paese incapace di gestire qualche migliaio di poveri cristi, senza nient’altro addosso che i vestiti che gli hanno regalato gli italiani che ancora hanno cuore e cervello. Un Paese che su quei poveri crisi ci aveva costruito sopra una ributtante rete di mazzette, nella quale i fascisti che dicevano che i migranti si pigliavano 35 euro al giorno in realtà se li prendevano loro. Un Pase nel quale il governo aveva appaltato l’assistenza dei profughi a sciacalli ingordi, ad avvoltoi di una politica senza vergogna, che nasconde le ruberie a danno dei poveri e degli umiliati con le grida belluine nazistoidi e la falsa solidarietà farcita di distinguo.

Ci mostra l’immagine di un Paese cattolico senza pietà cristiana, che ha ridotto la religione a identitarismo feroce, a una superstizione “ariana” nel nome di un migrante che parlava l’aramaico, parente dei siriani che fuggono dalla guerra che gli abbiamo imposto e pregato da molti dei neri che respingiamo sugli scogli di una frontiera che non dovrebbe più esistere, ai confini di uno Stato che professa la laica religione della Liberté, Égalité, Fraternité che dovrebbe essere rivoluzionariamente universale.

Fortunatamente questa faccia feroce e impermeabile alla complessità di un mondo dove solo le merci e i “ricchi” e i “bianchi” hanno libertà di movimento, ha un altro lato della medaglia: quell’Italia, quella Francia e quell’Europa che non hanno dimenticato la pietas cristiana e la solidarietà laica, la comune fratellanza che ci fa ancora tendere la mano ai nostri fratelli in transito nella sofferenza, quel moto dell’intelligenza che ci obbliga a restare umani.

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