Roma. Pochi passi avanti nell’adozione di politiche efficaci per la lotta ai cambiamenti climatici e nessuna correzione di rotta per invertire il trend che ha visto negli ultimi anni una crescita esponenziale della disuguaglianza economica nel mondo. Questo in sintesi quanto emerge, secondo Oxfam, dalle conclusioni del G7 dei capi di stato che si è appena chiuso in Germania.
“I leader del G7 hanno riconosciuto la necessità di eliminazione progressiva dell’impiego di combustibili fossili. - afferma Roberto Barbieri, Direttore Generale di Oxfam Italia - Un passo in avanti, sebbene risultino ancora inadeguati o non chiari gli obiettivi di riduzione delle emissioni che i vari Stati stanno assumendo in vista dell’importante conferenza sul cambiamento climatico del prossimo dicembre a Parigi. I Capi di Stato e di Governo presenti al summit hanno imboccato la giusta strada, ma adesso occorre passare il prima possibile dalle parole ai fatti. In questo quadro diviene perciò prioritario, mantenere la promessa relativa allo stanziamento di 100 miliardi di dollari entro il 2020, per far fronte al cambiamento climatico nei paesi via di sviluppo, che rappresenta un punto fondamentale per il successo dei negoziati in vista dell’accordo sul clima a Parigi”.
E se sono ancora molto deboli i progressi fatti nella lotta ai cambiamenti climatici, secondo Oxfam è preoccupante il pressoché totale disinteresse dei leader presenti al summit per le politiche di riduzione della povertà globale.
“I leader del G7 - aggiunge Barbieri - non hanno indicato alcun piano concreto per il miglioramento delle condizioni di vita di un miliardo di persone che nel mondo vivono in condizioni di estrema povertà. Le iniziative messe in campo, per la maggior parte senza che sia stato associato alcun impegno finanziario, appaiono infatti inadeguate a sostenere le enormi sfide che devono essere affrontate sulla lotta alla fame, alla disuguaglianza economica e alle epidemie che colpiscono il Sud del mondo”.
Esemplificativo il riferimento al proposito di voler liberare 500 milioni di persone dall’ingiustizia della fame, obiettivo in sé molto positivo che però manca di chiare indicazioni su come e con quali risorse possa essere raggiunto. Anche in relazione al tema salute è positivo che il G7 abbia voluto trarre insegnamento dall’emergenza Ebola che ha colpito l’Africa occidentale. Tuttavia, ai leader del G7 il mondo chiede di mettere a fuoco obiettivi lungimiranti in grado di sostenere con adeguate risorse finanziarie il raggiungimento della copertura sanitaria universale, essenziale per dotare i Paesi poveri di sistemi e competenze sanitarie utili alla prevenzione di nuove epidemie.
In merito alla crescita economica, inoltre, non vi è stata una focalizzazione sul crescente divario nei livelli di disuguaglianza nei Paesi e tra i Paesi. Misure di contrasto all’elusione fiscale da parte di grandi aziende ed il supporto ai sistemi fiscali nei Paesi poveri sono sicuramente dei passi in avanti, ma è necessario che una riforma della governance fiscale globale non sia decisa soltanto dal club del G7. Secondo Oxfam, è necessario infatti che tutti i Paesi siedano al tavolo del negoziato, in particolare i Paesi in via di sviluppo che ogni anno perdono miliardi di dollari in entrate fiscali dirottate verso i paradisi fiscali.
“Per fortuna, non mancheranno nuove occasioni per i leader del G7 per compiere quei decisivi passi in avanti che non sono stati in grado di definire durante il summit in Germania.- conclude Barbieri - Il primo appuntamento sarà già il prossimo mese con la Conferenza delle Nazioni Unite sul Finanziamento allo Sviluppo che si terrà a luglio ad Addis Abeba, a cui il Premier Renzi prenderà parte: l’auspicio è che manifesti la stessa ambizione con cui oggi a margine del G7 ha dichiarato di non voler più che l’Italia sia fanalino di coda nella cooperazione allo sviluppo. L’appuntamento di Addis Abeba può essere infatti il punto di partenza per concordare un’ambiziosa riforma del sistema fiscale globale e per mantenere le promesse assunte per l’investimento in aiuto pubblico allo sviluppo. Queste due misure aiuterebbero a sbloccare i fondi necessari a finanziare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che guideranno le politiche di cooperazione e sviluppo dei prossimi quindici anni”.