Ad un anno e mezzo dall’inizio del conflitto in Sud Sudan, continuano i combattimenti, le violenze, i massacri. Una drammatica ondata di violenze ha segnato le ultime due settimane: entrambi le parti in conflitto non risparmiamo donne e bambini, negli attacchi ai villaggi. (Scopri di più su: http://intersos.org/notizie/news/sud-sudan-ancora-violenze-ancora-donne-e-bambini-tra-le-vittime)

Nello stato di Unity, nella parte nord del paese, decine di villaggi sono stati investiti dall’avanzata dell’esercito governativo: case completamente distrutte, donne e bambine violentate, dozzine i bambini uccisi, e quelli risparmiati sono stati portati via dall’esercito per farne soldati.

A migliaia sono fuggiti per cercare di salvarsi: intere famiglie in fuga, hanno viaggiato nella foresta, a piedi, portando con loro quanto sono riusciti a salvare, ma non abbastanza per sopravvivere.

A Bentiu, nell’estremo nord del paese, c’é un campo sfollati: ospita più di 60.000 persone. Visto dall’alto, arrivando in elicottero, sembra immenso, un’intera città fatta di tende e bamboo. Le migliaia di famiglie in fuga sono arrivate qui e continuano ad arrivare ogni giorno a causa dei massacri delle ultime settimane: sono oltre 15.000 i nuovi arrivati negli ultimi giorni.

Tra loro c’é Margret, é anziana, sofferente. Alta, longilinea, gli occhi vitrei: la sua figura contrasta con il gruppo di bambini che la circonda.

E’ fuggita dal villagio di Koch, con la moglie del figlio, i nipoti e i vicini. Hanno camminato per cinque giorni nella foresta, per lasciarsi alle spalle i colpi di fucile e le urla dei soldati. Sono arrivati tutti insieme nel campo di Bentiu, sono salvi, ma Margret e’ stanca, spossata. Dice che ora non ha più paura, adesso che é nel campo, eppure vorrebbe solo tornare nel suo villaggio a Koch, nella sua casa. E mentre racconta non distoglie mai lo sguardo dai suoi nipoti, che giocano fuori dalla tenda con gli altri bambini.

Anche loro hanno affrontato la fuga nella foresta, anche loro hanno sentito gli spari, anche loro hanno avuto paura. Per questo Bashir, responsabile del progetto INTERSOS di istruzione in emergenza a Bentiu, ogni giorno é nel campo con il resto dello staff INTERSOS: per assicurarsi che questi bambini, dopo tutto quello che hanno subito, possano essere accolti in un posto sicuro e protetto, una scuola nel campo che gli permetta di continuare a studiare e imparare nonostante la guerra, per tenerli lontani dalla violenza, per impedire che diventino soldati. Sono oltre 6.000 i bambini accolti nelle scuole di INTERSOS all’interno del campo di Bentiu.

Con i nuovi arrivi di sfollati, Bashir e il suo staff stanno lavorando in fretta per costruire altri spazi e trovare nuovi insegnanti per assicurare scuole in cui accogliere i bambini in fuga.

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