Calcio corrotto, sessista e omofobo: l'UISP chiede una nuova leva di dirigenti. Tra corruzione e ignoranza, non girarsi dall'altra parte.

Con la credibilità sotto le scarpe, il calcio italiano si risveglia omofobico e corrotto. Non è una novità: il grande imbroglio nel Paese della grande bellezza. Calcio viziato, malato, violento, ignorante. E’ urgente prenderne atto e pensare ad un sistema nuovo e a meccanismi inediti, come chiede la Lega calcio Uisp (LEGGI L'ARTICOLO).

Manuela Claysset, responsabile Uisp per le politiche di genere, si chiede: “Perchè il calcio femminile, e anche quello maschile, dovrebbero riconoscersi ed essere rappresentati da personaggi come l’ormai ex presidente della Lega nazionale dilettanti, che della sua omofobia fa un manifesto e in pieno Consiglio dice di essere stanco di dare soldi a quattro lesbiche?”

Facciamo un altro esempio: perché i cittadini italiani, sportivi e non sportivi, dovrebbero fidarsi di vertici federali che non riescono a fare pulizia? Che farfugliano di fronte agli inquirenti e allargano le braccia di fronte alla politica. Il governo sottoscriva l'accordo proposto dal Consiglio d'Europa agli stati europei contro il match fixing (partite truccate), per provare a coordinare strumenti di indagine e di prevenzione.

“Dirty soccer” è l’ultimo capitolo. Sentite che cosa ha detto don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, in un comunicato di questi giorni: “Nel rapporto 'Le mafie nel pallone' del 2010 vengono documentate le infiltrazioni mafiose e i casi di corruzione e riciclaggio nel mondo del pallone… gestiscono anche il calcio scommesse, condizionano le partite, usano lo sport per cementare legami della politica, riciclano soldi, e dove spesso possedere una squadra di calcio rappresenta in tante realtà un fiore all'occhiello, una testimonianza di prestigio e soprattutto uno strumento di controllo del territorio".

Il 23 maggio è l’anniversario della strage di Capaci. Nell'attentato persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicilio e Antonio Montinaro. E quando scriviamo di calcio vorremmo sentirci liberi dalle mafie. Che significano violenza, corruzione, criminalità. Ma anche ignoranza. (I.M.)

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