Preoccupazione sulla proposta di intraprendere operazioni per la distruzione dei mezzi utilizzati dagli scafisti. Del tutto insufficiente il reinsediamento di sole 20 mila persone bisognose di protezione internazionale. Necessario lavorare sulla libera circolazione dei rifugiati nella UE.
Roma. Oxfam esprime forte preoccupazione rispetto alla proposta di intervenire nel Mare Mediterraneo per identificare e distruggere i mezzi usati dai trafficanti. Una proposta che desta forti perplessità: la distruzione delle barche utilizzate dai trafficanti rischia di avere come esito immediato quello di bloccare i migranti in Libia, lasciandoli alla mercé delle terribili violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate ogni giorno nel paese.
“Questa proposta lascia aperti mille dubbi e interrogativi sulla sua stessa realizzabilità,- afferma il direttore dei Programmi in Italia, Alessandro Bechini – perché potrebbe mettere ancora più a rischio la vita delle decine di migliaia di migranti in fuga attraverso il Mediterraneo. Come sarà possibile che queste operazioni avvengano senza provocare un ulteriore deterioramento delle relazioni tra gli stati che si affacciano sul Mediterraneo, peggiorando così le condizioni di vita per i migranti che arriveranno nei paesi del Nord Africa? Esiste il rischio concreto che ancora più migranti siano spinti dalla disperazione a tentare la traversata sulle poche barche rimaste, che di conseguenza partiranno ancora più affollate”.
Rispetto alla tutela della sicurezza dei migranti in mare, Oxfam guarda favorevolmente all’aumento di fondi dedicati alla Joint Operation Triton-Poseidon, ma sottolinea come questo non sia sufficiente: è infatti necessario un intervento di tipo umanitario fortemente concentrato sulle operazioni di ricerca e salvataggio in mare attraverso una operazione ad hoc, che preveda non solo il salvataggio dei migranti intercettati durante il pattugliamento dei confini marittimi, ma un’attiva ricerca delle persone in difficoltà. “Riteniamo fondamentale che l’estensione geografica della missione, che sappiamo sarà ampliata rispetto al passato, consenta di effettuare salvataggi anche in prossimità delle coste libiche. - continua Bechini - Negli ultimi anni la maggior parte dei naufragi è avvenuta proprio in quelle acque”.
Ancora da sciogliere inoltre il nodo del reinsediamento e dell’accoglienza dei migranti. Oxfam accoglie con favore l’introduzione del principio di ridistribuzione delle quote tra gli stati membri che sarà discussa nell’incontro dei Ministri degli Esteri in programma lunedì prossimo, ma ritiene che questa misura debba essere inserita in un più ampio contesto di ripensamento delle politiche europee sull’asilo e l’immigrazione: partendo dall’affrontare il tema della libera circolazione in Europa delle persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato, secondo il principio del mutuo riconoscimento delle decisioni sull’asilo. Una proposta che finora ha incontrato troppe resistenze da parte degli stati europei e che invece consentirebbe una redistribuzione “naturale” almeno di chi è già titolare dello status di rifugiato”.
“Il resettlement di migranti provenienti da contesti di crisi è un primo passo in avanti nelle politiche europee - conclude Bechini - ma la quota fissata per l’accoglienza di ventimila persone l’anno appare del tutto inadeguata. Di fronte a crisi drammatiche di cui non si intravede la fine, come quella siriana che ha già generato quasi 4 milioni di profughi, l’Europa deve e può fare di più che accogliere 714 persone l’anno per stato membro”.
Ugualmente, lo stanziamento di 30 milioni di euro per promuovere programmi di sviluppo e protezione nei paesi terzi, che si fanno carico delle persone in fuga dai paesi limitrofi, appare inadeguato alle necessità: Oxfam apprezza la proposta, in linea con la convinzione che sia necessario agire anche sui paesi di transito, ma la cifra prevista rischia di non sortire nessun effetto tangibile sulla popolazione.