Roma. Giovanni Lo Porto, è stato ucciso il 15 gennaio del 2015 da un drone americano telecomandato nel Nord del Waziristan, in Pakistan vicino al confine con l’Afghanistan.

Giovanni era stato rapito il 19 gennaio del 2012 in Pakistan, da un gruppo armato che ha fatto irruzione nell’edificio in cui abitava e lavorava insieme agli altri colleghi di Welthungerhilfe, una importante ONG tedesca. Era responsabile di un progetto finanziato dall’Unione Europea per aiutare le popolazioni alluvionate nel Punjab pachistano. È stato rapito insieme al collega tedesco Bernd Muehlenbeck, poi liberato il 10 ottobre 2014.

La notizia della sua morte ci è arrivata solo il 23 aprile del 2015, quando il Presidente Obama si è assunto pubblicamente la responsabilità della sua uccisione e quella del cittadino americano Warren Weinstein.

Riteniamo inaccettabile l’uccisione di Giovanni Lo Porto.

È inaccettabile perché lo si doveva e poteva riportare vivo a casa. Più volte la Farnesina ha fatto trapelare che c’erano trattative in corso per il suo rilascio. Più volte i contatti si sono persi. Nel novembre scorso la Farnesina ha ricevuto un video in cui Giovanni lancia un appello per la sua liberazione. È vivo e sta bene, ma implora di essere riportato a casa. È la prova in vita per procedere al suo rilascio che sarebbe dovuto avvenire entro l’anno, secondo quanto la Farnesina ha lasciato intendere alla famiglia.

Intanto la Germania era riuscita a far liberare Bernd nell’ottobre 2014. C’era tutto l’interesse dei rapitori di tenere in vita gli ostaggi per negoziare. Ne è la prova l’aver rischiato per 3 anni di tenere due ostaggi “scomodi” come Giovanni e Bernd.

Ci chiediamo: perché l’Italia - a differenza della Germania - non è stata in grado di concludere, per più di una volta, la trattativa?

È mancata una vera priorità politica. Giovanni era un cittadino italiano e in più un operatore umanitario impegnato nel quadro della politica europea per la cooperazione e l’aiuto umanitario.

In questi anni il suo rilascio non è stato mai messo al primo posto dell’agenda politica. L’unica dichiarazione è venuta dal Presidente Mattarella il giorno del suo insediamento, il 3 febbraio 2015 senza purtroppo sapere che Giovanni era già stato ucciso.

Poco interesse delle Autorità di Governo. Minimo interesse da parte del Parlamento. Scarso interesse dei media. Chi conosceva il caso di Giovanni Lo Porto?

Come Forum Nazionale del Terzo Settore abbiamo raccolto l’appello di amici e colleghi facendoci portavoce della richiesta alle Istituzioni di procedere efficacemente e velocemente per la liberazione di Giovanni. Abbiamo scritto lettere ai Ministri degli Affari Esteri e Presidenti della Repubblica che si sono succeduti in questi 3 anni, abbiamo lanciato una campagna su Change.org sottoscritta da oltre 75.000 persone, ma l’impatto non è stato evidentemente sufficiente.

L'ultimo clamoroso segnale di disinteresse è avvenuto venerdì scorso alla Camera, dopo che diversi gruppi parlamentari avevano chiesto al Ministro Gentiloni di riferire sull’accaduto: c’erano meno di 40 parlamentari in aula. Colpa del fine settimana alle porte, qualcuno ha dichiarato. È una vergogna per il nostro paese. È un’offesa per la famiglia e per tutti gli operatori umanitari, per i cittadini che riconoscono nella cooperazione un valore primario delle relazioni internazionali.

Anche la stampa italiana che in questi anni ha dato il minimo risalto e la minima attenzione alla storia di Giovanni, sembra che adesso, a pochi giorni dalla notizia della sua morte, si stia comportando allo stesso modo.

È inaccettabile anche archiviare la morte di Giovanni come un errore. Giovanni è morto per mano di militari americani in Waziristan per un attacco aereo nel compound dove era detenuto. La Cia, che ha guidato l’azione con l’obiettivo di colpire due esponenti di Al Qaeda, ha dichiarato di non sapere che nell’edificio c’erano anche Lo Porto e Weinstein. Contemporaneamente altre notizie facevano intendere che c’erano trattative in corso per la sua liberazione. E’ evidente che qualcosa ci sfugge.

E’ evidente che sono mancati rispetto e attenzione per Giovanni, per il suo lavoro, per la sua famiglia, e per tutta la sua vicenda, che comincia dall’idea di costruire la pace con il rispetto, con il miglioramento della condizione di vita delle persone, con la diffusione dei diritti.

Per tutte queste ragioni:
  • Chiediamo che il Parlamento e il Governo italiano si scusino formalmente per come sono stati trattati Giovanni e la sua famiglia.
  • Chiediamo che sia costituita una autorevole commissione di indagine ufficiale per accertare eventuali responsabilità del Governo Italiano che non è riuscito né a liberare né a dare notizie certe su Giovanni nei tre lunghi anni di prigionia e del Governo USA per la sua uccisione.
  • Chiediamo che sia - almeno - restituita la salma di Giovanni alla famiglia e a quanti gli volevano bene.
E' il minimo per chi ha sacrificato i suoi ultimi tre anni di vita all'ideale della pace e della cooperazione tra i popoli.

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