3° Conferenza Kuwait. Oxfam: “Dai paesi donatori meno della metà dei fondi necessari a soccorrere i 18 milioni di siriani in emergenza”.

Nel 2015 saranno stanziati 3,8 miliardi di dollari sugli 8,7 indispensabili a fronteggiare la peggiore crisi umanitaria dei nostri tempi. Dall’Italia 18 milioni.

L’appello di Oxfam perché i paesi ricchi accolgano il 5% dei rifugiati siriani più vulnerabili entro l’anno.
Roma. Un piccolo passo in avanti ma ancora del tutto insufficiente. Gli aiuti promessi alla 3° Conferenza dei paesi donatori per quest’anno sulla crisi siriana rappresentano meno della metà degli stanziamenti ritenuti necessari dalle organizzazioni umanitarie per soccorrere i 18 milioni di siriani che in questo momento hanno un disperato e urgente bisogno di assistenza umanitaria.

Oxfam, all’indomani della Conferenza, che si è chiusa ieri a Kuwait City, denuncia l’inadeguatezza degli stanziamenti messi in campo dai paesi ricchi per fronteggiare quella che il segretario generale dell’Onu Ban-Ki-moon ha definito “la peggiore crisi umanitaria dei nostri tempi”, lanciando un appello alla comunità internazionale ad aumentare i fondi messi a disposizione per affrontare l’emergenza in corso. Un’emergenza che negli ultimi quattro anni ha già causato 220 mila vittime, 11,4 milioni di profughi, con 7,6 milioni di sfollati interni, di cui la metà bambini. Un dramma che sta avendo conseguenze catastrofiche per la popolazione siriana: 6,3 milioni di persone hanno enormi difficoltà di accesso al cibo, a causa della crescita esponenziale dei prezzi dei generi alimentari; secondo le stime dell’ONU, inoltre, sono 4,8 i milioni di persone che non hanno accesso agli aiuti umanitari. In questo quadro, l’aspettativa di vita è scesa di ben 13 anni dall’inizio della guerra.

“Sebbene alcuni Paesi si siano mostrati generosi in Kuwait, gli aiuti promessi non raggiungono nemmeno la metà di quanto serve. – ha detto Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Se la maggioranza degli Stati non intensificherà gli sforzi nel post Conferenza, sarà sempre più difficile offrire un aiuto adeguato al crescente numero di profughi siriani che hanno abbandonato la propria casa e stanno lottando ogni giorno per sopravvivere. 18 milioni di siriani hanno bisogno di aiuti immediati, la comunità internazionale come si aspetta che possano andare avanti? Così rischiamo di abbandonare quasi quattro milioni di rifugiati che hanno trovato riparo nei paesi limitrofi e tutti i civili rimasti intrappolati all’interno dei confini della Siria.”

Il conflitto ha generato un enorme pressione demografica sui paesi confinanti: Libano e Giordania in particolare hanno visto la propria popolazione crescere rispettivamente del 25% e del 10% negli ultimi anni.

“Alcuni Stati, come Kuwait, Danimarca e Germania, hanno indicato la strada da seguire, promettendo la loro giusta quota di aiuti. – ha concluso Sansone – Ora però devono fare pressione sugli altri donatori, che sono ancora ben al di sotto delle rispettive possibilità economiche. L’Italia ad esempio ha stanziato circa 18 milioni di euro, ma può fare di più. Dopo i tagli all’assistenza umanitaria, che stanno già avendo ripercussioni sulla popolazione, è essenziale che le promesse diventino rapidamente aiuti concreti”. Oxfam chiede inoltre che i paesi ricchi accolgano, entro la fine del 2015, il 5% dei rifugiati siriani più vulnerabili.

Ufficio stampa Oxfam Italia

NOTE
Oxfam ha sviluppato due indicatori per analizzare l’impegno che gli Stati ricchi dovrebbero garantire per alleviare le sofferenze della popolazione colpita dalla crisi:
  • l livello di finanziamento che ogni Stato mette a disposizione per la risposta umanitaria, calcolato sulla base delle rispettive economie e del reddito nazionale lordo.
  • Il numero di siriani rifugiati nei paesi vicini a cui ogni stato dovrebbe garantire asilo mediante l’accoglienza o altre forme di protezione umanitaria, ancora calcolato sulla base delle rispettive economie. Il dato non include il numero di persone che hanno chiesto e ricevuto asilo, dal momento che gli Stati hanno specifici obblighi internazionali per le persone che arrivano nel loro territorio e chiedono asilo.

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