Anche l’Ong italiana Focsiv aderisce alla campagna 'Nel 2015 esigiamo dal Parlamento europeo un’ambiziosa legislazione per eliminare i minerali provenienti da aree di conflitto!', promossa dalla rete delle Ong europee Cidse per tutelare le popolazioni danneggiate dal commercio delle risorse naturali provenienti dalle zone di conflitto. (
http://www.euractiv.it/it/news/sociale/10891-ong-appello-a-pe-no-minerali-da-zone-conflitto.html)
Viola De Sando
Al centro della campagna ci sono aree colpite da conflitti, quali Birmania, Colombia, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Zimbabwe, in cui lo sfruttamento e il commercio dei minerali consentono a numerosi gruppi armati, colpevoli di gravissime azioni ai danni della popolazione locale, di finanziarsi. Le imprese europee che acquistano le materie prime provenienti da queste zone, spiega la rete delle Ong Cidse, rischiano di alimentare i conflitti e le violenze contro i civili, a scapito dei diritti umani, della pace e dello sviluppo.
Per contrastare l’acquisto dei minerali delle zone di conflitto, la Commissione europea ha redatto una proposta di legge, che sarà votata dal Parlamento europeo il prossimo maggio. Si tratta, secondo il Cidse, di una proposta ‘insufficiente’, poiché si limita a quattro minerali - oro, stagno, tantalio e tungsteno - e non impone alle imprese europee l’obbligo di far luce sulla provenienza delle materie prime che acquistano.
Da qui la campagna d’informazione lanciata dalle Ong, accompagnata da una petizione per chiedere agli europarlamentari di adottare una legge 'efficace', che contribuisca realmente a rompere il legame tra le risorse naturali e i conflitti. La rete delle Ong europee propone, infatti, una normativa che sia applicata, in maniera obbligatoria, a tutte le risorse naturali e a tutte le imprese europee che introducono sul mercato Ue prodotti contenenti minerali estratti in zone di conflitto.
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